Sicurezza sul lavoro: il Consiglio regionale approva con voto unanime una proposta di risoluzione

La seduta speciale si è chiusa mettendo nero su bianco le azioni da intraprendere in tema di sicurezza. L’intervento del presidente nella seduta speciale del Consiglio regionale Rossi: "Tema centrale per fine legislatura". Saccardi: "Infortuni mortali in calo, ma la Regione intensifica l'impegno". Martelli (Acli Toscana): “Per fermare le morti bianche, lavoro di squadra fra istituzioni, imprese e sindacati”. Sinistra Italiana Toscana: “Piaga inaccettabile. Servono maggiori risorse per garantire controlli più efficaci e di qualità”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 aprile 2018 22:56
Sicurezza sul lavoro: il Consiglio regionale approva con voto unanime una proposta di risoluzione

Firenze, 18 parile 2018- A conclusione della seduta speciale sul tema della sicurezza sul lavoro, il Consiglio regionale ha approvato con voto unanime una proposta di risoluzione in merito alle azioni da intraprendere a riguardo. Con il documento, firmato da consiglieri di tutti i gruppi, l’aula impegna la Giunta regionale a rilanciare la questione salute e sicurezza nei luoghi di lavoro partendo dalle azioni volte, tra le altre cose, a individuare i settori di maggior rischio per i lavoratori, a promuovere il coordinamento interistituzionale con tutte le autorità competenti in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, a contribuire alla completa attuazione dei progetti speciali regionali già attivi, come quello sulla sicurezza nella lavorazione del marmo o per le imprese cinesi. Inoltre, la proposta di risoluzione impegna il governo regionale a prevedere il potenziamento delle strutture della prevenzione “rivedendo l’attuale assetto organizzativo con la finalità di dare centralità all’area prevenzione e sicurezza sul lavoro della Regione Toscana”; a verificare la possibile realizzazione di un nuovo sistema organizzativo maggiormente integrato tra settore ambientale e sanitario; ad attivarsi in Conferenza Stato-Regioni per definire le nuove politiche di prevenzione da attuare, le risorse da impiegare, gli obiettivi da raggiungere; ad attivarsi nei confronti del Parlamento e del prossimo Governo nazionale “affinché vengano previste ulteriori misure stringenti per la salute e la sicurezza sul lavoro e di contrasto al precariato, anche in considerazione della connessione fra tutele contrattuali, diritti dei lavoratori e garanzia della salute e della sicurezza sul lavoro”.

Più autonomia alla Regione per rafforzare le politiche di sicurezza nei luoghi di lavoro. La proposta che arriva dal presidente della Toscana Enrico Rossi al Consiglio regionale è quella di “chiudere la legislatura rafforzando la questione lavoro” e di “aprire una trattativa con il governo nazionale”. Quanto accaduto da gennaio, spiega Rossi, “è veramente impressionante, il presidente della Repubblica ha avuto parole importanti per rimettere al centro il tema della sicurezza sul lavoro.

Nella mia esperienza, piuttosto lunga, devo dire che è vera l’idea che l’incidente nei luoghi di lavoro non è fatalità. E tutte le volte che la comunità-impresa si è impegnata, i risultati si sono visti, anche laddove pareva impossibile raggiungerli”. Il presidente ricorda Piombino, dove “le morti sul lavoro sono cessate dopo che si è presa una grande iniziativa, eppure la situazione era complicatissima”. Sull’incidente di Livorno: “Mi ha colpito particolarmente la situazione di Livorno.

È inquietante domandarci se ciò che accaduto è frutto di una scintilla. La sequela di operai morti nelle cisterne nel nostro paese è inquietante: manca una direttiva specifica in applicazione della legge 81”. Per la corretta applicazione di quella legge, ricorda il presidente, “manca anche la certificazione delle imprese”. Si delinea, secondo Rossi, un quadro non usuale, “che chiama in causa diverse competenze e sul quale bisogna lavorare. Mi prendo l’impegno a farlo nei prossimi giorni.

