Vigilia di Natale in carcere

Ormai una tradizione la visita nell’istituto penitenziario

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 dicembre 2019 17:39
Vigilia di Natale in carcere

“La nostra vigilia di Natale si concluderà a Vicofaro da Don Biancalani, ma la giornata l’abbiamo dedicata a una visita di Sollicciano dalle 10 alle 16, grazie alla delegazione organizzata dall’Associazione Progetto Firenze, in coordinamento con Rita Bernardini del Partito Radicale. In giornate come queste – ricordano i consiglieri di Sinistra Progetto Comune Dmitrij Palagi e Antonella Bundu – è importante non dimenticarsi quelle parti della nostra società sempre più nascoste nel quotidiano, con vite umane relegate nell’ombra soprattutto durante le festività.

Il discorso vale per la popolazione detenuta e per chi ci lavora. A breve avremo modo di condividere alcune considerazioni, che aggiornano la durissima condizione trovata a Ferragosto. Sappiamo che in Consiglio comunale anche la maggioranza esprime sensibilità e impegno sulla tematica. Idee annunciate ed estemporanee a parte (come quella della demolizione e ricostruzione), non mancheremo di confrontarci per vedere almeno applicata una Costituzione che in carcere viene negata”.

All’uscita dalla visita nell’istituto penitenziario di Sollicciano, il presidente dell’associazione Progetto Firenze, Massimo Lensi, ha dichiarato: "Scegliere di esserci nel giorno della vigilia di Natale non ha in questo caso nulla a che fare con la luce dell’Avvento, ma con la grigia penombra che in un istituto penitenziario nelle festività s’infittisce. La si percepisce con chiarezza immedesimandosi nei detenuti che trascorrono queste feste in attesa di una visita dei familiari, della durata di un’ora, o di una telefonata di auguri di appena dieci minuti.

O mettendosi nei panni di agenti e operatori, che questa penombra condividono senza poterla mitigare. Il dipanarsi del giorno all’interno di un’istituzione totale è dettato dal regolamento interno, una sorta di Costituzione immateriale in vigore solo dentro un carcere, e che tutto regola, attività, riposo, svago, igiene e alimentazione. Dalla sveglia al riposo notturno, il regolamento vede e provvede, mantenendo un distacco asettico dalle necessità del quotidiano. Un registro di azione che, di fatto, nega al ristretto anche la presa di coscienza dell’atto colpevole attraverso le risorse dell’educazione e del lavoro sociale.

Lo stesso corpo di Polizia Penitenziaria è di riflesso condizionato dal potere senza appello del regolamento carcerario. Deve farlo applicare, ma allo stesso tempo ne è vittima inconsapevole perché a esso sono subordinate anche le condizioni del lavoro in carcere. Il quadro che ne esce è desolante: detenuti deresponsabilizzati, affidati alle scansioni regolamentari, e operatori e agenti non in grado (non per loro colpa) di ottemperare ai principi costituzionali riguardanti la funzione della pena.

Se, poi, mettessimo in conto anche i deficit strutturali, avvolti nel degrado ambientale più livoroso, e le tante problematiche del carcere di Sollicciano, capiremmo meglio il fallimento della giustizia penale in Italia. Un fallimento che, è bene ricordarlo, grava come un macigno sulle spalle dell’intera società."

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