Uffici Postali: i cittadini dicono no alla chiusura

Protagonisti insieme ai sindaci nella battaglia civile contro Poste Italiane. In provincia di Firenze previste 8 chiusure e 6 riduzioni d’orario. Un avvocato dell'Anci per i ricorsi. Frijia (Conflavoro): “Colpo alle piccole imprese del territorio”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 marzo 2015 20:46
Uffici Postali: i cittadini dicono no alla chiusura

Una lettera al presidente del Consiglio Matteo Renzi, per chiedere l'intervento del Governo sull'annunciato piano di chiusura e ridimensionamento degli uffici postali in Toscana. E' quanto è stato deciso nei giorni scoris, nella riunione che gli amministratori toscani hanno avuto nella sede della Regione con Anci Toscana e Uncem Toscana, per decidere ulteriori forme di protesta contro il piano di Poste Italiane Spa. E' stato anche deciso di richiedere un incontro in tempi brevi con i parlamentari toscani. Anci Toscana mette a disposizione un avvocato di fiducia per permettere ai sindaci di presentare ricorso al Tar, contro la decisione unilaterale di Poste Italiane di chiudere o ridimensionare quasi cento uffici postali nella regione, soprattutto nei piccoli comuni. Per la preparazione e presentazione dei ricorsi Anci Toscana si affida allo Studio Giuri Avvocati di Firenze, che già collabora fattivamente con l'associazione dei Comuni toscani nel programma Anticorruzione. 

Cittadini di San Donato, Tavarnelle e Marcialla scendono al fianco dei sindaci per sostenere e dare ulteriore slancio alla battaglia civile intrapresa contro la volontà di Poste spa di chiudere gli uffici di Marcialla, San Donato e La Romola. In tanti l'altra sera hanno aderito all’appello del Circolo La Filarmonica Giuseppe Verdi di San Donato e della Pro Loco ad unire voci e azioni di protesta contro il piano di ridimensionamento che, secondo i dati in possesso delle amministrazioni comunali, ha predisposto la chiusura degli sportelli chiantigiani a partire dal 13 aprile. “Se per Poste siamo un solo numero – ha detto Maurizio Bertini - un piccolo numero da spazzare via, facciamo almeno in modo che questo numero diventi un passivo per l’azienda che quest’anno ha rilevato un miliardo di euro di utile e non versa certo in uno cattivo stato di salute finanziaria; togliamo tutti i libretti da Poste, mettiamo mano al loro portafoglio, solo così forse possiamo sperare di ricevere un segnale di attenzione”.

Sono queste alcune delle proposte emerse dal dibattito che ha messo al centro l’emergenza relativa ai tagli di Poste. “Con la chiusura annunciata del bandone di San Donato ci lascia l’ultimo presidio rimasto, simbolo dello Stato, nella nostra frazione – commenta Filippo Ninci, presidente della Filarmonica – un governo che si fa vivo solo quando dobbiamo fare il nostro dovere come contribuenti o che ci chiede di farci belli agli occhi dei turisti, Poste ha colpito con la benda sugli occhi territori rurali come il nostro dove risiedono tanti anziani e non mancano criticità importanti come quella del trasporto pubblico, territori che si reggono in alcuni casi sulla sola forza del volontariato, la nostra idea è quella di consegnare ufficialmente le centinaia di firme raccolte direttamente ai rappresentanti di Regione, Anci Uncem e Poste e agli amministratori comunali in occasione di una serata di cui stiamo definendo la data”. Ulteriori azioni di protesta sono quelle cui stanno pensando anche i sindaci del Chianti.

Per il primo cittadino di Barberino Val d’Elsa Giacomo Trentanovi “dopo il ricorso al Tar, se le voci continueranno ad essere inascoltate, arriveremo ad organizzare iniziative di contestazione ancora più eclatanti, coinvolgendo le rappresentanze parlamentari”. A rincarare la dose il sindaco di Tavarnelle David Baroncelli. “Si tratta di un danno enorme sociale ed economico, gravissimo che nel nostro caso va ad interessare una popolazione complessiva pari a 3mila abitanti, residenti in aree decentrate distanti fra loro e rispetto al capoluogo; continuiamo ad invitare il governo Renzi ad intervenire in maniera diretta e immediata sulla questione per ridurre l'impatto sociale e i danni che inevitabilmente subiranno i nostri territori soprattutto sul piano sociale”.

