Toscana: esuberi alla Richard Ginori

Economia: allarme chiusure lanciato da Federmoda. La Maison Pucci vuol trasferirsi a Milano. Italia on line: solidarietà della Regione ai lavoratori. Sanac: i sindacati vogliono attivare un tavolo al MISE. Preoccupazione per i 70 dipendenti di Calenzano della UNA S.p.A.. Sims Reggello: un incontro il 16 dicembre

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 novembre 2016 21:04
Toscana: esuberi alla Richard Ginori

Agli operai e operaie della Ginori di Sesto Fiorentino, la proprietà dei francesi di Kering ha presentato un “piano industriale” fatto di 87 esuberi. Annunciati giovedì di punto in bianco dall'azienda che in questi tre anni aveva invece assunto 50 persone e che sembrava essere impegnata prevalentemente sulla questione dell'acquisto dei terreni su cui si trova lo stabilimento. Due giorni di sciopero e venerdì presidio dei lavoratori con i sindacati uniti in un sol fronte per chiedere chiarezza e spiegazioni.

Il futuro dello stabilimento Ginori di Sesto Fiorentino e dei suoi lavoratori è stato oggetto di due incontri che si sono tenuti venerdì mattina a Firenze, in Regione. In prima battuta il consigliere del presidente Enrico Rossi per le tematiche del lavoro, Gianfranco Simoncini, e il sindaco di Sesto, Lorenzo Falchi, hanno incontrato il ceo di Ginori, Giovanni Giunchedi. Al centro della discussione il Piano di ristrutturazione presentato ieri dall'azienda, che prevederebbe la possibilità di 87 futuri esuberi.

Subito dopo Simoncini e Falchi hanno incontrato le organizzazioni sindacali, cui hanno riferito gli esiti del colloquio con l'azienda. Gli incontri si sono tenuti mentre una delegazione dei lavoratori della Ginori, oggi in sciopero, manifestava in piazza Duomo. Giunchedi ha anzitutto ribadito la volontà di acquistare l'immobile di Sesto Fiorentino in cui ha sede la storica azienda, confermando così la permanenza e il radicamento del marchio in Toscana e nella Piana fiorentina. In secondo luogo, però, il ceo di Ginori ha annunciato l'intenzione di procedere ad una riorganizzazione che nelle intenzioni aziendali ipotizzerebbe 87 esuberi.

A richiesta di Simoncini ha però precisato che al momento nessuna procedura di mobilità è stata aperta. Regione e Comune hanno preso atto della volontà dell'azienda di radicarsi nel territorio di Sesto, ascoltando la richiesta più volte giunta dalle istituzioni locali, ed hanno auspicato che l'acquisto dell'immobile si concretizzi al più presto. Le istituzioni hanno anche preso atto della necessità di razionalizzazione che Ginori si trova ad affrontare, tuttavia la Regione ha fatto presente che ritene il piano di riduzione del personale presentato da Giunchedi non sostenibile dal punto di vista sociale, ed ha invitato l'azienda ad avviare prima possibile un confronto serio con le organizzazioni sindacali. Essenziale, per la Regione ed il Comune, è che si apra a breve una discussione costruttiva tra le parti, in modo da valutare la possibilità di utilizzare le forme di ammortizzazione sociale disponibili e gestire il momento di difficoltà senza che nessun lavoratore perda il posto o la continuità di reddito.

E' stato inoltre fatto presente che Ginori è parte di un grande gruppo industriale, dunque se al termine del confronto con le organizzazioni sindacali, emergessero comunque degli esuberi, si dovrebbero creare le condizioni per favorire un loro reinserimento all'interno di quel gruppo. Da parte di Richard Ginori è stata data disponibilità ad aprire il confronto con le organizzazioni sindacali tenendo conto delle richieste delle istituzioni regionali e comunali. Regione Toscana e Comune si sono resi disponibili - se necessario - a svolgere un ruolo di mediazione tra le parti, per facilitare il confronto e l'avvio di un dialogo costruttivo.

