Teatro del Maggio Musicale: concerto di Daniel Oren e Alexei Volodin

Alla guida dell’ORT il pianista israeliano Asher Fisch. Musiche di Mozart, Schönberg e Mahler

Redazione Nove da Firenze
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19 febbraio 2014 14:23
Teatro del Maggio Musicale: concerto di Daniel Oren e Alexei Volodin

Venerdì 21 febbraio, un grande ritorno sul podio del Teatro Comunale per il celebre direttore israeliano Daniel Oren che guiderà l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino insieme al pianista russo Alexei Volodin. Daniel Oren ha debuttato negli Stati Uniti e ha iniziato la sua attività in Italia con la sua acclamata partecipazione al Festival dei Due Mondi nel 1978. Attualmente Direttore Artistico del Teatro Verdi di Salerno dopo la direzione stabile al Teatro dell’Opera di Roma e del Teatro Verdi di Trieste, del San Carlo di Napoli e dell’Opera di Genova, Oren appare regolarmente nei maggiori teatri italiani e mantiene rapporti di collaborazione con i più importanti teatri europei e americani come il Metropolitan di New York, la Royal Opera House di Londra, la Staatsoper di Vienna, il Colón di Buenos Aires.

Alla predilezione per la lirica, con un repertorio che abbraccia la maggiore produzione romantica e verista italiana, Oren affianca la passione per la musica sinfonica, nella quale ha riscosso grande successo alla guida di importanti orchestre come quella dell'Accademia di Santa Cecilia a Roma (diretta per la prima volta nel 1978), l'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, la Filarmonica d'Israele, la Filarmonica di Berlino, e le orchestre radiofoniche di Monaco, Colonia, Stoccarda, Francoforte e Berlino tra le molte altre.

Ad accompagnare la direzione di Daniel Oren, il pianista Alexei Volodin di cui si ricordano i più recenti successi con l’Orchestra della Radio di Stoccarda, con le Orchestre della Bayrischer Rundfunk e del Marinsky. Volodin collabora con le più importanti orchestre del mondo come la New York Philharmonic, Gewandhaus Orchester di Lipsia, Tonhalle di Zurigo e London Symphony Orchestra. Il programma della serata si apre con l’esecuzione del Concerto n. 5 in mi bemolle maggiore op. 73 per pianoforte e orchestra di Ludwig van Beethoven (1770-1827), composto tra il 1809 e il 1810 e dedicato all'arciduca Rodolfo Giovanni d'Asburgo-Lorena.

La prima di questo concerto fu eseguita a Lipsia nel 1811. A Vienna fu eseguito l'anno dopo, con un pubblico che dimostrò una certa freddezza nei confronti del capolavoro beethoveniano, anche in considerazione della durata dell'esecuzione (circa 40'). Il programma prosegue con An American in Paris di George Gershwin (1898-1937) un poema sinfonico, uno dei più famosi lavori del compositore statunitense. In chiusura Bolero di Maurice Ravel (1875-1937), brano per orchestra in do maggiore composto nel 1928 come musica per un balletto commissionata al compositore dalla danzatrice russa Ida Rubinstein, balletto che fu messo in scena dalla stessa Rubinstein all'Opéra Garnier di Parigi.

Il brano, che ha un movimento di danza dal ritmo e dal tempo invariabili, ha una melodia uniforme e ripetitiva e cambia soltanto per quanto riguarda l'orchestrazione, con un crescendo progressivo fino alla fine. Domani sera, giovedì 20 febbraio ore 21.00, al Teatro Verdi di Firenze, la formazione toscana ospiterà nuovamente Asher Fisch, per questa occasione nella doppia veste di direttore e solista al pianoforte. Dopo il debutto fiorentino, il concerto arriverà al Teatro Goldoni di Livorno (venerdì 21) e al Teatro Garibaldi di Figline V.no (sabato 22 febbraio).Dopo l’ultima esibizione nel maggio 2012 con la formazione toscana e l’Orchestra Giovanile Italiana, Asher Fisch ritorna all’ORT, questa volta deliziando il pubblico anche nel ruolo di pianoforte solista.

Nato a Gerusalemme, ha debuttato negli Stati Uniti nel 1995 dirigendo l’Olandese volante di Wagner. E proprio sul compositore tedesco, Fisch ha costruito la sua carriera internazionale di direttore d’orchestra. Che in Israele la musica wagneriana sia ancora tabù per il fatto di essere stata prediletta dai nazisti, a Fisch non importa: in patria l’ha già eseguita e continuerà a farla, dovesse venir giù il mondo dalle proteste. Scuola di Daniel Barenboim, suo mentore in gioventù alla Staatsoper di Berlino, pure lui devoto alla stessa causa.

Fisch ha portato le sue interpretazioni wagneriane a spasso per il mondo, collaborando regolarmente con i maggiori teatri europei e americani e con complessi sinfonici di prestigio. Dall’Europa agli States (al momento casa sua è l’Opera di Seattle) fino all’Australia, dove da quest’anno guida la West Australian Symphony Orchestra. La sua registrazione del ciclo completo di Der Ring des Nibelungen per Melba Records è designata come “CD of the month” sia da BBC Classical che da FM Classical Magazine nel Regno Unito.

Con un repertorio che parte dalle opere mozartiane, soffermandosi a più riprese sulle opere di Richard Strauss, Janacek (con ampio spazio al teatro d’opera di Verdi, Puccini, Mascagni), Fisch si serve del teatro wagneriano per tracciare un punto di partenza per un’indagine a vasto raggio sul tardoromanticismo austro-tedesco, sulle nevrosi collettive che la musica vi registra attraverso un linguaggio sconquassato, in dissoluzione, che fa presagire imminenti tragedie. Come nella Kammersymphonie n.2 di Schönberg e nell’Adagio di Mahler, unico movimento esistente della sua Decima sinfonia sospesa a causa della morte, nella versione per orchestra da camera di Cliff Colnot.

Due pagine scritte al principio del Novecento. Inoltre Fisch, che è anche pianista, si siede alla tastiera per suonare il Concerto K.466, il più arrovellato tra i Concerti di Mozart.

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