Tpl Toscana: contratto ponte, slittano i tempi del trasferimento beni e personale

Rinviati di trenta giorni tutti gli adempimenti previsti nel calendario approvato dalla Regione a fine settembre. L’assessore regionale Ceccarelli: “Rinvio dovuto a mancata pubblicazione sentenza Consiglio di Stato. La partenza del contratto di gara porterebbe un risparmio di circa 9milioni l’anno”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 novembre 2019 00:47
Tpl Toscana: contratto ponte, slittano i tempi del trasferimento beni e personale

Firenze – Trasporto pubblico locale, “slittano di trenta giorni tutti gli adempimenti previsti”, ossia il trasferimento di beni (mobili e immobili) e del personale così come previsto all’articolo 15 del contratto ponte siglato a fine 2017 tra Regione e One Scarl, la società che raccoglie gli attuali 14 gestori dei servizi di tpl su gomma in Toscana.

Il rinvio è dovuto al fatto che non è ancora stata pubblicata la sentenza del Consiglio di Stato, che dovrebbe mettere la parola fine alla guerra di ricorsi scaturita dall’assegnazione della gara a lotto unico regionale. Il cronoprogramma approvato dalla Regione il 25 settembre conteneva una riserva, “le date riportate avrebbero potuto subire adeguamenti temporali in conseguenza dei tempi di pubblicazione della sentenza del Consiglio di Stato”. L’avvio delle attività previste nel calendario era fissato all’11 novembre 2019.

A fotografare lo stato dell’arte della procedura di evidenza pubblica per l’affidamento in concessione del Tpl in Toscana, l’assessore regionale ai Trasporti, Vincenzo Ceccarelli,che nella comunicazione all’Aula ripercorre il percorso amministrativo, il contenzioso della gara e quanto fatto dalla Regione, “nel rispetto dei contratti e degli accordi firmati”.

In particolare, sulle decisioni assunte, Ceccarelli spiega perché la Regione ha “approvato in autonomia” il cronoprogramma previsto e disciplinato dallo stesso contratto ponte, proprio per “garantire il servizio in continuità”. “La Regione non ha fatto altro che dare attuazione a quello che era scritto – ha spiegato Ceccarelli –. Siamo di fronte a soluzioni di buon senso, non c’è solo la preoccupazione di chi deve vendere, ma c’è anche l’indisponibilità di chi deve comprare: se uno non sa chi sarà il gestore del servizio, perché dovrebbe acquistare officine, mezzi, fare passaggio personale?”. L’assessore si dice “stupito di tutto il movimento che c’è stato a seguito di atti che erano estremamente chiari e coerenti”.

L’invio delle informazioni da One Scarl ad Autolinee toscana – attuale aggiudicatario definitivo per effetto della verifica della Corte di Giustizia europea – è stato “molto frammentario e in alcuni casi incompleto”, spiega ancora l’assessore, riferendosi alla documentazione per garantire il subentro, che riguarda “circa 90 immobili, 2mila 900 bus e 5mila 400 addetti”. “Ci siamo fatti parte attiva per coordinare, supervisionare e agevolare il più possibile le attività”. Tuttavia, e nonostante “nelle ultime settimane la produzione di informazioni sia stata più regolare”, le due società “non sono riuscite a trovare un accordo per la definizione del trasferimento.

La Regione – continua Ceccarelli – ha quindi dato attuazione alla previsione contrattuale, approvando il cronoprogramma il 25 settembre scorso”. Il calendario è stato presentato ad At “con una riserva”, chiarisce l’assessore: “Le date contenute avrebbero potuto subire adeguamenti in conseguenza dei tempi di pubblicazione della sentenza del Consiglio di Stato”.

Sullo storico della gara a lotto unico e sulla guerra di contenziosi che ne è seguita, Ceccarelli spiega passaggio per passaggio, ma prima fornisce un dato importante: il contratto ponte 2018-2019 – pensato per gestire il periodo transitorio, in attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia Europea e del Consiglio di Stato, attraverso un affidamento diretto del servizio di Tpl in via d'urgenza a One Scarl – “ha impegnato risorse superiori a quelle necessarie. La partenza del contratto di gara consentirebbe un risparmio di circa 9milioni di euro l’anno per effetto del ribasso proposto da At”. La possibilità di affidare il servizio di trasporto con ‘obblighi di servizio’ comporterebbe un impegno finanziario maggiore”.

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Storia della gara a lotto unico del Tpl in Toscana

Il processo inizia nel 2010 con la legge Finanziaria, più volte definita “pilastro di tutta la riforma sul Tpl”. La nuova governance guarda il miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia del servizio attraverso un soggetto che abbia le capacità industriali per riprogrammare la rete regionale di 106milioni 280mila chilometri annui e per offrire investimenti quali tecnologie avanzate e un “cospicuo numero di bus: 2mila 100 in 11 anni”.