“Delle spiegazioni sono necessarie perchè è proprio difficile capire come non si sia capaci di far decollare un prodotto di eccellenza come quello fatto dalla Richard Ginori e che invece che pensare all'espansione verso nuovi mercati concorrenziali si sia a far ricadere sui lavoratori il peso di scelte, evidentemente, prese alla leggera – ha dichiarato la senatrice di Sinistra Italiana Alessia Petraglia, questa mattina in Piazza Duomo a Firenze in occasione del presidio indetto dai sindacati - Prima di pensare agli esuberi ci sono le poche, ma esistenti, misure di tutela degli ammortizzatori sociali da prendere in considerazione!” “87 persone sono 87 famiglie coinvolte, un territorio quello di Sesto che ne verrebbe fortemente colpito come il resto dell'area metropolitana – continua la Sen.

Petraglia - Bene hanno fatto il sindaco Lorenzo Falchi e il consigliere del presidente per le tematiche del lavoro, Gianfranco Simoncini, a incontrare l'azienda per chiedere chiarimenti e capire quale sia il loro l'orientamento. Azienda che conferma la volontà di acquistare lo stabile ma insiste sulla valutazione dei licenziamenti. Che si apra dunque un confronto reale – conclude la senatrice Petraglia- perché c'è proprio da capire da quale cilindro sia uscita l'idea di licenziare 87 persone, idea che forse, con un'azienda che sta per acquistare i terreni, sarebbe bene vagliare fino in fondo prima di metterla in conto ai lavoratori.”

La Federazione Toscana e la sezione di Firenze del Partito dei CARC esprimono la propria solidarietà: “Siamo al loro fianco come lo siamo stati nella battaglia vittoriosa del 2013 contro lo smantellamento della fabbrica, eravamo al corteo dello scorso 8 novembre coscienti del fatto che i padroni della fabbrica sarebbero ben presto tornati all’attacco. Quando la classe operaia si calma, rientra dietro i cancelli e smette di stare con il fiato sul collo a istituzioni e padronato, diventa una questione di tempo il ritorno all’attacco di chi conosce la sola legge del profitto: per loro non esiste altro, e per questo i cosiddetti imprenditori sono disposti serenamente a passare sopra le masse popolari, il territorio sestese e la sua gloriosa storia produttiva e politica. Quanto sopra non è una posizione ideologica ma una delle leggi del capitalismo, specialmente nelle fasi di crisi acuta e terminale come quella attuale; i padroni di ogni razza e categoria sono costretti a percorrere ogni via – il più breve possibile – per valorizzare il proprio capitale, e cadono sistematicamente le pompose facciate di imprenditori illuminati e filantropi, sono spazzate via le illusioni di poter arrivare a qualche sorta di compromesso con chi non ha altro interesse che il guadagno.

Le loro soluzioni sono sempre le solite: delocalizzare, tagliare il personale mantenendo invariati i carichi di lavoro, aumentare lo sfruttamento. Le maestranze della Ginori faranno capire ai padroni di Kering di che pasta sono fatti, a partire dallo sciopero immediato proclamato per i prossimi due giorni; lo riteniamo un passo importante per tornare a essere protagonisti del proprio futuro e contribuire ad alimentare la lotta di classe a Sesto, e a cascata in tutta la regione e il paese, riprendendo il cammino interrotto tre anni fa.

La battaglia si vince oggi come allora occupandosi della fabbrica come stanno facendo, e uscendo dalla fabbrica: coinvolgendo i lavoratori dell’indotto e delle altre aziende del territorio, gli studenti del vicino istituto d’arte che ci fanno i tirocini, attraverso la mobilitazione dei commercianti, dei pensionati e di tutti gli altri settori delle masse popolari sestesi e non solo che sarebbero inevitabilmente colpiti da un simile disastro”.

Tutelare il settore moda toscano non solo per l’immagine della regione in Italia e nel mondo, ma soprattutto per l’indotto economico che vi ruota attorno. È quanto chiede la mozione presentata dal vicepresidente del Consiglio regionale, Marco Stella, approvata nella seduta di mercoledì 23 novembre. Il testo riprende l’allarme lanciato da Federmoda-Confcommercio per la chiusura in dieci anni di 1400 negozi di moda in Toscana e impegna la Giunta anche ad attivarsi per incentivare gli strumenti di tutela delle botteghe artigiane e dei piccoli negozi tradizionali, soprattutto quelli collocati nei centri storici cittadini.