Si è svolto nei giorni scorsi, al Circolo Arci di Pomino un incontro promosso dalla frazione contro la chiusura dell'Ufficio postale. Alla serata, davanti ad una sala gremita di persone, erano presenti il Sindaco di Rufina Mauro Pinzani ed i rappresentanti dei sindacati CGIL e CISL, alla riunione avrebbe dovuto partecipare anche Oreste Giurlani, Presidente di Uncem Toscana, bloccato però da impegni romani proprio sulla questione delle Poste. L'Ufficio Postale di Pomino è attualmente aperto tre giorni a settimana e serve, oltre la frazione di Pomino, un ampio bacino di utenza che va dalle frazioni di Castelnuovo a quelle di Rimaggio e Petrognano.

Le Poste di Pomino, sportello avanzato dell'Ufficio Postale di Pelago, sono le ultime ad aver resistito ai precedenti numerosi giri di chiusure e, per questo, si trovano ora a 11 Km dal più vicino Ufficio Postale di Rufina. La loro chiusura rappresenterebbe un duro colpo alla vita di questo pezzo di valdisieve. L'Ufficio Postale rappresenta ancora la presenza dello stato nella comunità ed è il luogo in cui si accede a tutta una serie di servizi, da quelli postali a quelli bancari e di cassa depositi e prestiti; nella frazione, fra l'altro, non è presente nemmeno un bancomat per il prelievo del contante.

La chiusura dell'Ufficio per molti rappresenterebbe un dramma, soprattutto per i più anziani, che a Pomino sono molti, e utilizzano l'Ufficio Postale per il ritiro della pensione, per accedere al proprio conto o al proprio libretto. L'altra sera al Circolo c'erano tutti, dal Sindaco, ai sindacati di Poste, ai Commercianti della Frazione, ai dirigenti del Circolo, alla popolazione, tutti per dire insieme con forza no alla chiusura dell'Ufficio Postale. E' stata organizzata anche una raccolta firme contro la chiusura che, in pochi giorni, ha visto la raccolta di oltre 600 sottoscrizioni. "Con l'Ufficio Postale aperto riesco ad essere indipendente nonostante l'età - ci ha dichiarato la Signora Nella, classe 1929 – .

Se l'Ufficio Postale chiudesse per me sarebbe un dramma, come farò a ritirare la mia pensione e a prelevare i miei soldi per poi fare la spesa nei negozi di Pomino? Dobbiamo fare di tutto per evitare la chiusura dell'Ufficio Postale". Durante la riunione sono stati molti a dire che, in caso di chiusura, loro il conto alle Poste lo toglieranno e non è da escludere una qualche mobilitazione anche in questa direzione. “Invece di chiudere gli uffici postali nei luoghi più isolati della nostra regione, occorrerebbe integrare i servizi tradizionali con la trasformazione in punti rete da cui accedere a tutti i servizi informatici utili alla cittadinanza – ha detto il segretario regionale della CISL Poste Vito Romaniello – luoghi dove si possono compiere tutte quelle operazioni che oggi molti di noi fanno semplicemente con tablet e smartphone ma che, specie per gli anziani, diventano azioni complesse.

La chiusura di 63 uffici e la riduzione di orario di altri 37 uffici in Toscana oltre a essere un danno per la cittadinanza rappresenta anche una drastica riduzione dell’occupazione in un’azienda, che sbandiera utili da diversi anni, ma che in questo momento pensa solo alla sua privatizzazione”. “La presenza di servizi territoriali dello stato nelle aree periferiche del territorio e sinonimo di attenzione e di una cultura di Servizio Pubblico, che non possono essere trasformate in mero calcolo aziendale – Ha spiegato il Sindaco di Rufina Mauro Pinzani -.

La presunta diseconomicità di uffici come quello di Pomino deve essere ancora dimostrata, nessuno ad oggi ci ha spiegato in maniera esaustiva il perché di questi provvedimenti. Ci batteremo insieme agli abitanti, in tutte le sedi e in ogni modo per scongiurare questa ipotesi, insieme alle associazioni Anci ed Uncem stiamo organizzando una serie di iniziative e il Comune di Rufina ha già predisposto il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale”.L’ufficio postale di Contea non chiuderà, l’ufficialità è arrivata nei giorni scorsi al Sindaco di Dicomano Stefano Passiatore.