Bisogna contestualizzare la necessità della sicurezza sul lavoro al porto, sulla quale la Toscana ha fatto cose egregie, con una situazione complessiva che chiama in causa la legge Seveso sulle aziende ad alto rischio e la legge 81. Da Livorno proviene un segnale forte che ci chiama a verificare se l’integrazione delle competenze è a un livello adeguato”. Positiva la valutazione dei progetti speciali, che secondo il presidente dovrebbero essere estesi e riproposti. “Credo nei progetti speciali, quello di Prato ha dato particolari risultati, l’80 per cento delle aziende cinesi visitate si è messo sostanzialmente in regola.

I dormitori non sono più nei laboratori, le notizie di reato sono diminuite in modo precipitoso”. Prato è un esempio di un impegno che ha portato risultati per effetto di “una azione intensiva e costante, con l’assunzione di settanta giovani”. Di qui, la contrarietà “al tetto alle assunzioni in sanità” e la proposta rivolta ai consiglieri di “fare tutti insieme la battaglia”. Rossi rivendica la necessità di un margine di maggiore autonomia e richiama il ricorso alla Corte costituzionale, “che è una cosa seria”.

Per replicare l’esperienza di Prato, “dobbiamo avere la possibilità di assumere”. E per tenere “al centro la legalità, il lavoro, la sua dignità”, prosegue Rossi, “dobbiamo porre il tema di come queste cose si raccordano. Non ero favorevole all’autonomia, ma è una questione in campo: il tema dell’ispettorato del lavoro deve diventare materia concorrente. Anche a tutela di quegli imprenditori che chiedono più controlli perché non vogliono essere messi fuori mercato da chi si comporta male”.

Sicurezza sul posto di lavoro, lotta all’evasione fiscale e lotta al lavoro nero: “Questi i tre piedi della legalità sul lavoro. A Prato sono state le imprese a chiedere di fare più controlli. Dobbiamo porre una questione politica e fare come Regione la nostra parte. Cercheremo di estendere i progetti speciali per quanto possibile e se i nostri bilanci sono a posto, vorremmo avere la possibilità di assumere. Se nascesse una centrale di studio ed elaborazione delle politiche su questi temi, questo potrebbe spingere la Toscana ad avere un ruolo attivo”.

Il presidente chiude con un invito: “Sono contento che i sindacati nazionali abbiano scelto la Toscana e Prato per celebrare il Primo Maggio. La Regione sarà lì”.

Gli infortuni mortali sul lavoro e le malattie professionali sono in lenta decrescita, ma il problema della sicurezza sul lavoro non è affatto superato, e richiama la Regione a un impegno costante e sempre più intenso.". Con queste parole l'assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi ha aperto stamani la seduta speciale del Consiglio regionale dedicata alla sicurezza sul lavoro. "Gli infortuni sul lavoro - ha informato Saccardi - sono calati dai 50.062 (di cui 8.277 in itinere) del 2016 ai 49.083 (di cui 7.602 in itinere) del 2017.

E anche gli infortuni mortali sono diminuiti: dai 120 del 2015 (di cui 35 in itinere) ai 75 nel 2016 (di cui 27 in itinere), ai 72 nel 2017 (di cui 22 in itinere). E anche le malattie professionali vedono una flessione, ma nei primi mesi del 2018 le denunce sono state già 1.220. L'aumento delle denunce di malattie professionali va comunque considerato un elemento positivo - ha sottolineato l'assessore - perché è il risultato di azioni specifiche dei dipartimenti di prevenzione". L'assessore ha ricordato il Piano straordinario lavoro sicuro, che ha potenziato i controlli nelle aziende cinesi a Prato: "Sono state controllate 8.200 ditte, il 60% delle quali sono state trovate non in regola, e sono stati incassati 13 milioni di multe.

