DOSSIER

Il Petrolchimico di Brindisi (1969-1972)

di Tatiana Schirinzi

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6. Il Patto Federativo ed il contratto nazionale del 1972

Il padronato aveva iniziato, dopo le conquiste del 1969, una resistenza dura e intransigente. Nel settore chimico si era mosso aprendo un processo di ristrutturazione "silenziosa" per battere la spinta operaia in fabbrica, che si avvaleva di un utilizzo molto più esteso delle ditte appaltatrici, e al tempo stesso aveva dispiegato una strategia fatta di serrate, di repressione, di campagne allarmistiche sul costo del contratto58.

La ristrutturazione colpì anche la Montedison di Brindisi, dando luogo ad un aumento dei carichi di lavoro e rendendo più sporadiche le manutenzioni, dunque aggravando le condizioni di nocività, spingendole oltre l'incredibile limite lungo il quale già si trovavano. Si intensificava inoltre l'utilizzo di lavoratori dipendenti da ditte appaltatrici per le lavorazioni ordinarie, in sostituzione di dipendenti della Montedison: questi "operai degli appalti" peraltro furono falcidiati da un durissimo attacco occupazionale, senza che vi fossero assunzioni di "centrali", che tuttavia non furono toccati da licenziamenti. Ritornarono le visite fiscali, le accuse di assenteismo, le diffide di licenziamento e nei confronti dei delegati iniziarono gli spostamenti di reparto, i tentativi di discredito di fronte agli altri lavoratori, nonché le procedure di congelamento della carriera e di "messa a disposizione" senza l'assegnazione di uno specifico compito59.

Tuttavia le lotte non si fermarono, anzi allargarono ancor più che in precedenza il proprio orizzonte alla situazione del lavoratore al di fuori della fabbrica: l'esistenza del lavoratore non doveva essere considerata come frammentata in comportamenti stagni, ma come qualcosa di organico. Le lotte, di conseguenza, dovevano riguardare un miglioramento delle condizioni di vita tutte, affinché fossero più giuste, più dignitose, in una parola più umane in tutti i loro aspetti.

Ecco che si ebbero le lotte per la casa e per le condizioni abitative, per i trasporti, per il perseguimento della salute non solo all'interno dello stabilimento. A Brindisi in particolare la questione delle condizioni abitative non includeva i molti problemi legati all'immigrazione, che portava con sé sradicamento e difficoltà di convivenza, né la città aveva dimensioni tali da permettere di parlare di veri e propri quartieri dormitorio isolati dal centro cittadino.

Brindisi conobbe però anch'essa la propria espansione dissennata. Da una parte infatti venne ferito con costruzioni folli l'antichissimo centro storico, dall'altra nacquero nuovi quartieri in cui il disagio era forte. In queste aree le condizioni delle strade erano pessime, l'illuminazione e l'igiene carenti, le abitazioni erano prive per gran parte della giornata dell'approvvigionamento d'acqua, la delinquenza e le situazioni di pericolo erano frequenti e sempre collegate alla disoccupazione, piaga costante. I trasporti pubblici dal canto loro erano insufficienti e in particolare quelli che collegavano lo stabilimento alla città erano sempre stato oggetto di recriminazione, per la loro scarsa razionalità e inefficienza. Anche la gestione della sanità era motivo di malcontento, per via dello stato di abbandono della farmacia comunale, della corruzione del sistema delle mutue e della complessiva mancanza di assistenza sufficiente.

Le lotte si intensificarono allorché si affacciò di nuovo il rinnovo del contratto: conobbero forte slancio dopo la presentazione della piattaforma - avvenuta in maggio - con un grande sciopero all'inizio di giugno e proseguirono con tutta una serie di scioperi articolati. Intanto vi erano state la caduta del governo di centro-sinistra, le elezioni anticipate di maggio e il nuovo governo Andreotti che virava nettamente a destra. Questi avvenimenti ebbero una ripercussione rapida sulle lotte: si inceppò quel processo che puntava alla realizzazione dell'unità sindacale, che era iniziato da lungo tempo e che aveva trovato un suo primo punto d'approdo formale nel convegno di Firenze del marzo 1970. Quel cammino si arenò e trovò una sorta di surrogato proprio in quel Patto Federativo, siglato il 4 luglio, che eventualmente avrebbe potuto essere un passaggio in vista dell'unità - e da alcuni venne visto, in buona fede e non, come tale - ma che di fatto ne prefigurò il tramonto, per lo meno come idea di unità organica60.

