Toscana: seconda regione del Centro-Italia per aziende puntuali nei pagamenti

Pistoia: provincia più virtuosa. Cerved: 250 gli euro per abitante di tributi non incassati contro una media italiana di 207

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 maggio 2018 08:45
Toscana: seconda regione del Centro-Italia per aziende puntuali nei pagamenti

Secondo quanto emerso dallo Studio Pagamenti realizzato da CRIBIS, società del Gruppo CRIF specializzata nella business information, migliora l’andamento dei pagamenti in Italia a marzo 2018. CRIBIS fotografa uno scenario positivo per le imprese italiane, che mostrano una crescita rispetto all’anno precedente pari all’1,6% (37,2% a marzo 2018 contro 35,6% a marzo 2017) con una conseguente diminuzione delle aziende con ritardo nei pagamenti superiore ai 30 giorni (10,7% a marzo 2018 contro 12% a marzo 2017).

Anche se i livelli sono ancora distanti dal 2008, si conferma il trend positivo registrato a dicembre 2017. I principali indicatori dello studio realizzato da CRIBIS sono, da un lato, la tendenza delle aziende a pagare I propri fornitori entro la data di scadenza e, dall’altro, i dati relativi ai ritardi considerati gravi, in caso di saldo oltre 30 giorni dal termine stabilito. 

“A fronte di una generale continuità con il trend registrato a dicembre 2017, i dati rilevati dal nostro studio a marzo di quest’anno mostrano un andamento ancor più positivo se confrontati con quelli di marzo dello scorso anno: il numero di aziende puntuali nei pagamenti è in crescita costante (+4,5%), con un importante calo di quelle con ritardi gravi (-10,8%) – ha commentato Marco Preti, Amministratore Delegato di CRIBIS – “L’Italia rimane però un paese in cui si paga con una media di 82 giorni: quasi 3 mesi per incassare una fattura, con punte di 127 giorni nella Sanità o 102 nella costruzione di edifici sono 102”.

I pagamenti in Toscana

“Le performance del Piemonte a marzo 2018 sono in aumento rispetto allo stesso periodo del 2017 (+8%), seppur inferiori alla media nazionale. I pagamenti puntuali mostrano, infatti, una concentrazione del 36,4% del totale a confronto con la media nazionale del 37,2%. Sul podio delle province più virtuose vi sono Pistoia e Pisa”. In particolare, a Pistoia la percentuale ammonta al 40,5% e a Pistoia al 39,9%. Buona anche la performance di Firenze, con il 38,2% di imprese puntuali. È Prato la provincia in cui si verifica il minor numero di ritardi superiori ai 30 giorni, con percentuali attorno al 9%, al di sotto della media nazionale e del dato del Centro Italia. Le imprese di Livorno registrano, invece, l’andamento più negativo in materia di pagamenti, soprattutto a confronto con il 2010: solo nel 28,5 % dei casi i pagamenti avvengono entro le scadenze stabilite. Da un confronto con il 2010 emerge un calo dei pagamenti alla scadenza pari a 3,7 punti percentuali, a fronte di un aumento dei ritardi gravi del 116%.

Rispetto a marzo 2017, invece, i dati rilevati sono certamente più confortanti, a conferma del percorso di miglioramento in atto negli ultimi anni: le imprese puntuali aumentano dell’8%, mentre diminuiscono del 13,6% quelle con ritardi superiori ai 30 giorni. Guardando ai comparti produttivi, lo scenario piemontese mostra abitudini di pagamento in linea con il trend nazionale: il settore dei Servizi finanziari è quello che performa meglio (41,2% di imprese puntuali), seguito dal Manifatturiero (42,5%), mentre il Commercio al Dettaglio riporta le maggiori criticità (24,2% di pagamenti alla scadenza), seguito dal settore Agricoltura/foreste/caccia/pesca (29,7%).

Tributi: i Comuni hanno bisogno di un credit manager

Secondo i bilanci 2016, gli ultimi disponibili, sono più di 23 miliardi di euro i crediti che i circa 8.000 Comuni italiani faranno fatica a riscuotere, il 15% in più rispetto ai 20 dell’anno precedente. A dirlo è Cerved, primario operatore italiano per l’analisi del rischio e la gestione del credito, che ha fatto un’attenta analisi dei bilanci. Un fenomeno in aumento, dunque, a cui sarebbe opportuno rispondere con strumenti dedicati, come la linea di servizi di supporto alla riscossione sviluppata da Cerved. Si tratta di crediti di parte corrente – tasse come IMU, TARI, TASI, TOSAP (occupazione di spazi pubblici), ma anche entrate patrimoniali come multe stradali o rette scolastiche - che però sono sorti da almeno 12 mesi e quindi vanno contabilizzati in una specifica voce di bilancio.

Parliamo di quasi la metà del totale delle entrate (47%) che siccome non è stata incassata entro un anno ha un’alta probabilità di non venire incassata mai, perché più passa il tempo e peggio è.

“La PA, così come le aziende private, dovrebbe cercare di rientrare dei crediti nella più alta percentuale possibile e in poco tempo, in modo da avere la liquidità necessaria per pagare i fornitori ed erogare i servizi ai cittadini - commenta Marco Nespolo, amministratore delegato di Cerved -. La soluzione è affidarsi a chi ha sviluppato strumenti e procedure dedicate che permettono di intervenire tempestivamente in via bonaria e stragiudiziale, recuperando tra il 30 e il 40% del denaro nell’arco di settimane o di mesi, mentre affidarsi alle cartelle esattoriali significa seguire un iter burocratico che fa passare in media 5 anni per arrivare a incassare non oltre il 5%.

Questi 23 miliardi non riscossi, che rappresentano una seria carenza di liquidità per i Comuni, hanno altissime probabilità di tradursi in buchi di bilancio permanenti, con ricadute pesanti su tutti i cittadini. I Comuni più virtuosi hanno cominciato ad accorgersene, con ottimi risultati in termini di costi/benefici. È incredibile quante situazioni si risolvono con un approccio proattivo, oltre a riflettersi positivamente sul rapporto con il cittadino, che sente la PA più collaborativa, meno distante e vessatoria”.

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Fonte Cerved

Le situazioni più delicate riguardano il Centro-Sud: con circa 506 euro di crediti per abitante non incassati da più di 12 mesi contro una media italiana di 207, la Calabria conquista la “maglia nera”, seguita da Campania (410 euro), Sicilia (361 euro), Lazio (327 euro), Molise (278 euro), Abruzzo (270), Umbria (257), Toscana (250), Puglia (244), Sardegna (193), Basilicata (170), Liguria (164), Valle d’Aosta (143), Emilia Romagna (116). Viceversa, le regioni con i Comuni più virtuosi, con un credito non riscosso pro-capite inferiore ai 100 euro, risultano Trentino Alto Adige (51 euro), Veneto (56), Friuli Venezia Giulia (70) e Lombardia (84), Piemonte (94), Marche (96). Si possono raggiungere anche livelli patologici, come nel piccolo territorio di Las Plassas, in Sardegna, dove si è arrivati a superare i 5.000 euro per abitante, o le Isole Tremiti (più di 4.000).

Anche se si considerano i Comuni maggiori, con almeno 100 mila abitanti, non mancano casi critici: a Napoli, Reggio Calabria, Roma e Salerno i crediti sorti da più di 12 mesi sono abbondantemente oltre i 1.000 euro a persona, con un’incidenza che supera il 100% delle entrate correnti. Viceversa, Forlì, Trento e Vicenza hanno un ammontare di crediti "anziani" che non supera il 5% del totale delle entrate correnti.

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