Arrestata infermiera a Piombino

Uccideva pazienti con 'bombe di eparina'. Saccardi: "Storia orribile, collaboriamo con la giustizia". Interrogazione urgente del Vicepresidente Comm. Sanità Stefano Mugnai (FI): «Rossi riferisca al Consiglio ogni informazione. Un fatto che, se dimostrato, è macchia indelebile». Gelli (Pd): "Urgente un'ispezione ministeriale". Come ridurre gli errori medici diventa materia di studio all'Università di Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 marzo 2016 21:18
Arrestata infermiera a Piombino

FIRENZE- Omicidio volontario continuato nei confronti di pazienti ricoverati nell'ospedale di Piombino. E' con questa accusa che i carabinieri del Nas di Livorno, con i militari del Comando Provinciale, hanno arrestato ieri sera un’infermiera professionale nell'ambito dell'operazione denominata 'Killer in corsia'. Tra il 2014 e il 2015 la donna avrebbe provocato la morte di 13 pazienti tra 61 e 88 anni, con la somministrazione di dosi massicce di anticoagulante. Appena avute le prime conferme, fanno sapere dalla Asl, l'infermiera è stata trasferita dal reparto al poliambulatorio, dove non vi è somministrazione di farmaci.

In attesa che la magistratura chiarisca i dettagli di questa assurda vicenda, c’è una domanda alla quale gli inquirenti dovranno fornire al più presto risposta: come sia stato possibile che di fronte a 13 decessi sospetti l’ospedale non si sia accorto di nulla. Ad affermarlo il Codacons, che annuncia un esposto in Procura sul caso: "Per ben due anni la donna avrebbe operato in totale libertà, facendo impennare il tasso di decessi presso il reparto di anestesia e rianimazione del nosocomio, e portando alla morte i pazienti sempre con la medesima tecnica – spiega l’associazione – Vogliamo pertanto capire come abbia agito l’ospedale di Piombino in tale contesto, se siano stati assunti provvedimenti a seguito delle morti sospette e quali misure siano state adottate dalla struttura a salvaguardia della salute dei pazienti". Il Codacons offre infine assistenza legale ai parenti delle vittime, perché nel caso in cui dovessero emergere responsabilità da parte dell’infermiera e di altri soggetti pubblici e privati, sarà possibile rivalersi su di essi per ottenere il risarcimento dei danni morali subiti.

Gli interessati possono contattare il numero verde gratuito del Codacons SOS Malasanita’ 800 582493

"E' davvero una storia orribile, alla quale si fa fatica a credere. Una storia che purtroppo rischia di gettare discredito su una categoria, quella degli infermieri, che invece è fatta da persone che svolgono il loro lavoro con competenza, professionalità, dedizione, spirito di sacrificio, grande senso etico. Il mio pensiero e la mia solidarietà ai parenti delle vittime. E il mio ringraziamento ai carabinieri del Nas e alla magistratura, che hanno condotto le indagini, alle quali la Asl ha collaborato e a ha dato impulso.

Verificheremo - aggiunge l'assessore - se vi sia adeguata attenzione nella valutazione dei casi; voglio tuttavia sottolineare che l'indagine è partita sulla base di due denunce da parte del SSR e che, appena avuto il sospetto del coinvolgimento dell'indagata nei fatti, l'infermiera venne spostata dal suo posto di lavoro"". L'assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi interviene sulla vicenda "Continueremo ad assicurare alla giustizia tutta la nostra collaborazione nel proseguimento delle indagini.

Voglio sottolineare ancora che si tratta di un caso isolato: la missione di un infermiere non è certo quella di dare la morte, ma invece curare, assistere, alleviare il dolore. E questo fanno, con deontologia professionale, gli infermieri del servizio sanitario toscano".

