S.A. 8000: un marchio etico contro il lavoro minorile

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 luglio 2001 13:37
S.A. 8000: un marchio etico contro il lavoro minorile

FIRENZE ‘Marchio etico dei prodotti toscani’: è la proposta della Regione, la prima in Italia che mette in campo un simile progetto, contro lo sfruttamento del lavoro minorile o la scarsa considerazione delle più elementari norme di sicurezza. Lo propone il presidente Claudio Martini, spiegando che occorre combattere un impostazione «in cui le logiche di mercato sembrano tendere verso lo sfruttamento illimitato delle risorse e dove il guadagno pare l’unica motivazione di imprese e multinazionali».
Globalizzare infatti significa a volte anche delocalizzare, ovvero trasferire all’estero i propri stabilimenti di produzione approfittando di regimi fiscali più convenienti o di manodopera comunque dal basso costo.

Ma se il risparmio deriva dal mancato rispetto dei diritti umani, dallo sfruttamento del lavoro minorile o dalla scarsa considerazione delle più elementari norme di sicurezza - più che dal basso costo della vita - quel vantaggio non è più etico.
Il marchio toscano sarà uno standard di riferimento capace di misurare e rendere visibile l’eticità della politica aziendale di quelle ditte che hanno parti di lavorazione all’estero (ma non solo loro). Le aziende disponibili a questa certificazione avranno un valore aggiunto da spendere nella competizione globale, distinguendosi dalla concorrenza selvaggia ed antietica.

Ed il consumatore, attraverso il marchio, ne sarà consapevole.
L’idea è stata lanciata lo scorso anno ed assieme ad altri temi legati al lavoro e alla globalizzazione sarà affrontata durante il meeting di San Rossore, promosso dal presidente della Regione Toscana Claudio Martini per il 18 luglio. Otto sono i criteri etici finora individuati: il lavoro infantile, il lavoro obbligato, la salute e la sicurezza, la libertà di associazione ed il diritto alla contrattazione collettiva, la discriminazione, le procedure disciplinari, l’orario di lavoro e la retribuzione.

Sulla base di questi parametri, che saranno valutati all’interno e all’esterno della ditta, è prevista una specifica certificazione: la S.A. (Social Accountability) 2000. Naturalmente requisiti inderogabili saranno il rispetto delle convenzione internazionali sul lavoro (Ilo) e i diritti umani e del bambini dell’Onu.
L’assessorato alle attività produttive della Regione sta mettendo a punto il manuale. Il distretto industriale del cuoio, con i suoi tre consorzi per un totale di 900 aziende, ha già dimostrato interesse.

La certificazione avrà naturalmete un costo. Ma per le piccole e medie imprese delle aree inserite nell’obiettivo 2 e phasing out saranno previsti incentivi, con un copertura del 50% dei costi di consulenza.

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