Sei giornate a Renato Buso in Lega Pro seconda divisione, l'ex viola non ci sta

L'ex mister della Primavera viola ed indimenticato giocatore gigliato adesso alla guida del Gavorrano non accetta la sentenza depositata in Lega ed il referto dell'arbitro che dichiara di aver ricevute ingiurie da parte del tecnico

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 febbraio 2012 12:21
Sei giornate a Renato Buso in Lega Pro seconda divisione, l'ex viola non ci sta

Riguardo alla squalifica di sei giornate del giudice sportivo, in riferimento al referto arbitrale della partita Gavorrano-Vibonese, Renato Buso commenta la sentenza depositata in Lega: “L’arbitro ha assolutamente dichiarato il falso in tutti i punti descritti. Mi difenderò nelle sedi opportune e chiederò anche il permesso alla Federazione ad agire per vie legali per diffamazione. Tengo molto alla mia immagine e, leggere nella sentenza che mi viene attribuita una “parola blasfema”, mi fa inorridire.

Credo sia opportuno far capire che tutto ciò non è avvenuto. Questo non solo perché lo dichiara il sottoscritto ma anche perché insieme a me erano presenti altre persone, tra cui il Direttore Sportivo e altri dirigenti. Visto il referto, che mette in causa proprio i nostri dirigenti, saranno loro a testimoniare ciò che hanno visto e quello che è realmente accaduto. Sono profondamente deluso perché può bastare una persona, non tanto un arbitro, per ledere un’immagine di grande professionalità.

Io non accetto che la serietà, che ho dimostrato nei miei 27 anni di carriera nel calcio, venga intaccata o messa in discussione con false asserzioni. La cosa più incredibile è che mi vengono attribuite, oltre all’espressione blasfema, frasi irriguardose e il tentativo di trascinare l’assistente arbitrale verso gli spogliatoi quando, in realtà, non ho neppure offeso né l’arbitro né l’assistente arbitrale”. Così il tecnico del Gavorrano, già mister della Primavera viola ed indimenticato giocatore gigliato che tiene alla propria immagine professionale ed intende difendersi nelle sedi opportune. Per la cronaca, il dispositivo della sentenza recita così: “Al termine del primo tempo di gara rientrando negli spogliatoi avvicinava l’arbitro e dopo aver pronunciato una espressione blasfema, rivolgeva allo stesso una frase irriguardosa; lo stesso ripeteva il predetto comportamento anche nei confronti di un assistente arbitrale che afferrava per un braccio cercando di trascinarlo verso gli spogliatoi, a ciò impedito dall’intervento dell’arbitro e dei propri dirigenti”.

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