Solliccianino: detenuti pronti allo sciopero della fame

La CGIL chiede chiarezza sulla sorte dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo Fiorentino. Il garante dei detenuti della Toscana Corleone visitato la struttura di Gorgona

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 aprile 2015 18:39
Solliccianino: detenuti pronti allo sciopero della fame

Come è noto, in attuazione della Legge Marino, il 31 marzo scorso è scaduto il termine per la chiusura definitiva degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. In Toscana l'istituto interessato è quello di Montelupo Fiorentino. La gestione degli ex internati è stata quindi demandata alla Regione Toscana e al SSN. La Regione Toscana, dopo diverse possibili opzioni, ha deciso che la struttura dedicata all’accoglienza dei pazienti in situazione di maggiore gravità (REMS) sia situata all'interno della struttura a detenzione attenuata Mario Gozzini, conosciuta dai più come Solliccianino.

“Siamo pronti allo sciopero della fame collettivo”. I detenuti dell’istituto penitenziario Mario Gozzini, dopo aver scritto una lettera aperta, si preparano a questa estrema azione qualora non ci siano risposte certe sul futuro del carcere, chiamato più comunemente Solliccianino. I reclusi, nonché la direttrice dell’istituto, Margherita Michelini, temono che il trasferimento di 20 internati dall’Opg di Montelupo comporterà la chiusura definitiva di Solliccianino e il trasferimento dei reclusi a Sollicciano. A darne conto sono le parlamentari toscane di Sinistra Ecologia Libertà, sen.

Alessia Petraglia e on. Marisa Nicchi che venerdì mattina hanno visitato l’istituto e incontrato la direttrice e tutti i reclusi, con i quali hanno parlato uno ad uno esprimendo forte preoccupazione. “Solliccianino è un carcere modello dove i detenuti sono trattati come persone e non come numeri, dove hanno la possibilità di seguire corsi di formazione e dove molti sono inseriti in progetti lavorativi – hanno detto le parlamentari di Sel Nicchi e Petraglia - Il trasferimento degli internati dell’Opg non è compatibile con l’organizzazione di questo istituto e temiamo, come spiegato dai detenuti e dalla direttrice, che questo trasferimento possa coincidere con la chiusura definitiva del Gozzini come carcere a custodia attenuata". "L’esperienza di Solliccianino dovrebbe essere valorizzata ed estesa, non messa in discussione - hanno proseguito - Con il trasferimento dei pazienti dell’Opg al Gozzini siamo di fronte al fallimento della Regione Toscana, di cui chiediamo il commissariamento, perché gli internati, contrariamente alle indicazioni del Governo, saranno praticamente trasferiti in un altro carcere.

E siamo profondamente colpite dall'atteggiamento della Ministra Leorenzin, che anzichè esigere l'attuazione della legge da parte delle Regioni preferisce far finta di nulla, mentre l'Opg di Montelupo pare destinato a rimanere aperto fino alla fine dell'anno. Comprendiamo bene che il tema degli Opg e dei carcerati non sia così attraente in campagna elettorale - concludono - ma tanto dall'assessore Stefania Saccardi, quanto dal Presidente Rossi ci saremmo aspettati qualcosa di più del vergognoso silenzio che grava su questa vicenda".

La CGIL e la FP CGIL di Firenze esprimono preoccupazione e forte perplessità per la soluzione individuata dalla Regione per due fondamentali ragioni: l’evidente rischio di compromettere una esperienza di rilevante valore sociale e civile come quella della “Custodia Attenuata” prevista all'istituto Gozzini. Una struttura, quella di Solliccianino, impegnata dal 1989 nella realizzazione di interventi terapeutici e psico-socio-educativi a favore di una parte della popolazione detenuta. Un fiore all'occhiello nel settore del trattamento riabilitativo e del reinserimento sociale, così come previsto dalla Costituzione. Altro fondamentale elemento di preoccupazione è che la Legge Marino, che ha disposto la chiusura degli OPG, esclude che le REMS siano collocate all'interno di strutture penitenziarie come è appunto l’istituto Mario Gozzini.

Si disattendono in tal modo il senso e le finalità della legge che ha voluto separare il trattamento sanitario, pur in situazione di custodia e di sicurezza, dalla condizione detentiva.

O diventa un carcere esemplare o così non ha più senso di esistere. Dopo aver visitato l’istituto penitenziario dell’isola di Gorgona, dove sono recluse 58 persone, il garante dei detenuti della Toscana, Franco Corleone, ha parlato della mancanza dell’idea del significato della pena e del modello. Si tratta di capire – questo il pensiero del garante, che nella visita è stato accompagnato dal garante dei detenuti di Livorno, Marco Solimano – perché tenere un carcere su un’isola.

Mentre in passato si trattava di istituti speciali o per confinati, oggi ha senso se diventa qualcosa di alternativo con un progetto ben definito. Sugli interventi da compiere, Corleone ha specificato che andrebbe ampliata la vocazione dell’isola, un modello dal punto di vista ambientale, sociale e culturale, immaginando anche un intervento pubblico. L’isola – è la proposta di Corleone – potrebbe essere un richiamo per i corsi professionali: si potrebbero organizzare iniziative per alcune categorie di professionisti e far gestire ai detenuti l’accoglienza, lavorerebbero così per un progetto di sociabilità. Corleone ha definito Gorgona un “paradiso” dove i detenuti vivono in celle singole, spaziose, ben ammobiliate e con bagni decenti.

Sarebbe – ha detto – il luogo ideale per sperimentare il diritto all’affettività in carcere. Il garante ha, però, ricordato anche i numerosi problemi di questa realtà a partire dalla mancanza di trasporti ai costi eccessivi per il mantenimento della struttura alla carenza di lavoro per i detenuti. Non c’è più il collegamento della Toremar, ha rilevato il garante regionale, e per arrivare sull’isola ci vuole la pilotina della polizia penitenziaria. Quanto all’energia, è stato fatto un impianto con 11 generatori a gasolio, costato 2 milioni di euro e ogni giorno per farlo funzionare occorrono 400 litri di gasolio, nessuno ha pensato ai pannelli solari o all’eolico.

Manca, infine, il lavoro per i detenuti, e quello che c’è non ha riconoscimenti professionali. I detenuti sono occupati solo tre ore al giorno nella manutenzione dei fabbricati o nel forno e non più cinque ore come in passato. Sono diminuite le attività, ha aggiunto Corleone, non ci sono più né l’allevamento delle orate ne’ la coltivazione delle piante officinali, ne’ la produzione di olio e il caseificio è stato chiuso. Il garante ha ricordato che sull’isola ci sono circa 500 capi di bestiame tra bovini, suini e ovini e le difficoltà, in mancanza di pascoli, del loro allevamento.

L’unica cosa che funziona, questo la sua valutazione, è la tenuta Frescobaldi per la produzione di vino, ma sono impiegati pochi detenuti. Corleone ha infine proposto, tra le ipotesi per il rilancio di Gorgona, una riunione di tutti i garanti dei detenuti da tenersi a luglio. La prossima settimana il garante regionale terminerà il giro di visite alle carceri toscane: lunedì 20 sarà alla casa circondariale femminile di Empoli e martedì 21 all’Opg di Montelupo.

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