Toscana: crisi drammatica dai dati dell'Inps

Indagine CNA: il 69% prevede il ricorso alla Cig, il 48% calcola un taglio di fatturati del 35%, il 66% ha sospeso la produzione, il 39% denuncia mancati pagamenti, il 47% non sa se potrà riaprire. Ad oggi 500 domande di Cig tra Prato e Pistoia per 2.500 addetti e 1.500 richieste per il Bonus 600 €. Il sindaco di Prato Biffoni scrive al Presidente del Consiglio: "Apriamo un tavolo di confronto per il distretto per essere pronti a ripartire quando ce ne saranno le condizioni"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 aprile 2020 16:45
Toscana: crisi drammatica dai dati dell'Inps

La crisi picchia duro sulle province di Prato e Pistoia. Se ad oggi le richieste presentate da CNA per la CIG a Prato e Pistoia hanno superato quota 500 e interesseranno oltre 2.500 lavoratori, a cui si aggiungono 1.500 le domande per il Bonus di 600 euro, altri dati allarmanti emergono dall’indagine online lanciata da CNA Toscana Centro per valutare l’impatto dell’emergenza sugli imprenditori del territorio.

Come precisa il Presidente di CNA Toscana Centro, CLAUDIO BETTAZZI: “ I dati dimostrano che è urgente procedere con la riapertura di quelle imprese che possono garantire la massima sicurezza e un rifornimento adeguato di Dpi, e va avviato un tavolo di confronto con le parti sociali sulla sicurezza, o l’impatto sarà terribile.Il quadro che emerge dalla nostra indagine fa infatti tremare i polsi: il 69% degli intervistati ricorrerà alla CIG; il 66% ha sospeso la produzione, solo un 3% che si è riconvertito; quasi il 40% denuncia, tra le difficoltà maggiori, i mancati pagamenti, il 48% calcola una riduzione dei fatturati di oltre il 35%, mentre il 47% non è certo di poter riaprire i battenti.

Inoltre, il 69% ritiene che non riuscirà a far fronte ai pagamenti di imposte e salari mentre un pesante 74% del campione segnala un crollo della liquidità. Ed è proprio quest’ultima, del resto, il vero grande dramma per le imprese in questo momento. Non per niente alla nostra domanda multipla sugli interventi che gli imprenditori ritengono prioritari in previsione dell’uscita dal lockdown, il 76% ha risposto “finanziamenti per la liquidità immediata e accesso facilitato al credito”, mentre un 48% dà priorità alla riduzione e rateizzazione delle tasse e un 25% chiede invece per ripartire interventi radicali per la semplificazione.

A fronte di un simile quadro, anche se fin da subito ci siamo battuti per ottenere ad ogni livello misure straordinarie a sostegno dell’accesso al credito per le imprese, è evidente che è molto critico il nostro giudizio sul cosiddetto Decreto Liquidità appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Questi interventi infatti non soddisfano l’urgenza di mettere a disposizione di tutti gli operatori economici la minima liquidità necessaria a far fronte alle spese correnti che devono essere onorate per non far saltare tutta la catena dei pagamenti.

Senza liquidità non si potranno pagare stipendi, affitti, fornitori, senza contare che non abbiamo ad oggi certezze sul fatto che gli imprenditori possano ottenere credito aggiuntivo per aumentare la loro esposizione verso le banche. Non solo. Gli imprenditori sono delusi anche dalla dimensione dell’intervento; abbiamo calcolato che lo stanziamento di 1.729 milioni di euro, destinato ad incrementare la dotazione del Fondo di garanzia, potrà assicurare al massimo 20 miliardi di nuovi crediti pari all 1% del fatturato di tutte le imprese che possono essere garantite dal Fondo.

Praticamente una goccia nel mare per chi confidava di poter accedere a mezzi finanziari sufficienti per non essere costretto a chiudere. Ma c’è di più. In un momento così complesso e ancora in piena serrata, i provvedimenti dovranno essere veloci ed efficaci e serve un percorso rapidissimo per mettere a disposizione delle imprese nuovo credito senza burocrazia, senza procedure valutative, a zero interessi, con 24 mesi di pre-ammortamento e 10 anni per la restituzione.

