Teatro della Toscana: alla Pergola "Delitto/Castigo"

Sergio Rubini e Luigi Lo Cascio in una lettura a due voci del tormento di Raskol’nikov

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 marzo 2018 15:48
Teatro della Toscana: alla Pergola

Dopo il successo di Provando…Dobbiamo Parlare, arriva al Teatro della Pergola da venerdì 23 a giovedì 29 marzo Delitto/Castigo, il nuovo progetto di “teatro non teatro” di Sergio Rubini, con Luigi Lo Cascio. Il racconto tormentato della presa di coscienza di una colpa e di una redenzione dell’epico romanzo di Dostoevskij diventa una lettura a due voci che fa vivere in prima persona al pubblico l’ossessione del protagonista.

“Vertigine e disagio – afferma Sergio Rubini, che dello spettacolo è regista oltre che interprete – accompagnano il lettore di Delitto e castigo. La vertigine di essere finiti dentro il tormento di un uomo che trova nell’omicidio la propria e unica affermazione di esistenza. Quindi, il delitto come specchio del proprio limite e orizzonte necessario da superare per l’autoaffermazione del sé”.

Delitto/Castigo è un invito a misurarsi con le proprie paure, i propri errori, per comprendere che la colpevolezza appartiene all’animo umano, tanto quanto la capacità di chiedere scusa e redimersi, anche a costo di perdere quella che tutti chiamiamo vita.

L’adattamento teatrale è di Sergio Rubini e Carla Cavalluzzi. In scena Francesco Bonomo, Francesca Pasquini e G.U.P. Alcaro, che cura anche il progetto sonoro.

Una produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana.

Un classico, potente, riflessivo e attuale pur a distanza di più di 130 anni. Pubblicato da Fëdor Dostoevskij nel 1886, Delitto e Castigo, sulla scia di Memorie dal sottosuolo e I fratelli Karamazov, ci colloca nella condizione di osservatori esterni di uno spaccato narrativo ben definita dal punto di vista spazio-temporale, oltre che dei personaggi e del contesto che li genera. Una situazione potenzialmente realistica, all’interno della quale l’autore russo porta avanti, con costanti e sottili riferimenti alla propria dimensione religiosa, una riflessione esistenziale necessaria per il lettore.

Attraverso la riscrittura e l’ausilio di un rumorista e di una cantante, Sergio Rubini e Luigi Lo Cascio con Delitto/Castigo conducono il pubblico in un viaggio tra i capitoli del romanzo e del tormento di Rodion Romanovič Raskol’nikov, un giovane povero e strozzato dai debiti, che uccide una vecchia e meschina usuraia, un assassinio che crea in lui una scissione. Una produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana, al Teatro della Pergola da venerdì 23 a giovedì 29 marzo.

Nel 2014 Rubini ha messo in scena un altro Delitto e castigo insieme a Pier Giorgio Bellocchio con la pièce - reading Una sera Delitto. Una sera Castigo.

“Per Delitto/Castigo ho lavorato sul romanzo con Carla Cavalluzzi – sostiene Sergio Rubini – l’abbiamo accerchiato lentamente, entrandovi dentro e operando una selezione di scene e personaggi. Raskol’nikov vive un conflitto che crea in lui una febbre, uno sdoppiamento. Un omicidio che produce un castigo, un’arma a doppio taglio. Com’è la scrittura del romanzo, dove la realtà, attraverso il racconto in terza persona, è continuamente interrotta e aggredita dalla voce-pensiero, in prima persona, del protagonista. Ed è proprio questa natura bitonale di Delitto e castigo a suggerire la possibilità di portarlo in scena attraverso una lettura a due voci”.

Delitto/Castigo fa rivivere, dunque, i lucidi ragionamenti di Raskol’nikov, in cui si rifiuta di provare rimorso, per dimostrare a se stesso di appartenere alla categoria di quelli che lui definisce i “napoleonici”, i grandi uomini, le menti superiori dalle idee rivoluzionarie, autorizzati a vivere e agire al di sopra della legge comune, perché tutte le loro azioni, anche quelle condannate dalla morale, hanno come fine ultimo il bene collettivo. Tenta di convincersi che l’omicidio della vecchia usuraia, poiché ha liberato dal giogo molti poveri creditori e eliminato dalla faccia della terra un essere maligno, non solo non è condannabile e non dovrebbe procurargli alcun pentimento, ma costituisce la dimostrazione stessa della sua appartenenza a una categoria superiore.

Dall’altro lato, però, viviamo il lento affiorare in lui della consapevolezza di non riuscire a sfuggire ai sensi di colpa e al terrore di essere scoperto. Alla fine deve rassegnarsi: non è un grande uomo, ma un “pidocchio”, e, come tale, merita una punizione.

In scena ci sono Francesco Bonomo, Francesca Pasquini e G.U.P. Alcaro, responsabile anche del progetto sonoro. Le voci sono di Federico Benvenuto, Simone Borrelli, Edoardo Coen, Alessandro Minati, le scene di Gregorio Botta, i costumi di Antonella D’Orsi, le musiche di Giuseppe Vadalà, le luci di Luca Barbati e Tommaso Toscano.

“In Delitto e Castigo non si trova una ragione, una risoluzione definitiva – prosegue Rubini – non ci si interroga sul perché del delitto, ma su come l’autore del delitto si comporti a partire dall’istante successivo al delitto. Si studiano le sue reazioni e ci si specchia nei suoi occhi, partecipi di una sofferenza che, seppur non originata da un atto grave quanto un delitto, può appartenerci e avere su di noi le stesse conseguenze, se non anche più gravi”.

Un’opera dove non esistono personaggi minori, ma dove ogni figura è portatrice di una propria potente visione del mondo. È stato il critico Michail Bachtin a inventare l’espressione “romanzo polifonico” parlando di Dostoevskij: l’autore non interviene mai all’interno del testo per pilotare le coscienze dei suoi personaggi. Ogni personaggio rappresenta in qualche modo un’idea, un’ossessione, un punto di vista sulle cose: è ideologicamente autorevole, autonomo, indipendente dalla visione dell’autore, che non fa altro che seguirne il naturale sviluppo senza intervenire e, soprattutto, senza piegarne la psicologia alle esigenze della trama.

“È uno dei testi di letteratura su cui mi sono formato da ragazzo – conclude Sergio Rubini – e sono i libri che mi hanno aperto uno sguardo sul mondo. Inoltre, ritengo che Dostoevskij, parlando dell’animo umano, sia senza tempo, sempre moderno e attuale”.

Foto gallery
In evidenza