"Vita di Galileo" alla Pergola

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 novembre 1999 15:49

Il Centro di Promozione Teatro della Pergola presenta, da martedì 16 a domenica 21 novembre, Mariano Rigillo in "Vita di Galileo" di Bertolt Brecht, con Luigi Mezzanotte, Fiorella Buffa, Gianni Guerrieri, Antonio Izzo, Carlo Greco, Gianluca Secci, Irma Ciaramella, Raffaella Iliceto, Giovanni Carta, Massimiliano Cardinali, Giacomo Zumpano; scene Sergio Tramonti; costumi Serena Naddi; musiche Fabrizio Romano; eseguite dal vivo da Giacomo Zumpano, Gianluca Secci; luci Giuseppe Ardizzone; regia Gigi Dall'Aglio.
Brecht scrisse la prima edizione di Vita di Galileo tra il 1937 e il 1939 e definitiva nel 1946, anno in cui insieme a Charles Laughton - che la interpretò la stagione successiva - preparò anche la versione in lingua inglese per la messa in scena americana.
Rappresentato per la prima volta a Zurigo nel 1943, l'impostazione originaria del dramma vede Galileo che abiura per poter continuare a lavorare senza essere ostacolato dai suoi persecutori, incurante del fraintendimento dei suoi allievi.

Ma la revisione del '46 risente inevitabilmente degli effetti del lancio della bomba atomica su Hiroshima: Galileo cominciò a sembrare a Brecht come il primo scienziato che avesse chiuso la ricerca scientifica in se stessa, soprattutto dopo l'abiura alle teorie eliocentriche, trasformandosi così in un ricercatore puro al quale non interessava l'esito sociale o l'uso che si sarebbe fatto del suo lavoro. Hiroshima pareva a Brecht l'esito finale di quell'atteggiamento.
Per il regista Gigi Dall'Aglio: "La scienza oggi si trova in una fase post-galileiana, vale a dire in una fase in cui i rapporti con il potere sono cambiati.

Non si parla del potere ecclesiastico, che sul passato ha svolto la sua brava revisione, ma del potere "tout court"che oggi, appunto, deve fare i conti con l'organizzazione pubblica e privata di una ricerca scientifica in grado di portare un contributo autonomo (e responsabile?) ai problemi della società e del mondo. E' proprio sulla questione della responsabilità che il problema torna a farsi scottante, perché è proprio lì che quando la tecnologia ha finito di svolgere la sua funzione pragmatica, i grandi temi di fondo ricominciano a porre la questione in termini etici.

Il testo di Brecht sulla vita di Galileo è straordinario proprio in questo. Infatti quella che è stata definita un'ambiguità di fondo nel comportamento del personaggio e nella problematica dell'autore è in realtà il racconto di un passaggio epocale tra ciò che era: cioè una scienza impotente, frustrata, ma impegnata in una lotta fondamentale col potere di turno, e ciò che emergerà dalle ambiguità e dai compromessi legati a questo scontro: e cioè una scienza che per rendersi autonoma si è messa in una sorta di ottimistico limbo neutrale da cui fatica ad uscire per dare una risposta ai problemi che essa stessa pone.

Questo è quanto ci racconta Brecht col suo Galileo. Non tanto la storia di un uomo che lotta tra eroismo e debolezze contro il potere, ma la storia di un problema, delle sue origini materiali e delle ragioni umane e sociali che lo hanno consegnato così nelle nostre mani attraverso i secoli."
Orario spettacoli martedì - sabato 20.45, domenica 15.45.

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