«Se verrà confermato l’orrore che sta emergendo circa l’arresto a Piombino dell’infermiera accusata di aver ucciso 13 pazienti del reparto rianimazione nell’ospedale locale, io mi metto solo nei panni dei familiari che avevano affidato fiduciosi un proprio congiunto al sistema sanitario regionale per poi scoprire che, anziché essere curato ed assistito, è stato letteralmente ucciso. A loro, e alle vittime, va il mio primo pensiero. E’ chiaro che un fatto simile rappresenta, se dimostrato, una macchia indelebile su una sanità, quella toscana, già fiaccata da numerose inchieste tra cui quella che ha coinvolto il chirurgo Paolo Macchiarini e quella sul crac della Asl di Massa Carrara.

Serve trasparenza, per questo chiedo a Rossi di riferire al Consiglio ogni informazione di cui entrerà in possesso». Lo afferma il Vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale Stefano Mugnai (capogruppo di Forza Italia e coordinatore toscano del partito) che sulla vicenda piombinese ha presentato un’interrogazione urgente alla giunta regionale. La sua posizione è chiara: «In Toscana gli organismi preposti al monitoraggio e al controllo finalizzati a prevenire situazioni di questo tipo già esistono – dichiara – ma vanno messi in condizione di lavorare a pieno regime e in assoluta libertà.

E’ chiaro – prosegue – che una persona non fa una categoria. Sappiamo bene, per esperienza sia personale che riflessa, che la sanità toscana vive soprattutto della capacità e della generosità umana e professionale dei tanti medici, infermieri e oss che vi operano. Però fatti come quelli accaduti a Piombino, se provati, chiamano tutti ad una profonda riflessione».

“L’orribile vicenda di Piombino ci impone di far luce su quanto accaduto. Urge un’ispezione ministeriale per capire come questa persona possa aver agito indisturbatamente uccidendo, con lo stesso modus operandi, ben 13 persone. Allo stesso tempo, anche di fronte ad episodi terribili come questo, non possiamo commettere l'errore di gettare fango su un’intera categoria professionale. Ogni giorno, infatti, migliaia di infermieri con passione, sacrificio e orgoglio professionale, dedicano la loro vita al servizio delle persone più fragili e sofferenti”. Questo il commento del deputato eletto in Toscana e responsabile sanità Pd, Federico Gelli.

L’Università di Firenze introdurrà, in collaborazione con la Regione Toscana, la gestione del rischio clinico e la comunicazione medico-paziente all’interno del percorso formativo della laurea in Medicina e chirurgia. Si tratta di una importante innovazione didattica che segue gli indirizzi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e del Ministero della Salute. A beneficiarne saranno – dall’anno accademico 2016-2017 - gli studenti del 5° e 6° anno nell’ambito dei corsi di Igiene, Medicina del Lavoro, Medicina Legale e Pediatria.

Alle ore di didattica del corso di base se ne aggiungeranno altre teorico-pratiche di una specifica attività didattica complementare. Inoltre, chi è già laureato potrà usufruire di un corso avanzato online sulla gestione del rischio clinico che sarà organizzato in collaborazione con la Italian University Line. “Ormai molte istituzioni internazionali e nazionali invitano le Università ad occuparsi della sicurezza delle cure, argomento diventato d’importanza fondamentale alla luce degli studi sugli incidenti in sanità e delle cause degli errori dei medici – sottolinea Riccardo Tartaglia, direttore del Centro Gestione Rischio Clinico della Regione Toscana -.

Il disegno di legge già approvato alla Camera dei Deputati sulla responsabilità professionale stabilirà norme molto importanti per migliorare la sicurezza delle cure nel nostro Paese”. “Oggi sono disponibili nelle Università italiane vari corsi di perfezionamento e master sui temi della gestione del rischio e anche nelle Scuole di specializzazione l’argomento è frequentemente trattato ma è ancora rara la presenza strutturata di questi insegnamenti nell’ambito del corso di laurea in Medicina e Chirurgia – aggiunge Domenico Prisco, presidente del corso di laurea presso l’Università di Firenze -.

Tutti gli esperti della materia, invece, sono convinti dell’importanza di dare un imprinting sulla sicurezza agli studenti sin dall’inizio della loro formazione universitaria”.

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