Nella seconda ispezione le carenze riscontrate sono state più lievi, e quelle gravi riscontrate nella prima ispezione sono scese al 23%". Poi il Piano quinquennale sicurezza messo in campo nel 2016, che prevede numerose azioni nei comparti produttivi con controlli tra l'altro in edilizia, agricoltura, nei settori estrattivo-lapideo, portuale-cantieristica, navale-pesca. Ancora, il Piano regionale per la prevenzione, del 2015, con lo sviluppo di 9 progetti, tra i quali la sorveglianza sanitaria degli ex esposti all'amianto, l'emersione delle malattie professionali, la cultura della sicurezza nelle scuole, la qualità della vigilanza, il controllo per la sicurezza chimica. Nel 2016, è stato redatto il Piano straordinario per la sicurezza nella lavorazione del marmo, che prevede l'acquisizione di risorse strumentali (pc, auto) e umane (ingegneri, geologi) per i controlli in cava, il potenziamento dei controlli anche nei laboratori, la realizzazione di una campagna di comunicazione e corsi di formazione sull'attività estrattiva. Oltre ai piani e ai programmi, l'assessore Saccardi ha fatto presente che esiste un Comitato (in cui sono rappresentate associazioni datoriali, sindacati, Asl, ispettorato del lavoro) che stabilisce la vigilanza sui settori più a rischio, come edilizia e agricoltura, e che ogni anno individua comparti nuovi: quest'anno sono programmate ispezioni sulle ditte di autotrasporti e industrie a rischio per ambienti confinati. Infine il Protocollo porti, che si concentra sulla sicurezza in ambito portuale. "Per questi piani e programmi – ha informato Stefania Saccardi – la Regione ha destinato in quattro anni oltre 25 milioni di euro, dei quali 23 già liquidati alle aziende sanitarie.

Con il fondo di solidarietà istituito nel 2008, la Regione indennizza i familiari delle vittime cadute sul lavoro: nel 2015 sono state indennizzate 39 persone per 869.000 euro; nel 2016, 29 persone per 663.000 euro e nel 2017, 18 per 548.000 euro". La campagna di comunicazione regionale "L'unione fa la sicurezza", varata nel marzo 2017 su radio, tv, quotidiani, riviste e on line e con affissioni su bus, pensiline e grandi superfici, è stata poi declinata per le imprese cinesi, il comparto attività estrattive, il lavoro nei porti. L'assessore ha concluso il suo intervento sottolineando la necessità di un rilancio delle azioni regionali sul tema della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, individuando i settori più a rischio e promuovendo il coordinamento tra le istituzioni e il completamento dell'attuazione dei progetti regionali già attivi, come quelli per il settore marmifero o per le imprese cinesi.

In programma il potenziamento delle attività di formazione nelle scuole e sui medici che si occupano di sorveglianza sanitaria degli apprendisti.

Apprezzata la vicinanza della Regione, che è stata avvertita particolarmente nell’occasione della fiaccolata svolta a Livorno dopo l’ennesima morte sul lavoro, è ora necessario un ulteriore passo in avanti. E’ questo il concetto ribadito da Francesco Gazzetti (Pd) nel suo intervento. “I cittadini di Livorno hanno espresso una grande partecipazione e la presenza del Gonfalone e dell’assessore regionale è stata importante – ha detto Gazzetti -. Ora è necessario fare uno sforzo affinché alle parole seguano i fatti, per dare vita a nuovi provvedimenti concreti per migliorare la sicurezza sul lavoro nella nostra regione”.

Il capogruppo del Pd Leonardo Marras ha annunciato la presentazione di una proposta di risoluzione, da concordarsi in maniera unitaria con tutti i capigruppo e da votare entro il termine della seduta odierna. “La Toscana, colpita ulteriormente da fatti molto gravi, reagisce anche facendo leva sulla sua cultura civile”, ha dichiarato Marras. Una cultura civile che “possiamo vantare con orgoglio, dalla fase avanzata di grande qualità della medicina del lavoro, alla cultura della prevenzione che la Toscana ha praticato ante litteram”.