La Regione Toscana convocherà la proprietà del marchio fiorentino "Emilio Pucci", per chiedere all'azienda, nata a Firenze e con sede da sempre a Firenze, di recedere dall'intenzione di trasferire a Milano il centro direzionale e stilistico della casa di moda e comunque di concedere più tempo, oltre il 30 novembre entro cui ad oggi i 46 dipendenti fiorentini dovrebbero comunicare la propria scelta, al fine di svolgere un confronto approfondito con le organizzazioni sociali sulle prospettive e le condizioni per il trasferimento offerte ai lavoratori.

L'incontro tra Regione ed azienda dovrebbe esserci all'inizio della prossima settimana. Lo anticipa Gianfranco Simoncini, consigliere per il lavoro del presidente della Toscana Enrico Rossi, dopo aver stamani incontrato i sindacati che all'azienda aveva chiesto di aprire una trattativa e di conoscere il piano industriale, senza aver ricevuto risposta. All'incontro a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza della Regione, ha partecipato anche il consigliere comunale di Firenze Luca Milani. La maison Pucci è divisa oggi in tre città ed altrettante regioni.

A Firenze conta il centro direzionale, stilistico e di merchandising, con quarantasei dipendenti appunto. A ciascuno è stato chiesto un "sì" e un "no" allo spostamento entro la fine del mese. A Milano, dove è stato annunciato entro la primavera del 2017 il trasferimento di tutte le attività fiorentine, già c'era lo showroom e la parte commerciale dell'azienda, con venti persone al lavoro. A Bologna fa capo invece la produzione, con una centinaio di dipendenti. La maison Pucci è in maniera assoluta legata a Firenze, assieme al Palazzo Pucci e via dei Pucci.

La fiorentinità dell'azienda è per Simoncini parte della forza del marchio, per cui l'opportunità di abbandonare del tutto la città dovrebbe essere oggetto di maggiore riflessione. Al consigliere per le politiche del lavoro del presidente Rossi le organizzazioni sindacali hanno anche manifestato la volontà di chiedere l'apertura di un tavolo presso il ministero per lo sviluppo economico. E anche in questo la Regione, sottolinea Simoncini, è disponibile a sostenere la richiesta.

La Regione deve “attivarsi nei confronti dei vertici aziendali di Cavalli spa” al fine di “salvaguardare gli attuali livelli occupazionali”, e prevedere “un apposito urgente tavolo di confronto e di trattativa”. Questo il dispositivo di una mozione approvata dal Consiglio regionale, presentata dai consiglieri del Movimento 5 stelle, in merito alla “situazione aziendale dello stabilimento della griffe Cavalli all’Osmannoro”. “Al momento sono 77 gli esuberi previsti all’Osmannoro”, ha spiegato in Aula la consigliera Irene Galletti, “ci sono stati interventi da parte della Giunta regionale, delle istituzioni locali, dei sindacati. Tra i lavoratori c’è molta preoccupazione, in assenza di un piano industriale per salvaguardare tutti i posti di lavoro”.

Incontro venerdì in Regione sulla questione dei lavoratori di Italia on line, la società nata dalla fusione per incorporazione di Italiaonline S.p.A. in SEAT Pagine Gialle S.p.A. All'incontro, al quale erano presenti il consigliere del presidente per il lavoro Gianfranco Simoncini e l'assessore Federico Gianassi del Comune di Firenze, i sindacati hanno denunciato l'atteggiamento dell'azienda che, chiusa al confronto, ipotizza circa 700 cassintegrati a livello nazionale, alcuni dei quali in Toscana. Regione e Comune di Firenze esprimendo solidarietà ai lavoratori, hanno auspicato una riapertura del tavolo in sede governativa con la presentazione di un aggiornamento dei progetti futuri dell'azienda tale da salvaguardare l'occupazione, in particolare in riferimento alle modalità di attuazione della cassa integrazione. A fronte infatti di un cambiamento sostanziale di impostazione di Italia on line, la Regione sarebbe anche disponibile a sostenere un progetto si sviluppo sul territorio che oltre a salvaguardare l'occupazione attuale, favorisca nuove assunzioni.

