Slow Food sul vivaismo pistoiese

Il Comitato Esecutivo della Chiocciola Toscana: positiva la decisione dell'Amministrazione Comunale di Pistoia sulle aree destinate ai vivai.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 maggio 2016 09:43
Slow Food sul vivaismo pistoiese

FIRENZE -Come Slow Food Toscana vogliamo proporre la nostra opinione positiva sulla decisione dell’Amministrazione Comunale di Pistoia di non estendere le aree vocate all’attività vivaistica. Riteniamo anche noi che l'ampliamento porterebbe ad insediare l’attività vivaistica in aree collinari già molto fragili da un punto di vista ambientale, modificando natura e fisionomia del paesaggio.La difesa del suolo e del paesaggio non è “togliere l’uomo”, creare oasi per turisti a targhe alterne, isolare e realizzare musei a cielo aperto.

Al contrario è tornare ad abitare ed occuparsi di territorio, di fertilità del suolo, di salubrità dell’acqua, tornare a stringere legami con la terra e a pianificare la gestione dello spazio.Questo perché il consumo di territorio cresce di giorno in giorno, oggi si parla di 8 mq al secondo. 22.000 km quadrati della superficie del nostro Paese sono costruiti, occupati da edifici, strade, infrastrutture. Tra il 2009 e il 2012 abbiamo perso 720 km quadrati di suolo, come se prendessimo le città di Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Palermo e le mettessimo una di fianco all’altra.Stiamo parlando di suolo fertile, cioè della terra su cui dobbiamo coltivare il nostro cibo.

Sono già molti i paesi europei che non possono vantare l’indipendenza nella produzione alimentare.Stiamo distruggendo il paesaggio che per secoli ha fatto dell’Italia il Belpaese e di conseguenza compromettendo il più importante asset economico del nostro paese e della nostra regione: quel turismo, che genera e conserva migliaia di posti di lavoro, attuali e futuri.Nella nostra regione, il sistema agricolo ha creato e mantiene quel paesaggio, le colline, gli uliveti, i vigneti che si confermano uno dei più importanti richiami per i visitatori da ogni parte del mondo.Non il vivaismo.Purtroppo l’attività vivaistica costituisce un’altra modalità dell’occupazione di suolo, lontana da un uso sostenibile della terra: non sono le distese di vivai che fanno la tipicità del paesaggio toscano.Non si pensi a una anacronistica contrapposizione fra le ragioni dello sviluppo e quelle dell'ambiente o della salute dei cittadini, noi crediamo sia solo buonsenso.Non si nega che il vivaismo sia un settore economico strategico per il nostro territorio e che vada sostenuto (magari rivedendo con attenzione le pratiche di sostenibilità da perseguire e adeguandosi ogni volta che è possibile), ma sostenere che le difficoltà di questo settore siano legate all’impossibilità di espandersi in collina ha del grottesco e può sfociare nel ridicolo.Il vivaismo risente della congiuntura generale negativa, soprattutto nel mercato interno, e della contrazione nei mercati esteri, che si stanno organizzando per produrre le nostre stesse piante, lo confermavano voci dello stesso settore vivaistico sulla stampa poco più di un anno fa (novembre 2014).È in Parlamento un disegno di legge a tutela del territorio agricolo e del paesaggio rurale, un primo passo per proteggere almeno in parte quel che resta del patrimonio di bellezza delle nostre campagne e delle nostre periferie, negli ultimi sessant’anni pesantemente cementificate, impermeabilizzate, rese meno fertili, ferite, deturpate.

Non ci sembra di ricordare che questo disegno di legge parli di vivaismo, ma forse ci sbagliamo.È anacronistica e superata la visione di chi ritiene la salvaguardia del suolo e del paesaggio pura poesia, una fatua decorazione per anime belle: occorre sapersi muovere da quella visione, saper leggere il territorio, sforzarsi di comprenderlo per interpretarlo.Il territorio agricolo del nostro paese è la nostra identità, è ciò che siamo e ciò che eravamo. Determina la qualità di ciò che saremo.

Prendersene cura significa pensare anche a ciò che vogliamo per i nostri figli.

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