Primo step del percorso è stata l’intesa “per la definizione della rete dei servizi di Tpl” approvata all’unanimità dalla conferenza di servizi del trasporto pubblico locale (cui hanno partecipato tutti i Comuni e le Province toscane) e recepita dalla Giunta con delibera a giugno 2012. Con apposito decreto dirigenziale, nell’agosto dello stesso anno, si avvia la procedura di evidenza pubblica con l’avviso (pubblicato il 5 ottobre 2013) per acquisire le manifestazioni di interesse. Il 13 novembre 2014 sono state inviate le lettere ai soggetti che avevano manifestato interesse: Mobit Scarl (che raggruppa quasi tutti gli attuali gestori) e Autolinee toscana (At) facente parte del gruppo francese Ratp.

Il 2 marzo 2016 la Regione aggiudica definitivamente la gara ad At ed essendo stata impostata come una “cessione di ramo d’azienda”, prevede obblighi quali quello del gestore uscente di trasferire al nuovo (previo pagamento regolato con legge) beni mobili ed immobili (mezzi e depositi) e personale.

All’aggiudicazione definitiva è seguito un contenzioso risolto inizialmente dal Tar Toscana con sentenza che ha individuato nel Piano economico e finanziario (Pef) un vizio e per questo ha proceduto all’annullamento della gara in favore di At certificando l’impossibilità di subentro per Mobit e facendo salvi gli atti di gara della Regione. Il 13 marzo 2017, a seguito dei nuovi Pet inviati dalle due società, si procede all’aggiudicazione provvisoria in favore di At.

La sentenza del Tar viene intanto impugnata da entrambe le società e proposta al Consiglio di Stato che ha sospeso il giudizio rinviando alla Corte di Giustizia europea quesiti relativi alla partecipazione di At alla gara. Il 21 marzo 2019 arriva la sentenza che legittima Autolinee toscana a partecipare. Mobit si oppone chiedendo provvedimenti cautelari che verranno discussi il 4 dicembre prossimo.

Il contratto ponte

Nato per gestire la fase transitoria e di definizione del contenzioso, viene siglato con la società che raccoglie gli attuali 14 gestori di Tpl (One Scarl) con durata due anni: 2018-2019. Contestualmente viene stipulato un accordo tra Regione, At e Mobit per “disciplinare i rapporti tra contratto ponte e futuro contratto di gara”. In tale accordo è previsto che la Regione “aggiudica definitivamente a seguito del completamento della verifica sul requisito di partecipazione di At”.

IL DIBATTITO IN AULA. Qui sono in gioco gli interessi di pendolari e lavoratori, quello che ci interessa è una conclusione positiva; il tema non è nemmeno più il risparmio”. Giacomo Giannarelli (M5S), interviene nel dibattito sul trasporto pubblico locale e rivolge un “appello alla politica, perché non si divida la Toscana in cittadini di serie A e cittadini di serie B”.

Il consigliere comunque raccoglie “la notizia di oggi: c’è una nuova data, non si va oltre l’11 dicembre. Chiedo all’assessore Ceccarelli che torni in aula la prossima seduta o in ogni caso in quella del 17 dicembre, con l’auspicio che per allora si possa chiudere la partita, che ci sia la sentenza del Consiglio di Stato”. Nel mentre, come rimarca il consigliere Nicola Ciolini (Pd), “la preoccupazione riguarda il servizio, se e come sarà erogato nei prossimi mesi; la sentenza ancora non ha data e non si sa che cosa dirà”.

“La situazione non è certo delle più soddisfacenti”, commenta ancora il consigliere, riferendosi a 3, 6 mesi in cui è necessario definire “in sicurezza” il trasporto, con obblighi di servizio, finanziamenti.

Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra), pure ricordando di avere previsto “i rischi di una gara unica e gigantesca, oltre all’insensatezza dell’ambito unico regionale”, e richiamando i rischi delle ‘aree marginali’, precisa che “se tutto fosse andato bene, comunque non ci sarebbe stata la necessità di modificare il cronoprogramma”. “Si è fatto bene a slittare di almeno 30 giorni”, aggiunge Fattori, ma richiamando una propria mozione, conferma: “Sarebbe stato meglio sospenderlo, e stabilire una qualche soluzione transitoria, che dia una qualche certezza nei prossimi mesi”. Perché il punto resta: “Che fa la Regione se al termine dei 30 giorni il Consiglio di Stato non si pronuncia?”. Secondo Fattori “serve un piano B”.

“Che succede se il Consiglio di stato dice alla Regione Toscana di annullare la gara e procedere con una nuova?”, chiede Jacopo Alberti (Lega), rivolgendosi ai banchi di Giunta. Ripercorrendo la vicenda il consigliere afferma che “un’eventuale assegnazione andava fatta dopo la pronuncia del Consiglio di Stato”.

Marco Niccolai (Pd) ricorda i tagli al trasporto pubblico “del governo Berlusconi, nel 2011: la Regione fece un intervento straordinario per evitare il collasso dei servizi sui territori”. Poi, “su delega degli enti locali la Regione ha proceduto a una gara unica, che ha vari meriti”, tra cui “garanzie in punto di risorse per questo settore, che così viene messo al riparo”, e quindi maggior sicurezza ai lavoratori del settore, e anche miglioramenti per il rinnovo del parco mezzi”. Con riferimento alle ‘aree marginali’, Niccolai cita esempi che rimandano ai meriti del finanziamento da parte della Regione, per l’incremento di corse a vantaggio di pendolari e studenti. “Ritornare al sistema preesistente, quello provinciale, significherebbe mandare questo settore in una strada senza sfondo”, conclude.

