Un sondaggista contro l'Agenzia delle Entrate

Vincenzo Freni fa ricerche di Marketing, ma per gli studi di settore è un evasore permanente

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 aprile 2012 20:22
Un sondaggista contro l'Agenzia delle Entrate

"Non nascondo che in precedenza non ero adeguatamente consapevole di quali e quanti rischi per l’esistenza stessa dell’impresa gli studi di settore contenessero. L’ho appreso sulla mia pelle dopo che l’Agenzia delle Entrate di Firenze mi ha applicato un accertamento induttivo sulla base dello Studio di Settore 2006" racconta a Nove da Firenze Vincenzo Freni, fondatore dell'Istituto Freni Ricerche di Marketing, attivo dal 1983 e specializzato nell'esecuzione di Ricerche ad hoc a servizio completo.

Freni Ricerche di Marketing è uno dei 90 Istituti accreditati in Italia e dei circa 8500 istituti operanti a livello mondiale in 99 paesi censiti da World Opinion. Docente per 10 anni dei corsi di Ricerche di Marketing I e di Ricerche applicate di Marketing II presso il Polimoda, periodicamente conduce seminari sulla ricerca applicata presso la Facoltà di Economia e Commercio di Firenze. Adesso però si ritrova a ricorrere in appello contro oltre 200 mila Euro di supposte imposte evase, sanzioni varie ed interessi nel frattempo maturati.

E questo solo per l'anno 2006. Perché anche negli anni successivi risulta "non congruo". Perché attribuisce la colpa agli Studi di Settore? "Perché mi viene applicato uno studio di settore che nessuna associazione di categoria ha validato. Fra l’altro lo studio di settore pretende che ci siano oltre 1.700 istituti di ricerca di mercato in Italia, mentre siamo meno di 100. Neanche in tutta Europa ci sono 1.700 istituti di ricerca di mercato. Ma per l’Agenzia delle Entrate è lo stesso.

Importante è incassare anche a rischio di far chiudere le aziende2. Davvero siete in meno di 100 a offrire questi servizi? "La numerosità del mio settore di attività è dimostrata dal numero degli istituti registrati presso le Authority (www.agcom.it e http://www.sondaggipoliticoelettorali.it/) cui per legge dobbiamo inviare i sondaggi di opinione. ASSIRM, l’unica associazione degli istituti di ricerca in Italia, che ha 46 associati, indica in 96 la totalità degli istituti (stesso dato viene fornito dall’Associazione mondiale del settore ESOMAR).

La stessa ASSIRM mi ha informato di aver contestato lo Studio di Settore fin dalla sua elaborazione, per l’arbitrarietà ed eterogeneità dell’universo, l’incertezza dei presupposti statistico-matematici della procedura, la palese inconsistenza dei cluster ottenuti dalla classificazione. Ad oggi ASSIRM, sempre per gli stessi motivi, ha rifiutato di aderire anche agli studi di settore successivi (2008 e 2010 e 2013), nonostante i miglioramenti introdotti. Chiaramente diluire un centinaio di aziende del settore in un universo di 1.700 unità significa studiare un campione che difetta del requisito principale di rappresentatività statistica, come ha scritto ASSIRM". Lei ha provato a contestare la validità dello studio di settore? "Quando sono stato convocato per il contraddittorio pensavo di discutere della validità dell’accertamento induttivo.

Ingenuo me: i funzionari erano interessati solo a farmi accettare una transazione per metà dell’importo. Lo Studio di Settore è stato validato dal Decreto Ministeriale e per loro qualunque rilievo a questo punto è irricevibile. Ho chiesto allora di verificare la correttezza della classificazione controllabdo insieme se le aziende inserite nel mio stesso cluster (un centinaio) fossero effettivamente istituti di ricerca di mercato. Mi hanno spiegato che quello era un documento di proprietà dell’Agenzia delle Entrate, e che comunque c’è la privacy.

E così mi è stato negato persino il diritto a difendermi, nonostante la legge sulla trasparenza degli atti amministrativi". Durante il contraddittorio ha prodotto documentazione contabile? "E' risultata regolare: nel mio settore, fornendo servizi alle aziende, l’evasione, o la sottofatturazione è impossibile. Ma nell’interpretazione dell’Agenzia delle entrate si tratta solo una correttezza formale, smentita dall’accertamento induttivo su base statistico-probabilistica e allora -mi domando- a che serve tenere la contabilità?.

Ho fatto ricorso alla Commissione Tributaria avvalendomi dei servizi di un tributarista: applicando alla mia dichiarazione 2006 il successivo Studio di Settore 2008 più evoluto lo scarto con il reddito presunto dall’accertamento induttivo si riduceva a questo punto a 25 mila Euro (1/6 del precedente). Applicando un ulteriore studio di settore la cifra si riduce a meno di 4mila euro. Non che avessi evaso neanche per quell’importo, comunque veniva evidenziata l’abissale arbitrarietà statistico-matematica del reddito presunto dall’accertamento induttivo 2006". C'è già stata una sentenza della Commissione Tributaria? "Sì, ha dato ragione all’Agenzia delle Entrate e adesso il pagamento (2/3 dell'intera cifra, cioè circa 140mila euro da pagare entro 2 mesi) è diventato esecutivo.

Adesso sono in attesa. Ho fatto un'istanza al Garante del Contribuente e il mio avvocato ha presentato l'appello. Io non sono un evasore, e le tasse sono costretto a pagarle, volente, o nolente. Se avessi evaso avrei accettato con entusiasmo la transazione che mi hanno offerto, meglio ancora, avrei dichiarato quello che bastava per non ricadere nell’accertamento induttivo. Non è che io pretenda di sottrarmi al dettato costituzionale di pagare le imposte secondo le mie possibilità, o che contesti il principio degli studi di settore che, se ben fatti, possono essere un indizio per intercettare l'evasore.

Chiedo soltanto che lo studio di settore che mi viene applicato sia relativo alla mia attività che è esclusivamente la ricerca di mercato ed i sondaggi d’opinione, non ad altre attività di marketing persino deontologicamente a me precluse".

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