A questo andranno poi aggiunti nella manovra di aprile altri provvedimenti che Cna ha riassunto in un manifesto per la ripartenza che sarà presentato al Governo: dalla riduzione del cuneo fiscale e contributivo sui salari per tutto il 2020 allo sblocco dei debiti delle p.a. entro maggio, dalla sospensione di tutti i pagamenti tributari e contributivi fino a giugno e rateizzazione in 6 mesi ad incentivi per investimenti in sicurezza e sorveglianza nei luoghi di lavoro, dalla sospensione del codice degli appalti fino al 2021 e attivazione di procedure emergenziali ad azioni e interventi a sostegno del settore turismo e commercio che paga oggi il prezzo più alto della crisi economica.Stiamo quindi già lavorando sia a livello nazionale che locale per questo necessario cambio di rotta, perché o si avvia subito la riapertura in quelle imprese in grado di garantire i più alti livelli di sicurezza possibili o rischiamo di non avere un futuro”.

Il sindaco di Prato Matteo Biffoni ha scritto oggi al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dopo l'annuncio da parte del Governo della nascita di una task force di esperti, sulla necessità di aprire un confronto istituzionale governato e definito, dopo le singole sollecitazioni arrivate dal territorio alla Presidenza del Consiglio, che abbia come obiettivo di mettere le imprese del distretto pratese nelle condizioni di essere pronte alla riapertura non appena la situazione sanitaria lo consentirà.

Una lettera che ha lo scopo di avviare un percorso condiviso affinché all'avvio della cosiddetta fase 2 le imprese possano riaprire in sicurezza. "Non parlo di tempi di riapertura, quella è una valutazione che deve essere fatta complessivamente e nel rispetto della salute dei cittadini per non rendere vani i sacrifici fatti fino ad oggi - sottolinea il sindaco Matteo Biffoni -. Quello che si richiede è l'avvio di un'interlocuzione diretta e gestita per una valutazione e definizione dei parametri relativi alla fase di ripartenza del Paese, anche dal punto di vista economico e lavorativo".

Insomma, il distretto pratese, le sue aziende, si faranno già trovare pronte con tutti gli interventi necessari per garantire la ripresa delle attività nella piena sicurezza dei lavoratori confrontandosi con la task force appositamente creata.

Anche il deputato pratese di ‘Cambiamo!’ Giorgio Silli ha scritto al governo e al neo-presidente della task force per la ricostruzione: le sue preoccupazioni riguardano ancora una volta il presente e il futuro del distretto industriale di Prato. “Non possiamo arrenderci, non ora. Pasqua o non Pasqua siamo e rimaniamo sul pezzo”.

"L’emergenza colpisce duramente tutti i settori, tra i più colpiti ci sono il turismo, -si legge in un documento redatto da Cub, Cobas e Usb Firenze- il settore alberghiero, il commercio, l’allestimento standistico, il ricreativo culturale, i trasporti, il manifatturiero.Una crisi sistemica grave che rischierà di gettare nel bacino degli indigenti tantissimi cittadini che con fatica mantenevano già prima a stento le proprie attività lavorative, che si aggiungono a disoccupati, precari, lavoratori degli appalti, apprendisti, partite Iva e tante altre categorie a rischio.Da sottolineare che da sempre in Toscana, le difficoltà lavorative ed economiche vanno di pari passo con l’enorme problema dell’accesso alla Casa.

Difatti in una città con costi degli affitti tra i più alti di Italia, sono tante le famiglie costrette a situazioni di inadempienza e occupazione, per le quali, solo grazie alla mobilitazione delle organizzazioni impegnate, è stato possibile ottenere un blocco degli sfratti tuttavia solo momentaneo.In tale situazione drammatica dobbiamo preoccuparci anche delle situazioni di crisi industriale già in essere come la Bekaert, la Piaggio, la Gkn, la Lucchini, la Continental, solo per citarne alcune: situazioni in cui i lavoratori si aspettano risposte concrete da ammortizzatori sociali e rilanci industriali che nel caos generale rischiano di passare in secondo piano, evento che non sarebbe ammissibile".

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