C’è stata una fase, sostiene Marras, “nella quale, in conseguenza della crisi economica anche in Toscana è calata la tensione, con il picco del 2015 a confermarci che l’attenzione non può mai venire meno”. Tuttavia, prosegue Marras, “dobbiamo domandarci perché nonostante tutto questi fatti accadano ancora anche nella nostra regione. Non possiamo pensare di dotarci di strumenti appropriati solo nei momenti di crisi. Il presidente Rossi – aggiunge il capogruppo Pd – ci ha offerto due spunti da sviluppare: serve uno strumento organizzativo permanente, una struttura che garantisca coordinamento nel sistema dei controlli”.

Il secondo spunto riguarda “l’apertura di un nuovo dibattito sull’autonomia regionale. Sui temi della sanità e in particolare in termini di sicurezza del lavoro, possiamo chiedere maggiore autonomia allo Stato, perché noi siamo in grado di dispiegare la nostra esperienza e un nostro modello”.

“A causa del mio lavoro ho visto e toccato con mano molti di questi incidenti – ha commentato Monica Pecori (Gruppo misto-Tpt) – e spesso si tratta di morti assurde. Penso al ragazzo salito sul tetto del capannone con le scarpe da ginnastica, a quello che dalla nave, per fare prima, invece di scendere le scale saltava nel cestello, ai lavoratori caduti perché non indossavano la cintura di sicurezza”. “Le cause sono sempre le stesse – ha proseguito Pecori -: la mancanza del rispetto della normativa, che in Italia c’è. Chiedo che i dipartimenti per la prevenzione, che sono in sofferenza per la mancanza di turn over, vengano rafforzati con l'assunzione di nuovi tecnici e con investimenti per la loro formazione”.

Per Jacopo Alberti (Lega) “il vero problema sono i controlli”. “Non sono sufficienti i controlli sull’applicazione delle leggi – ha detto -. Le leggi esistono, serve chi le faccia rispettare. Molti incidenti accadono per disattenzione o per inesperienza, perché il lavoratore non viene adeguatamente formato a evitare i rischi, tanto più in un momento in cui le aziende lavorano con un basso margine di profitto”.

“La libera impresa non può prescindere dalla sicurezza sul lavoro. Ogni morte bianca è di troppo, rappresenta un insulto a tutta la comunità”. E’ questa la posizione espressa da Andrea Quartini (M5S), il quale ha avanzato una proposta: adottare per la sicurezza sul lavoro gli stessi metodi che si usano in sanità per la gestione del rischio clinico. “Chiedo di valutare, anche in commissione Sanità, se sia possibile usare per i piani di sicurezza delle varie filiere produttive le stesse tecniche che si usano nel risk management: ogni evento, anche non grave, deve essere considerato come un evento sentinella, che impegna tutto il sistema in una valutazione attenta e seria per migliorare le procedure ed eliminare i problemi”.

Anche Maurizio Marchetti (Fi), dopo aver espresso vicinanza alle famiglie delle vittime, ha ribadito che per motivi di lavoro si è trovato spesso davanti a situazioni paradossali, come “maestranze che lavorano sul cantiere con le infradito e che salgono sui ponteggi senza alcuna protezione”. “In questi anni si è fatto molto per la sicurezza e le cose sono molto cambiate – ha detto – ma molto resta ancora da fare, e i controlli devono essere intensificati. Due gli aspetti da tenere in considerazione: la formazione dei lavoratori, su cui bisogna investire, e la consapevolezza, da implementare, che anche in un momento in cui gli appalti vengono presi con un margine risicato non si può fare economia sulla sicurezza”.

“La ripresa dell’occupazione non può andare di pari passo con l’aumento degli incidenti, anche mortali. Nei primi 100 giorni del 2018 siamo già a 11 vittime, secondo i dati dell’Osservatorio indipendente di Bologna. E guai a parlare di fatalità! Servono un’attività di prevenzione e dei controlli più stringenti, che vanno però di pari passo con un incremento di risorse di personale”. Ad affermarlo sono i coordinatori di Sinistra Italiana Toscana Daniela Lastri e Marco Sabatini in occasione della seduta speciale del Consiglio regionale dedicata alla sicurezza sul lavoro.

