Stupro a Firenze: a sette giorni dai fatti

Indagine sulla notte tra il 6 ed il 7 settembre quando due carabinieri in servizio entrano in casa di due studentesse americane

Antonio
Antonio Lenoci
14 settembre 2017 17:33
Stupro a Firenze: a sette giorni dai fatti

A distanza di una settimana dal fatto che ha sconvolto la città di Firenze, divenendo in poche ore un caso nazionale, molti gli appelli per una indagine 'rapida', ma 'seria' da parte della magistratura inquirente.Tante le 'indiscrezioni' poi smentite dalla Procura, che sembrano aver destabilizzato l'opinione pubblica producendo una quantità di commenti sui social di vario genere a seconda della visione ideologica con cui la vicenda viene interpretata. Il risultato è l'irreale attesa in cui molte convinzioni iniziano a vaciillare. Le studentesse che hanno denunciato di avere subito violenza sessuale da parte dei militari sono state sottoposte ad accertamenti alcolemici e tossicologici, che confermano lo stato di debolezza in cui si trovavavno, mentre i carabinieri sono stati sospesi e sottoposti ad interrogatorio separato dal quale sono emerse due confessioni, anche se di 'rapporti sessuali consenzienti'.

Ma ci sono i rilievi effettuati all'interno dello stabile tra l'ingresso, le scale, l'ascensore e l'appartamento. E i vestiti delle ragazze sottoposti ad esami, mentre mancano all'appello le divise e l'auto di servizio non ancora esaminati.Oltre alle cinque, sei irregolarità commesse dai militari, ad iniziare dal trasporto delle ragazze contrario al regolamento, ci sarebbero al vaglio degli inquirenti il monitoraggio dell'auto e i mancati contatti radio con la centrale operativa dell'Arma per circa un'ora nella notte.Per le ragazze due testimonianze pressoché complementari fin dalle prime ore, per i carabinieri due posizioni: il più alto in grado e più anziano in servizio è il primo a confessare e sarebbe, a detta del sottoposto più giovane, colui che ha deciso il trasporto delle giovani dal piazzale Michelangelo fino a piazza del Limbo.

Già perché poi c'è anche piazza del Limbo, l'unico slargo dove può essere parcheggiata un'auto tra le strettoie di Firenze e della stessa Borgo Santi Apostoli.La vicenda ad una settimana di distanza divide una Firenze ferita che si è stretta attorno alle giovani straniere offrendo loro sostegno e pronta ad organizzare anche cortei di solidarietà in sintonia con lo spirito di ospitalità ed accoglienza che cela l'imbarazzo e lo sdegno verso l'accaduto. Dall'altra una cittadinanza che stigmatizza la condotta delle ragazze, difende pregiudizialmente le forze dell'ordine e si riconosce nelle parole che il primo cittadino ha pronunciato e alle quali poi ha aggiunto una rettifica circa "sballo" da anni messo all'indice sociale con il nome di Movida.Le studentesse intanto sono state raggiunte dai famigliari e sarebbero pronte a rientrare in America, dopo appena un mese di permanenza a Firenze, ma non prima di aver rilasciato ulteriore testimonianza registrata stavolta come incidente probatorio ovvero davanti a magistrato, rappresentanti legali e consulenti delle parti, una prova non ripetibile ed utilizzabile a processo nell'udienza preliminare.

Nell'equazione perfetta affidata alla giustizia mancano ancora passaggi cruciali non solo ai fini giudiziari ed anche gli inquirenti, così come i personaggi attorno alla vicenda, non sono pochi. Gli Stati Uniti hanno preso 'molto seriamente' l'accaduto.La Procura della Repubblica, la Polizia scientifica e l'Azienda Sanitaria che ha preso in carico il Codice Rosa, ma anche l'Ambasciata Statunitense e poi ci sono il Ministero della Difesa e l'Arma dei Carabinieri che si è costituita parte civile così come ha fatto il Comune di Firenze.Il danno d'immagine del quale pure si è parlato, è stato messo all'angolo da chi ha invitato a non perdere di vista le vittime e la gravità di quanto avvenuto. Oltre l'immagine, di Firenze, vi è però un'opinione pubblica da servire ed un diritto alla verità, ma diciamo pure un dovere.

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