La Regione sostiene la proposta dei sindacati che chiedono al Ministero dello Sviluppo Economico la convocazione di un tavolo specifico per la Sanac di Massa. Lo fa sapere il consigliere del presidente per il lavoro, Gianfranco Simoncini, dopo aver ricevuto, insieme al Sindaco di Massa Alessandro Volpi, rappresentanti delle organizzazioni sindacali preoccupati per le sorti della loro azienda. Controllata dell'Ilva in amministrazione straordinaria, la Sanac che ha quattro stabilimenti in Italia ed occupa 115 dipendenti nello stabilimento toscano più l'indotto, ad oggi non pare rientrare tra gli interessi dei soggetti che partecipano alla procedura per la vendita dell'Ilva.

Situazione molto preoccupante anche in relazione al fatto che oltre il 70% del fatturato Sanac è per Ilva. I sindacati chiedono pertanto con urgenza l'attivazione di un tavolo nazionale al Mise, anche alla presenza degli organi dell'amministrazione straordinaria, per fare chiarezza sul loro futuro. Simoncini ha preso impegno di sostenere questa richiesta anche contattando le altre tre regioni dove sono presenti gli stabilimenti del gruppo.

Crisi Teseco: il Consiglio regionale della Toscana approva all’unanimità due mozioni collegate per la salvaguardia dell’attività produttiva, dei livelli occupazionali e “per evitare di incorrere in una potenziale bomba ecologica”. Le mozioni sono state presentate dal Movimento 5 stelle e da Sì-Toscana a sinistra, che hanno accolto in aula un emendamento presentato dal gruppo Pd. Di qui il voto unanime dell’Assemblea regionale.

il 22 maggio 2015 è stato siglato tra UNA S.p.A e Atahotels (catena alberghiera di proprietà di UNIPOL) un accordo di cessione di ramo d’azienda, la cui esecuzione dovrebbe essere attuata entro dicembre 2016. A tale proposito Atahotels ha comunicato a tutti i sindacati nazionali, che a partire da quattro mesi dalla firma dell’accordo, la sede di UNA S.p.A. sarà spostata presso quella di Atahotels a Milano, trasferendo tutti i dipendenti da Calenzano a Milano. Il 21 settembre UNIPOL, in occasione della tappa fiorentina di presentazione del bilancio di sostenibilità 2015, alla presenza anche delle istituzioni pubbliche, aveva dichiarato di impegnarsi, proprio in Toscana, a garantire e a promuovere il benessere e a favorire la crescita e la piena occupazione, interpretando un ruolo sociale con iniziative sul territorio che coniughino gli obiettivi economici con quelli sociali. UNA Hotels & Resorts (catena alberghiera nazionale con 31 hotel) con sede a Calenzano, dove è attiva dal 2000, racchiude e ha creato al suo interno competenze manageriali dell’industria turistica di alto profilo, grazie alle quali ha raggiunto risultati positivi della gestione operativa.

Negli ultimi anni, in particolare, c’è stata una costante crescita, nel 2015 l’EBITDAR si è assestato a 27 Milioni di Euro (36,5% del fatturato) a fronte dei 20 Milioni del 2014 (29,8% del fatturato); si tratta di risultati che pongono UNA Hotels a livelli di redditività ampiamente superiori alla media del settore alberghiero. Il 2016 si chiuderà altresì con un bilancio estremamente positivo, registrando il superamento del budget economico dell’anno in corso.

Inoltre con i 7 alberghi presenti in Toscana, la sede di Calenzano ha dato vita ad una serie di attività di marketing territoriale rappresentando pertanto una risorsa di sviluppo importante sia economico che strategico per tutto il movimento turistico regionale.

Un incontro, il prossimo 16 dicembre, con i rappresentanti dell'azienda Sims di Reggello per avere informazioni sul piano di rilancio sulle previsioni per il 2017 riguardo a commesse e volumi produttivi e sul piano di rilancio. A metterlo in agenda è il consigliere per il lavoro Gianfranco Simoncini dopo l'incontro svoltosi martedì con le organizzazioni sindacali, i rappresentanti della proprietà e il vicesindaco del Comune di Reggello Adele Bartolini per fare il punto sulle prospettive dello stabilimento farmaceutico da tempo in difficoltà.

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