“Non dobbiamo permettere che, una volta passata l’emotività per una tragedia, si spengano le luci: ci vuole un’attenzione costante 365 giorni l’anno”. “La precarietà dell’occupazione e una scarsa regolamentazione sono diventate la norma, due fattori che rendono più probabili gli incidenti, specialmente in periodi di crisi, quando la salute e la sicurezza vengono colpevolmente messi in secondo piano. Per fare un’inversione di rotta è necessario coinvolgere tutti gli attori: lavoratori, sindacati e aziende.

Giusto chiamare in causa la responsabilità sociale delle imprese, ma anche le istituzioni facciano la loro parte. Molti infortuni avvengono per l’assenza e qualità di procedure operative così come per la scarsa, o addirittura assente, formazione dei lavoratori alla sicurezza. Ma queste attività, come quelle di controllo, non devono tendere genericamente a ‘fare numeri’, bensì essere di qualità per ottenere risultati concreti. È fondamentale selezionare gli obiettivi, in modo da massimizzare l’efficacia.

Altrettanto grave - continuano i coordinatori di Sinistra Italiana - è il problema delle malattie da lavoro. E allora ci chiediamo: come sono i rapporti tra istituzioni locali e Università, dove si formano medici e tecnici? Dobbiamo verificare i programmi e le azioni intraprese, oltre ad aprire una riflessione sulle strutture pubbliche dedicate, anche in Toscana”.

Per Serena Spinelli (Art.1-Mdp) “la sicurezza non è definita da un solo tema, ma è un incrocio di tanti fattori, a partire da una scelta consapevole e culturale da parte delle aziende e dei lavoratori, che devono essere adeguatamente formati”. “La Regione – ha ribadito la consigliera – deve agire per incrementare la consapevolezza che la sicurezza è un valore fondamentale per tutti, altrimenti i controlli da soli non bastano. E deve rafforzare i dipartimenti per la prevenzione, dotandoli delle nuove competenze necessarie anche in relazione al mondo del lavoro che cambia”.

Paolo Marcheschi (Fdi) ha sottolineato che “in Italia la normativa nazionale è ancora incompleta e questo genera zone d’ombra, con il rischio che alcune aziende siano indotte a lavorare nell’irregolarità. Soprattutto per le piccole e medie imprese c’è bisogno di poche regole, chiare, precise e trasparenti”. Secondo Marcheschi è inoltre necessario, anche per aggirare la concorrenza sleale di chi lavora in Italia e all’estero senza rispettare la normativa in materia, agire sulla consapevolezza del consumatore “affinché scelga il prodotto nato nel rispetto della sicurezza”. Infine il consigliere ha chiesto alla Regione, che ha accorpato il settore della prevenzione sotto un unico dirigente insieme ad altri, di “ritornare sui propri passi, come già invita a fare una mozione approvata in Consiglio regionale”. 

“Pensare che ogni anno in Toscana ci sono oltre 70 persone che vanno a lavorare e non ritornano a casa perché muoiono sul lavoro è ingiusto. E' vero che il numero di morti bianche si è abbassato ma ancora è inaccettabile, basti pensare che nei primi mesi di quest'anno siamo a contare già 8 morti sul lavoro. Serve uno scatto di volontà da parte di tutti”. Così il presidente delle Acli toscane, Giacomo Martelli interviene nel dibattito sulle morti sul lavoro che oggi ha contraddistinto la discussione in Consiglio regionale. “Fare di più si può e si deve” aggiunge Martelli che cita il caso Prato, dove l'aumento dei controlli ha spinto le aziende cinesi a mettersi in regola.

“Oramai come ha spiegato il presidente Rossi nell'80% dei casi non si registrano più violazioni” annota Martelli. “Il che significa che c'è la possibilità di intervenire a patto che lo si voglia” spiega il presidente delle Acli che annuncia il proprio sostegno alla proposta della Regione Toscana di siglare un patto di collaborazione fra istituzioni (“cosicché le Asl potranno lavorare in sinergia con gli ispettori del lavoro” dice), imprese e sindacati.

In evidenza