Da martedì 19 domenica 24 marzo al Teatro della Pergola Anna Bonaiuto in un testo di Anton Cechov

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 marzo 2002 07:59
Da martedì 19 domenica 24 marzo al Teatro della Pergola Anna Bonaiuto in un testo di Anton Cechov

Dopo il debutto a maggio 2001 al Teatro di Roma e una intensa tournee arriva alla Pergola Il Gabbiano di Checov in una versione molto singolare affidata alla regia di Valerio Binasco. "Nessuna ambientazione storica. Avviene tutto oggi. In quell'oggi che non è citazione di nessuna contemporaneità, non è citazione di niente. Dove non ci sono "costumi" ma abiti, non ci sono "scene" ma luoghi. Dove i personaggi somigliano a qualcuno che siamo, che conosciamo, che abbiamo incontrato. Possibilmente non su un palcoscenico." Così Valerio Binasco -che ha legato il suo nome soprattutto al lungo lavoro con Carlo Cecchi e che appartiene alla schiera di attori che hanno scelto di diventare registi in prima persona - sintetizza nelle sue note di regia il senso di questo allestimento.

"Negli ultimi anni - dichiara ancora Valerio Binasco - sono stato coinvolto in alcune esperienze teatrali che hanno fortemente contribuito a formarmi un’idea sulla possibilità e necessità di una nuova messa in scena del Gabbiano di Cechov. Dico "nuova" semplicemente perché essa si sviluppa attorno ad un processo di studio della recitazione, di ripensamento dei luoghi teatrali, di azzeramento rispetto alle pseudo-certezze delle edizioni storiche. Se non avessi lavorato in Finale di partita di Beckett o nel teatro di Pinter o, in ultimo, negli spettacoli di Carlo Cecchi a Palermo, non credo che avrei saputo leggere in Cechov altro che le solite cose".
A questo allestimento de Il gabbiano collaborano: per i costumi Ortensia De Francesco; per le luci Pasquale Mari; le musiche sono di Federico Odling, eseguite da Matteo Scarpelli.
"Nel Gabbiano ci sono cinque pud (come dire tonnellate) d'amore "- dice Cechov -, e sembra convincere Valerio Binasco che dichiara infatti: "vorrei rappresentarlo come se fossero cinque storie d'amore.

E mettere tutto il resto su un ipotetico - quanto impossibile - sfondo".

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