Gli abitanti della popolosa frazione divisa fra Dicomano e Rufina possono tirare un sospiro di sollievo, il loro ufficio postale non chiuderà. In realtà Contea non avrebbe mai dovuto chiudere, Poste Italiane aveva semplicemente sbagliato ad attribuire il comune al quale territorialmente l’ufficio stesso appartiene che è quello di Dicomano e non quello di Rufina. Ad accorgersi di questo errore il Sindaco di Dicomano Stefano Passiatore, in pratica nel piano di Poste Italiane l’Ufficio di Contea era stato considerato in comune di Rufina.

Questo aveva fatto si che Contea sarebbe stato tagliato, visto che in questo comune erano presenti 3 uffici postali ed inoltre Rufina non viene considerato comune rurale, mentre Dicomano lo è. Ricapitolando: essendo l’ufficio di Contea in comune di Dicomano, dove di uffici postali ce ne sono due, comune totalmente rurale e totalmente montano, con un rapporto fra abitanti ed ufficio di 1 a 2821 (mentre la chiusura e prevista se vi è un rapporto inferiore a 1 a 800) i parametri cambiano e la chiusura è scongiurata.

Passiatore ha quindi scritto una lettera a Poste Italiane e ad AGCOM dove ha segnalato l’errore rifacendosi all’articolo 2 della delibera dell’Autorità Garante per le Comunicazioni e segnalando, appunto, le caratteristiche del suo comune, questa mattina Poste Italiane ha dato conferma che con i parametri giusti l’ufficio postale di Contea-Sandetole non chiuderà. “La vicenda dell’Ufficio Postale di Contea si è chiusa bene- afferma con soddisfazione il Sindaco di Dicomano Stefano Passiatore - .

Per un errore di Poste Italiane rischiavamo di perdere un importante servizio per la frazione che oggi invece rimarrà aperto. Per una volta una storia a lieto fine”.“Una protesta civile e creativa”. Così l'ha definità il sindaco di Carmignano, Doriano Cirri. Giorni fà c'erano proprio tutti gli abitanti di Bacchereto in piazza per dire no alla chiusura dell'ufficio postale. Con loro il sindaco Cirri, il presidente della Provincia, Matteo Biffoni, e Oreste Giurlani, presidente di Uncem. La manifestazione è stata accompagnata dalla banda musicale ma anche una bara che rappresentava la morte di un servizio importantissimo per un borgo dove vivono centinaia di persone.

Listate a lutto anche le vetrine delle botteghe e dei negozi. “Non c'è posta per te” o anche “Se di qui ve ne andate i nostri soldi salutate”. Questo il tenore delle decine di cartelli messi in bella vista. Una ribellione civile per contestare una scelta inaccettabile. “Stamani si è vista l'unità del paese, dei cittadini e delle istituzioni. Riograzio il comitato che si è mobilitato”, ha detto il sindaco Cirri. Intanto con il presidente di Uncem, Oreste Giurlani, il primo cittadino di Carmigano ha annunciato un ricorso al Tar collettivo (110 sono i Comuni interessati) contro la chiusura dello sportello.

“Occorre riaprire assolutamente il tavolo di trattative con Poste italiane, l'ipotesi chiusura deve essere scongiurata”, ha affermato con determinazione il presidente della Provincia e sindaco di Prato Matteo Biffoni. Le poste di Bacchereto già da qualche anno sono aperte con orario ridotto, tre volte alla settimana, ma il servizio che svolgono è anche di natura finanziaria, visto che ci sono oltre 100 conti correnti postali che gestiscono i risparmi e gli investimenti di gran parte della popolazione. Il sindaco Doriano Cirri e l'assessore Toninelli hanno già avuto un incontro, insieme ai loro colleghi di altri Comuni toscani, con il presidente della Regione Enrico Rossi, che da subito si è dichiarato contrario ai provvedimenti di Poste.

