Studenti stranieri a Firenze: americani turisti, ma non cittadini

Ci sono stranieri e stranieri: gli americani, ad esempio, sono un business

Antonio
Antonio Lenoci
05 maggio 2015 11:36
Studenti stranieri a Firenze: americani turisti, ma non cittadini

Il rapporto Irpet Educating in Paradise presentato ad inizio 2015 parla chiaro: in Toscana ci sono almeno 50 istituti americani o stranieri rivolti a studenti stranieri e circa 5.000 studenti che si innamorano dell'Italia: che non stanno mai fermi, non aspettano l'autobus. Comprano il biglietto aereo o si infilano in un treno ed il fine settimana lo fanno in Sicilia, però vista Vesuvio, oppure a Parigi angolo Lisbona, a pochi passi da piazza San Marco con il Colosseo e gli scavi di Pompei.Investimenti delle varie istituzioni, pubbliche e private, rette degli studenti, fornitori, attività di recupero edilizio e solo in Toscana compaiono 3000 posti di lavoro, di cui 1000 solo di personale scolastico.

Una vacanza studio che comporta una grande promozione del territorio. Basta pensare a cosa può fare un buon Selfie con pane e salame quando viene visualizzato in America. Parliamo di un business da circa 150 milioni di euro e la Toscana è seconda solo al Lazio.

Ma come vivono gli studenti la loro vita a Firenze? Per scoprirlo abbiamo chiesto aiuto alla dottoressa Rosa Cuda, Direttrice del Middlebury College di Firenze dove si leggono Mario Luzi e Vasco Pratolini, ed ancora le poesie di Marinetti, Folgore, Palazzeschi, Montale, oppure Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino e si guardano film come Cronache di poveri amanti.Firenze è ancora la culla della cultura? "La realtà è un po' cambiata - spiega la Direttrice - ma gli americani sono sempre interessati alla cultura italiana e fiorentina in particolare.

L'aspetto che maggiormente attira gli studenti è la storia dell'arte, quella cultura che manca negli Stati Uniti e quindi arrivano per vedere cose molto tradizionali come le architetture e le sculture di Firenze". Vivere a Firenze è facile per loro? "Noi li costringiamo a parlare in italiano, è per questo che vengono da noi ed è una prerogativa del nostro istituto, e quindi il desiderio è proprio quello di integrarsi.. cosa molto difficile però...".

Perché? "Non c'è molto interesse da parte degli italiani di conoscere gli studenti stranieri. Mancano occasioni e spazi condivisi e non ci sono aperture neppure da parte delle istituzioni nel creare occasioni di dialogo. Noi li mandiamo a frequentare corsi con ragazzi italiani, ma il sistema universitario qui impone tempi ristretti in cui si va da una lezione ad un'altra senza momenti di scambio culturale. I fiorentini poi non hanno approccio verso gli studenti, non domandano loro nulla e non si informano".Forse l'Università di Firenze crede che facciano gruppo da soli? "Gli studenti stranieri che arrivano non sono matricole, mentre spesso le amicizie nascono all'inizio.

Lo studente americano arriva a Firenze quando è al terzo anno, ed i gruppetti di studio tra italiani sono già formati. Ricordiamoci poi che frequentano corsi singoli non corsi di laurea e quindi non è come essere compagni di classe". Scusi.. ma chi organizza gli eventi? "Noi li organizziamo, da soli". Ma qualcuno si fa avanti almeno per ricevere visite nei musei? "Per avere visite certo, anche le istituzioni si fanno avanti e le opportunità sono molte da parte di tutti, sia dalla cultura con la "C" maiuscola a quella minore, la città si offre volentieri".Vediamo se abbiamo capito.

Lo studente straniero è visto come turista fruitore di musei, ma non come cittadino? "Esatto. Noi abbiamo diverse regole per incentivare l'aggregazione ad esempio non permettiamo che più di due studenti americani possano vivere insieme, non vogliamo che arrivino ad occupare un appartamento con 5 posti letto e fare poi un gruppo chiuso. Le nostre forze più che sui corsi sono impegnate nel capire come fare per integrare i nostri ragazzi nella città e nonostante siamo qui dal 1960 questa è una cosa che ancora vediamo come un ostacolo.

Negli anni 60 e fino al 1980 è stato più facile, oggi non lo è".Cosa si potrebbe fare? "E' difficile dare un consiglio alle amministrazioni perché non basta creare un evento unico. L'Università e l'Accademia potrebbero aprire di più agli scambi reciproci.. ma io dico sempre durante le riunioni che facciamo tra direttori che se Firenze avesse eventi per studenti potremmo partecipare anche noi..".Stop. Aspetti.. quindi gli studenti non sono proprio considerati? "Firenze non è una città universitaria, non incentiva neppure chi è qui.

Basterebbe avere degli eventi ed i nostri ragazzi potrebbero andare a quelli".Ed il divertimento notturno? "I locali sono una realtà diversa: i nostri studenti fanno attività sportiva, tirocini o volontariato quindi fanno esperienze extra curriculari di vario genere. La vita sociale non ci ha mai dato grossi problemi in merito alla Movida ma ricordo che a 20 anni hanno diritto di divertirsi. Se poi Firenze offre l'opportunità di aprire tanti locali tutti in una strada non è colpa di chi li frequenta se c'è confusione.

Detto questo i nostri ragazzi arrivano per integrarsi e quindi vanno in posti diversi da quelli che possano essere ritenuti "per stranieri", restano lontani dalla classica Movida. Non ho mai vissuto da direttrice situazioni in cui i ragazzi si siano messi in pericolo, è giusto uscire la sera ma occorre essere rispettosi".Esistono delle regole interne? "Noi facciamo orientation con la polizia e rappresentanti del consolato americano presso le nostre sedi e ricordiamo che si devono rispettare le regole e le persone senza dare fastidio.

Costantemente comunichiamo loro la cultura del rispetto e che ci sono responsabilità e conseguenze per chi supera i limiti. Se lo studente italiano sbaglia non viene cacciato dall'Università e rispedito a casa, ai nostri invece può accadere di essere mandati a casa perché le regole sono ferree. Soprattutto sono cittadini di Firenze e devono vivere la città come tali".Avete organizzato qualcosa per seguire le riprese di Inferno? "Già..

- sorride - però no.. perché non vogliamo partecipare ad eventi dove la lingua parlata non sia italiana, ma abbiamo avvisato che il set si trova a Firenze".Però sulle tracce di Dante ci andranno volentieri? "Quello assolutamente, lo faranno in modo non ufficiale seguendo il loro principio che è quello di studiare la lingua italiana e lo faranno con piacere raccontandolo poi ad amici e parenti" e facendo così promozione. 

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