Unicoop Tirreno chiede la revoca dello sciopero

La senatrice Petraglia (SI) presenta una interrogazione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 gennaio 2017 11:48
Unicoop Tirreno chiede la revoca dello sciopero

Un milione di soci, un centinaio di punti vendita, 4500 dipendenti tra Toscana, Lazio e Umbria. Unicoop Tirreno è però in difficoltà e sofferenza economica ormai da tempo ed ha annunciato un piano di ristrutturazione con 481 esuberi (equivalenti a 600 addetti dato che il part-time in Unicoop Tirreno è intorno al 50% ) e l’annullamento del contratto aziendale integrativo. Il piano di risanamento è stato valutato negativamente dai lavoratori che hanno previsto, con i sindacati, uno sciopero per il 3 febbraio.

"Di etica cooperativa, questa coop, pare non abbia più niente. Infatti, ci ha formalizzato proprio ieri (il 27, ndr) una richiesta di incontro per il 3 gennaio chiedendoci di sospendere lo sciopero. Vorrebbe incontrare i sindacati proprio lo stesso giorno della protesta. Proprio quando è prevista la manifestazione sotto la loro sede di Vignale Riotorto. Ridicolo" Lapidario e senza titubanze il commento di Marco Conficconi, segretario generale della Uiltucs Toscana, "sull'ennesima scorrettezza dell'azienda".

"Non so le altre categorie sindacali - esordisce il segretario - ma la nostra organizzazione non si piegherà davanti a questo bieco tentativo di far saltare lo sciopero in cambio di una semplice promessa di dialogo". La Uiltucs Toscana è disponibile ad aprire con Unicoop Tirreno una trattativa vera solo se ad un incontro, che dovrà essere pianificato massimo entro il 1 febbraio, la dirigenza della cooperativa si presenterà con "un piano di tagli alla sua struttura dirigenziale, di tagli alle numerose e costose liberalità che in questi anni si sono distribuite a pioggia lasciando ai margini i lavoratori, un taglio netto alle collaborazioni e un riallineamento delle agibilità".

Solo così la Uiltucs Toscana, spiega Conficconi, "riaprirà una negoziazione, che non parli di licenziamenti, ma piuttosto di un piano organico. Un piano industriale vero, dove al centro c'è la salvaguardia di tutti i posti di lavoro, sia quelli diretti che quelli dei somministrati e degli appalti". "Lo sciopero quindi va avanti - precisa il segretario della Uiltucs Toscana - La nostra disponibilità è massima. Sta a Unicoop Tirreno ora dimostrare che nel mondo della cooperazione si possono raggiungere obiettivi ed efficienza in modo diverso dal 'privato'.

Modi certamente meno impattanti ed invasivi, più etici e coerenti".

"Quanti sono e quanto guadagnano i dirigenti Unicoop Tirreno (compreso il Presidente)? -domanda Unione Sindacale di Base- perché riteniamo inaccettabile che, mentre viene presentato ai dipendenti un piano con 600 posti di lavoro a rischio, nessuno di coloro che era in plancia di comando negli anni in cui è maturata questa crisi, ha ancora proferito parola. Ha parlato solo il Presidente Marco Lami, in una intervista in cui sostanzialmente non ha detto niente di concreto".

“Ho presentato una interrogazione per i Ministri del Lavoro e per quello dello Sviluppo Economico per chiedere un tavolo di confronto che porti tutti i soggetti interessati al confronto immediato – dichiara la senatrice di Sinistra Italiana, Alessia Petraglia – La situazione che si prospetta in Unicoop Tirreno è gravissima non solo per l'elevato numero di esuberi ma per la mancata proposta di un piano strategico di intervento. L'80% degli esuberi è previsto nelle province toscane di Grosseto e Livorno ed in particolare nella sede di Vignale Riotorto dove si prevedono 160.

Altri 95 esuberi sono previsti tra i negozi che resteranno aperti mentre oltre duecento riguarderanno i punti vendita che saranno chiusi o che saranno venduti. Sono tutti territori che già vivono una situazione di forte sofferenza economica ed aggiungere questa perdita sarebbe intollerabile. Il piano presentato da Unicoop Tirreno non presenta nessuna certezza dal punto di vista del risanamento economico e non prevede prospettive di crescita e sviluppo. In questo contesto la proposta di esuberi non garantirebbe nemmeno il mantenimento dell'azienda: un sacrificio inutile.

In questi anni sono stati fatti errori strategici in termini di acquisizioni e aperture di nuovi punti vendita: non sono ascrivibili al conto dei lavoratori. La responsabilità di queste perdite è da intestare tutta al gruppo manageriale che continua a dimostrarsi inappropriato con la proposta fatta oggi”. “Ai ministri chiediamo se sono al corrente dell'attuale situazione e come intendono attivarsi per scongiurare questo piano di licenziamenti – prosegue la senatrice Alessia Petraglia – ma soprattutto chiediamo subito l'istituzione di un tavolo tra Ministeri interessati, Unicoop Tirreno e sindacati.”

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