“I toscani hanno perso: avete fatto une gara unica che è durata 10 anni, cercando di unire in consorzi società che avevano fatto bene il servizio di trasporto, anche se magari c’erano degli sprechi. La gara è andata malissimo, hanno vinto dei francesi e questo non è libero mercato, perché si tratta di monopolisti che stanno comprando tutto il tpl in Toscana”, afferma Paolo Marcheschi (FdI). Il consigliere, che domanda alla maggioranza come si fa a considerare “equità sociale il fatto che una famiglia per mandare un bambino a scuola da Firenzuola e Borgo San Lorenzo spende 700 euro all’anno”, ricorda che si potevano seguire le indicazioni del Consiglio regionale, attendendo la sentenza, nel frattempo assicurando stabilità del servizio e gestendo le risorse per avere “più equità possibile”.

“Oggi vorremmo che la vulnerabilità del servizio non fosse tale” conferma Ilaria Bugetti (Pd), che però, come Niccolai, ricorda, da amministratore qual era, quando ci fu quel taglio che colpiva un servizio strategico, “i cittadini neanche se ne accorsero, perché sia la Regione che i Comuni ripianarono i danni fatti”. La consigliera richiama le necessità anche “delle frazioni cittadine”, accanto alle ‘aree fragili’ di solito intese e comunque chiede “un atto politico di responsabilità”, per una soluzione di salvaguardia di studenti e lavoratori.

Elisa Montemagni (Lega) ripercorre le tappe della gara che “è unica a livello europeo”; una “scelta politica che trova paternità nel Pd. Si poteva prevedere che magari chi usciva scontento facesse ricorsi” e nel frattempo, continua, “i soldi utilizzati arrivano dal fondo destinato alle case popolari e non sono mai tornati indietro, i servizi e i mezzi sono sempre più scadenti e i biglietti sempre più cari”. “Difendete scelte che hanno portato a questo – dice rivolta alla maggioranza – e, a ora, non abbiamo una soluzione. Oggi – conclude – dobbiamo prevedere le conseguenze dei ricorsi e cercare soluzioni ai problemi che ci sono e che ci saranno”.

“Vorrei un paese in cui il trasporto pubblico locale è gratuito”, dice Serena Spinelli (gruppo Misto), ricordando all’aula che si discute “di un servizio essenziale”. “Non so se la gara unica è stata la scelta corretta, ma ora si deve arrivare in fondo”, aggiunge la consigliera; “far funzionare il sistema nel migliore dei modi possibili”. La conclusione di Spinelli “è un sogno: la sperimentazione tariffaria tra ferro e gomma, su cui dobbiamo lavorare in maniera più serrata”. Ricordando che “il trasporto pubblico locale è un elemento straordinario di disuguaglianze in questo paese”.

“Non è vero che sulla questione non c’è stato dibattito. E non è vero che stiamo facendo la difesa d’ufficio di una scelta. Delle garanzie per l’utenza ci siamo occupati fino ad ora, sistematicamente e sostenendo dei costi. Nessuno ha mai messo in discussione la garanzia del servizio”. Il capogruppo Pd, Leonardo Marras nel suo intervento invita a “valutare le cose come stanno: questo contenzioso potrebbe fare scuola, ha un peso specifico molto importante e quando arriverà la sentenza, la prima risposta sarà per la tutela di tutta l’utenza”. Secondo Marras la comunicazione è “matura” e di “grande responsabilità politica e amministrativa”.

“La gara, in questi anni, ha salvato il Tpl nella sua quantità e in parte nella sua qualità, che poteva essere migliorata ancora se non ci fossero stati i contenziosi”. L’assessore regionale Vincenzo Ceccarelli chiude il dibattito e ricorda un po’ la genesi della procedura di affidamento, partendo dai tagli operati a livello nazionale che “nel 2011, per la Toscana ha significato, nel settore, una riduzione di 67milioni e nel 2012 di 92”. “Nel 2013 è stato ripristinato e reso stabile il fondo di sostegno al Tpl e per questo la regione ha potuto procedere con la gara che ha obiettivi chiari: garantire risorse certe, avere investimenti, maggiore integrazione tra i titoli di viaggio”, ha ricordato ancora Ceccarelli.

Lo scenario possibile che si attende ha tre possibilità: “Conferma dell’attuale assegnazione, ribaltamento o, in qualche modo, rifare tutto da capo. Aspetteremo la sentenza perché è scritto nel contratto e negli accordi siglati. Se arriva o arriva in modo parziale, andremo in ‘obbligo di servizio’ per garantire la continuità”, ma, ha aggiunto, “il meno possibile anche perché costringe a costi maggiori, ingessa il servizio, ritarda l’ingresso di nuovi mezzi”.

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