Uffici postali: il Tar respinge il ricorso dei comuni

Inchiesta di Nove da Firenze sulla degli chiusura sportelli, ora sospesa. Una lettera di Poste Italiane sulla scrivania dei sindaci conferma il piano di ridimensionamento, parla di conciliazione e accenna al processo di digitalizzazione dei servizi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 maggio 2015 21:44
Uffici postali: il Tar respinge il ricorso dei comuni

FIRENZE- Il ricorso è stato respinto, perché il piano di riorganizzazione è stato sospeso da Poste Italiane. Il Tar Toscana ha rigettato la richiesta di sospensione avanzata dalla Regione e dai Comuni sui provvedimenti annunciati dall'azienda pubblica che aveva deciso la chiusura di 65 sportelli periferici e la riduzione dell'orario di apertura di altri 37. Una riduzione del servizio che aveva sollevato la protesta di sindaci e cittadini. Della preoccupazione degli utenti toscani si occupa questa settimana Nove da Firenze, che dedica alla possibile chiusura degli uffici postali un'inchiesta. Incontreremo i diretti interessati, gli amministratori pubblici che contestano la decisione del gestore, andando a scavare le ragioni di questa scelta e le possibili soluzioni alternative.

Gli uffici postali a rischio al momento sono salvi. Forse grazie ai ricorsi presentati. Il piano di riorganizzazione che avrebbe dovuto essere attuato da aprile è sospeso, come evidenzia lo stesso tribunale, che ha rigettato il ricorso: non c'erano più gli estremi per un'istanza cautelare. Poste Italiane con una circolare ha chiesto anche alle proprie direzioni territoriali di suggerire modifiche alla lista degli uffici da chiudere. Dunque il tavolo di confronto rimane aperto. Poste italiane se vuole insistere nella chiusura degli uffici postali nelle sedi disagiate, dovrà inviare una nuova comunicazione con un preavviso di almeno 60 giorni.

Rimarranno aperti, o saranno soppressi? Il futuro degli uffici postali periferici resta nebuloso. Nei giorni scorsi Poste Italiane ha inviato una lettera ai sindaci interessati. Da un lato la comunicazione conferma l’applicazione del piano di ridimensionamento previsto, dall’altro si legge che il processo di razionalizzazione continuerà a correre lungo il binario della conciliazione, tenendo conto delle istanze avanzate dagli enti locali in un percorso di condivisione. I sindaci del Chianti ribadiscono che al tavolo saranno ben disposti di sedersi, ma solo se non si considererà la chiusura degli uffici come unica alternativa. Nella lettera Poste assicura che “l’intervento di chiusura definitiva non implicherà alcuna criticità gestionale; il collocamento del personale presso uffici limitrofi, favorirà il riassorbimento della produttività, mantenendo gli attuali livelli di servizio alla clientela, in considerazione del bacino territoriale e della distanza degli uffici postali limitrofi.

“La mia domanda è semplice - contesta il sindaco di Tavarnelle David Baroncelli, preoccupato per il futuro dell’ufficio di San Donato in Poggio – si tratta di una discussione, quella menzionata nella lettera, reale o simulata, l’azienda è realmente interessata ad attivare un dialogo con le amministrazioni comunali? Le mie valutazioni sono legate al fatto che dopo l’ultimo incontro avvenuto lo scorso febbraio non abbiamo più ricevuto alcuna indicazione, non vorremmo fosse solo filosofia, abbiamo bisogno di fatti, indicazioni concrete che non vadano nella direzione della cessazione dell’ufficio che per il territorio rappresenta un servizio essenziale; voglio ricordare, e non mi stancherò mai di farlo, che eliminare un ufficio postale in un’area di campagna, come quella di San Donato, significa sottrarre alla comunità uno strumento di autonomia e coesione sociale soprattutto per le fasce deboli della popolazione, tra cui gli anziani che hanno difficoltà negli spostamenti.

Per non parlare delle storiche criticità legate al servizio di trasporto pubblico locale presenti nel Chianti”.

“Apprezzo -conferma il sindaco di Barberino Val d’Elsa Giacomo Trentanovi- il processo di digitalizzazione dei servizi postali cui si fa riferimento la lettera che deve incrementare, potenziare ma non sostituire i servizi attuali. Siamo ancora un paese di analfabeti digitali, una realtà che conta 22 milioni di italiani, come attestano gli ultimi dati, in un paese in cui il 75 per cento della popolazione over 65 non sa utilizzare internet né gli strumenti informatici, come è possibile solo pensare di puntare tutto esclusivamente sui processi di trasformazione digitale?”.

Centinaia di reclami erano stati riempiti, sottoscritti e consegnati dai cittadini della Romola all’operatore dell’ufficio postale della frazione sancascianese, utilizzando lo stesso facsimile messo a disposizione da Poste per segnalare disservizi e anomalie. L’iniziativa era stata organizzata da Sandro Matteini e Filippo Ninci del Coordinamento civico del Chianti contro la chiusura degli uffici postali. Oltre a chiedere la presenza e l’operatività dell’ufficio romolino, i cittadini avevano comunicato ufficialmente, in caso di chiusura, l’intenzione di ritirare ogni risparmio, recedere da ogni contratto ed evitare in futuro, nel rispetto della Legge, ogni tipo di servizio legato a Poste.

 “La sensazione è quella di una colossale presa in giro –commenta Sandro Matteini, consigliere comunale di San Casciano e rappresentante del Comitato civico contro la chiusura degli uffici postali del Chianti– l’ufficio limitrofo di Cerbaia si rivela da tempo inadeguato alle esigenze della comunità e rischia un congestionamento, operando questa scelta che non tiene conto delle esigenze degli anziani e della fascia debole della popolazione e delle difficoltà di spostamento a causa della carenza del servizio di trasporto pubblico, Poste agisce nell’esclusivo interesse delle condizioni finanziarie del proprio bilancio, evidentemente per la direzione i numeri contano più delle persone; una contraddizione per un servizio che dovrebbe essere erogato in funzione del suo carattere pubblico”.

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