Sono 100 gli uffici nel mirino, per 67 è annunciata la chiusura, mentre per gli altri si propone l'orario ridotto.«L’inaccettabile taglio di oltre 60 uffici postali e la riduzione di orario prevista in altri 37 sportelli solo in Toscana, potrebbe far perdere a Poste Italiane S.p.A. uno dei requisiti necessari per mantenere l’affidamento del servizio da parte dello Stato». Lo dichiara il consigliere regionale Gian Luca Lazzeri commentando il piano di razionalizzazione di Poste Italiane che nella provincia di Firenze prevede 8 chiusure (Firenze ufficio postale nr.36; Pomino; Marcialla; Romola; San Donato in Poggio; San Martino alla Palma; Castelnuovo d'Elsa; Contea) e 6 riduzioni d’orario (Fiano; Lutirano; San Godenzo; Vico d'Elsa; Piancaldoli; Lucolena). «Come già da me ribadito due anni fa – sottolinea – il decreto legislativo n.

58 del 2011, attuando la direttiva europea 2008/6/CE, ha affidato, per 15 anni, il servizio postale universale a Poste Italiane S.p.A. Ogni cinque anni, però, il ministero dello Sviluppo Economico verifica, sulla base di un'analisi effettuata dall'autorità di regolamentazione, che l'affidamento del servizio universale a Poste Italiane S.p.A. sia conforme ai criteri di cui alle lettere da a) ad f) del comma 11 dell'articolo 3 e che nello svolgimento dello stesso si registri un miglioramento di efficienza, sulla base di indicatori definiti e quantificati dall'autorità.

In caso di esito negativo della verifica di cui al periodo precedente, il Ministero dello sviluppo economico dispone la revoca dell'affidamento. Tra i requisiti previsti dall’art. 3 – continua – vi è quello della “garanzia della continuità della fornitura del servizio universale in considerazione del ruolo da questo svolto nella coesione economica e sociale”. Se verrà confermato il taglio di più di mille uffici postali, molti dei quali in zone disagiate del paese e della nostra Regione questa coesione non esisterà più. L’AGCOM avendo acquisito, con il decreto legge n.

201 del 2011, i poteri della soppressa “Agenzia nazionale regolamentazione del settore postale”, dovrà fornire al Ministero l’analisi sulla conferma o meno dell’affidamento. Pertanto chiedo all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni di pronunciarsi facendo presente, fin da subito, al ministero dello Sviluppo Economico e a Poste Italiane, che questa scelta potrebbe far perdere all’azienda il suo affidamento. Dopo la mozione approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale – conclude Lazzeri – registro positivamente il fronte comune che si è costituito tra il governatore Rossi e l’Uncem presieduto da Oreste Giurlani.

Mi auguro che anche l’Anci non faccia mancare il suo supporto in questa fase che deve vedere un soggetto veramente rappresentativo quale interlocutore qualificato al tavolo di confronto a cui Poste Italiane ha dato disponibilità a partecipare».

«Il taglio degli uffici postali rappresenta un forte danno nei confronti delle micro e piccole imprese del territorio di Firenze. A dichiararlo, in una nota, il Presidente fiorentino di Conflavoro PMI Vito Frijia, intervenendo sul piano di riorganizzazione delineato da Poste Italiane, che nella provincia di Firenze prevede 7 chiusure (Firenze ufficio postale nr.36 di Settignano; Pomino; Marcialla; Romola; San Donato in Poggio; San Martino alla Palma; Castelnuovo d'Elsa; Contea) e 6 riduzioni d’orario (Fiano; Lutirano; San Godenzo; Vico d'Elsa; Piancaldoli; Lucolena). «La maggior parte delle chiusure – dichiara l’esponente di Conflavoro – sono annunciate in piccoli centri abitati, realtà che hanno visto anno dopo anno una sempre maggiore riduzione dei servizi.

Questa ulteriore mannaia potrebbe dare un colpo di grazia alle tantissime realtà commerciali, che molto spesso sono l’unico punto di riferimento per i cittadini di quelle zone». Conflavoro lancia un appello a tutte le Associazioni di categoria. «In queste settimane – continua Frijia - tanti sindaci si stanno muovendo per scongiurare questi tagli, e stanno nascendo anche molti comitati spontanei di cittadini, come a Settignano e nel Chianti.

È necessario che tutte le Associazioni di categoria scendano in campo insieme ai cittadini per costruire un fronte comune contro questo ulteriore impoverimento del territorio. Questa comune mobilitazione – conclude Frijia - potrebbe dare maggiore forza al Presidente della Regione Enrico Rossi nella trattativa con Poste Italiane».

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