Trasporto merci in Toscana, la Cisl: "Dove vogliono andare le Ferrovie?"

Il sindacato: "La Regione ribadisce l’importanza di sviluppare il trasporto su rotaia, ma il gruppo FS depotenzia gli impianti e riduce gli occupati"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 novembre 2020 10:13
Trasporto merci in Toscana, la Cisl:

“Il presidente Giani nel suo programma di Governo parla di “investimenti sulla logistica volti a promuovere lo spostamento delle merci dalla gomma verso il ferro”, ma il Gruppo FS marcia in direzione opposta, depotenziando gli impianti e riducendo gli organici. Chiediamo al Governo della Regione di intervenire con decisione per invertire questa tendenza, pericolosa per l’occupazione, per l’ambiente e per lo sviluppo del Paese, visto che l’Europa ci chiede esattamente l’opposto.” A dirlo è il segretario generale aggiunto della Cisl Toscana, Ciro Recce.“In questo settore negli ultimi 7 anni in Toscana – spiega Recce - si sono persi 500 posti di lavoro, passando dai circa 660 ferrovieri addetti al trasporto merci nel 2012 agli attuali 160, con una riduzione del 76%: numeri da brividi, che fanno pensare si voglia smantellare, anziché ‘promuovere’, il trasporto su ferro.

”Scelte che stridono con gli investimenti in infrastrutture effettuati dalla Regione e da RFI (parte dello stesso gruppo FS) e con la crescita dei traffici che si stava registrando prima della pandemia. “Basti pensare – dice il segretario generale Fit-Cisl Toscana, Stefano Boni - allo scavalco ferroviario del porto di Livorno (con investimento di 20 milioni della Regione Toscana e 7 milioni di RFI). Tutto finalizzato a raggiungere gli obiettivi europei di trasferire su ferro, entro il 2030 il 30% e entro il 2050 il 50% del traffico merci in generale.

”“Proprio il porto di Livorno – secondo il segretario Fit - registrava, prima della pandemia, un trend di crescita: nel 2019 ha gestito circa 2.100 treni (per un totale di 38.000 carri movimentati) con un incremento del 6,5% rispetto all’anno precedente e 62 mila container, +4,7% rispetto al 2018. Come si spiega allora, alla luce di questi dati e di questi investimenti, la politica di Merci Italia Rail (Gruppo FS) di rinuncia allo sviluppo e anzi di depotenziamento degli impianti e riduzione dell’organico ?”“Una domanda – conclude Boni – che rivolgiamo all’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato e che crediamo anche la Regione, alla luce in particolare dei soldi pubblici spesi per potenziare le infrastrutture ferroviarie, dovrebbe porre con forza.”

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