Giuristi, politici e comunicatori per leggi più chiare

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 gennaio 2005 16:25
Giuristi, politici e comunicatori per leggi più chiare

“Oggi non è più il tempo degli azzeccagarbugli. La lingua per iniziati va bandita dai testi delle leggi. Solo se offre leggi chiare, univoche, comprensibili, lo Stato può chiedere ai cittadini il rispetto delle norme”. Lo ha affermato il vicepresidente del Consiglio regionale toscano, Leopoldo Provenzali, aprendo il convegno “La legge come atto comunicativo”, organizzato nella sede dell’assemblea toscana dalla Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali. “Per garantire un’effettiva partecipazione dei cittadini – ha aggiunto Provenzali – bisogna puntare su testi unici e semplificazione normativa; la regola d’oro per uno Stato autenticamente liberale è questa: tutto ciò che non è espressamente vietato, dev’essere lecito.

Invece, ancora troppo spesso accade l’esatto contrario, ed è vietato tutto ciò che non è espressamente consentito”. Il convegno ha visto la partecipazione non solo di politici ed amministratori, ma anche di giuristi, linguisti, comunicatori, esperti, chiamati a dire la loro sul delicato tema del linguaggio normativo. E se per tutti l’obiettivo è uscire dal ‘politichese’ e dal ‘burocratese’ che nell’immaginario collettivo caratterizzano le leggi, diverse sono le idee ed i metodi suggeriti per garantire da un lato la semplicità, dall’altro la precisione dei testi.

Secondo Michele Ainis, ordinario di diritto pubblico presso l’Università di Teramo, per avere leggi migliori non si può prescindere dall’apporto dei linguisti. “Del resto – ha ricordato – gli stessi costituenti ce l’hanno insegnato, quando, alla fine del lavoro di redazione della Costituzione italiana, hanno sentito l’esigenza di rivolgersi a dei letterati per ripulire e rifinire il testo”. Giuseppe Ugo Rescigno, ordinario di diritto pubblico alla Sapienza di Roma, ha parlato delle diverse fasi di formazione delle leggi, insistendo sul ruolo della comunicazione e proponendo, come utile strumento di semplificazione, di istituire l’obbligo della motivazione per tutte le leggi, nazionali e regionali, così come già avviene per la normativa europea.

In accordo con Rescigno, Stefano Rolando, associato di economia delle imprese allo Iulm di Milano e segretario generale della Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali e delle Province autonome, ha ribadito la necessità di rendere obbligatorie le motivazioni per tutte le leggi ed ha posto l’accento sul problema della ridefinizione delle strutture organizzative delle Assemblee. “Le Assemblee – ha spiegato – devono guardare diversamente al processo comunicativo delle leggi, che si svolge in tre fasi: in primo luogo l’ascolto e l’accesso alla rappresentazione degli interessi; quindi la rappresentazione in chiaro della norma, con l’atto deliberativo; infine, l’articolata funzione di monitoraggio e attuazione, a seguito della promulgazione”.

Rolando inoltre ha parlato della necessità di una stretta collaborazione tra “i tecnici della legislazione” e gli esperti di comunicazione, oggi indispensabile. Il convegno, coordinato da Sandra Torricini, segretario generale del Consiglio regionale toscano, conclude una serie di tre seminari dedicati al linguaggio normativo, dopo gli incontri che si sono svolti nei mesi scorsi a Tornino e Reggio Calabria. Nel pomeriggio si svolgerà la parte più politica della giornata, con gli interventi di Luciano Randelli, assessore regionale in Emilia Romagna, Pietro Fontanini, presidente del Comitato per la legislazione della Camera dei deputati, e le conclusioni del senatore Andrea Manzella, ordinario di diritto costituzionale a Firenze.

(ab/tm/cem)

In evidenza