Brindisi la Federazione Unitaria Provinciale, in applicazione del Patto Federativo, fu costituita il 13 dicembre. Il dibattito che ne sancì la costituzione vide emergere varie posizioni: quella di coloro che vedevano nella Federazione l'approdo ultimo del processo unitario, quella di coloro che la salutavano come una sconfitta, come un tradimento rispetto alla volontà della base che da subito avrebbe voluto un'unità piena, e infine la posizione di coloro che vedevano il Patto come un metodo di lavoro in vista della realizzazione imminente dell'unità stessa61. A spingere a vario titolo per l'unità erano in sostanza la CGIL e le segreterie di categoria dei chimici e dei metalmeccanici della UIL e della CISL, in aperto contrasto con le proprie segreterie generali. A prevalere fu ad ogni modo l'ultima posizione, sintetizzata nel documento finale - ricalcato peraltro proprio sul documento dei chimici62 - che affermava che la costituzione della "Federazione [voleva avere] preciso riferimento ai valori dell'unità sindacale organica da perseguire e far maturare" e che le tre Confederazioni assumevano l'impegno di attuare "al fine di far progredire l'unità sindacale"63. Nonostante la svolta a destra del governo e le sue conseguenze, nonostante la repressione in fabbrica, le lotte per i rinnovi contrattuali proseguirono e quello che riuscirono strappare i chimici, fu un ottimo contratto, che entrò in vigore il 1° ottobre 197264.

Questo CCNL incluse innanzitutto molti lavoratori - quelli delle cere, delle fibre, dei detergenti ­ della chimica secondaria, segnando un importante passo nella direzione dell'unificazione contrattuale dei settori omogenei, dunque verso - si diceva così - "la riunificazione della classe". Il contratto ribadì il tetto massimo delle quaranta ore e ridusse ulteriormente l'orario per i turnisti, confermò l'eccezionalità dell'utilizzo dello straordinario e vietò l'utilizzo degli appalti per le lavorazioni ordinarie, prospettando un relativo aumento dell'organico; garantì sedicimila lire di aumento, ancora uguali per tutti, e il salario mensilizzato a tutti i lavoratori; aumentò le ferie portandole a quattro settimane; garantì tutta una serie di permessi, in parte retribuiti e in parte no, per i lavoratori-studenti. Dal punto di vista dell'ambiente si sancirono ufficialmente a livello di contrattazione nazionale quei registri dei dati ambientali, quei libretti sanitari individuali e soprattutto l'utilizzo di quei MAC che già al petrolchimico di Brindisi, in seguito ad accordi aziendali, venivano in parte - seppure non certo in modo realmente funzionale al perseguimento della salute dei lavoratori - utilizzati. Venne inoltre stabilita l'istituzione per ogni fabbrica di una Commissione Ambiente che avrebbe dovuto occuparsi della situazione ambientale globalmente.

Si ottennero poi quella parità di inquadramento tra operai impiegati in materia di anzianità, infortuni e qualifiche che aveva costituito un obiettivo mancato del precedente contratto, la soppressione della quarta categoria operai e un nuovo sistema di classificazione. Infine, si ebbe il tanto auspicato riconoscimento giuridico del Consiglio di fabbrica come agente contrattuale per le materie di pertinenza del livello aziendale della contrattazione.



58. Cfr. L'applicazione del contratto dei chimici e le prospettive del movimento, a cura dell'Ufficio formazione della FILCEA-CIGIL, 1973.

59. M. Stefanelli, Settore chimico e organizzazione della classe operaia, cit., p. 116.

60. D. Grisoni e H. Portelli, Le lotte operaie in Italia dal 1960 al 1976, Milano, Rizzoli, 1977.

61. "La Gazzetta del Mezzogiorno", 14 dicembre 1972.

62. Documento politico-operativo della FULC CGIL-CISL-UIL della provincia di Brindisi in "Collaborazione e dialogo", n. 2, dicembre 1972.

63. Documento finale della riunione costitutiva della Federazione Unitaria CGIL, CISL e UIL della Provincia di Brindisi, citato in "La Gazzetta del Mezzogiorno", 14 dicembre 1972.

64. I dati sono ricavati da "Collaborazione e dialogo", n. 1, ottobre 1972, pp. 1-4; "Collaborazione e dialogo", n. 2, dicembre 1972, pp. 78; L. Dore, La contrattazione nell'industria, Roma, ESI, 1976, pp. 42-25.


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