"Toscana in zona rossa, ma non per l’Inps"

Cioni, CNA: "Richiesto a commercianti il pagamento dei contributi. La colpa? Essere entrati in zona rossa troppo tardi. Abominio interpretativo smentito dallo stesso Ristori bis. Basta con una burocrazia sempre più incapace di intendere e di volere"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 novembre 2020 12:37

Zone rosse escluse dal pagamento dei contributi previdenziali ed assistenziali?

Nì, almeno per l’Inps che ha emesso una circolare che limita lo slittamento dei pagamenti alle sole Calabria, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aostae Provincia Autonoma di Bolzano, specificando chel’eventuale variazione della collocazione delle regioni nel corso del mese di novembre non ha effetti per l’applicazione della sospensione”.

Così, albergatori e ristoratori, ovunque sia la loro attività, potranno pagare a marzo. Idem i commercianti che si trovavano già in rossa la scorsa settimana.

“Un abominio interpretativo per cui i negozianti che hanno dovuto abbassare la saracinesca in Toscana, ma anche in Campania, lo scorso 15 novembre per il passaggio in zona rossa restano esclusi, anche se per tutta la seconda metà del mese saranno chiusi. Un corto circuito logico e legale, al solito innescato da una burocrazia che sembra non perdere un colpo per far danno” commenta Giacomo Cioni, presidente di CNA Firenze Metropolitana.

Se per l’Inps è un no, per Cna è un sì. È lo stesso Ristori bis che, di rinvio in rinvio, nell’assegnare al Ministero della Salute la classificazione delle Regioni nelle diverse aree, apre la strada all’applicazione dei vari ristori anche alle Regioni che passano in zona rossa successivamente. Non bastasse, lo stesso decreto prevede la creazione di un fondo specifico proprio per far fronte agli oneri che si creeranno con l’estensione delle misure in caso di eventuali e successive ordinanze del Ministero, proprio come è successo per Toscana e Campania.

L’imperativo è uno solo: correggere immediatamente questa stortura e non pretendere eventuali maggiorazioni sanzionatorie per chi non avesse pagato, visto che al danno si abbina di frequente pure la beffa. Chiediamo al presidente Giani di far pressing con noi per risolvere il tutto velocemente - prosegue Cioni – Siamo esasperati da una burocrazia che sembra sempre più incapace di intendere e di volere: le imprese non possono più dare ricevendo in cambio dallo Stato servizi in media insufficienti, sia per quantità che qualità”.

Ma la storia dei contributi non è l’ultimo esempio di come l’apparato statale appaia sempre più destabilizzato e incapace di adottare soluzioni semplicemente di buon senso. Il riferimento va diretto al Fondo Ristorazione, il bando improvvisamente annunciato a fine settimana e aperto addirittura domenica 15, invitando gli interessati a presentare domanda presso i 12.809 uffici postali italiani, ovviamente chiusi in giorno festivo.

Si tratta di un provvedimento che rimborsa ristoratori, pizzerie, mense, catering e similari del costo sostenuto per l’acquisto di prodotti alimentari Made in Italy.

“Si danno denari, ma per poter presentare la domanda il richiedente deve versare un contributo di 30 euro, evidentemente per compensare Poste Italiane, un’impresa pubblica con utili da quasi 2miliardi. Paradossale” conclude Cioni.

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