San Marcello Pistoiese e Piteglio: via libera al referendum

Il Consiglio regionale approva il quesito referendario sull’istituzione per fusione del comune unico. Respinte le altre proposte sull’istituzione del comune Montagna Pistoiese e Casentino La Verna

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 ottobre 2015 22:09
San Marcello Pistoiese e Piteglio: via libera al referendum

Firenze– “Siete favorevoli alla proposta di istituire il comune di San Marcello Piteglio per fusione dei comuni di San Marcello pistoiese e Piteglio?”. Con l’approvazione di questo quesito referendario il Consiglio regionale ha dato ieri via libera alla consultazione popolare sulla proposta di legge che istituisce il comune unico, presentata dai consiglieri regionali Massimo Baldi e Marco Niccolai (Pd). Il nuovo comune avrà 8.113 abitanti, con un consiglio comunale di 12 componenti. La Giunta sarà formata da 4 assessori. È questo il secondo referendum deliberato per la fusione di Comuni della montagna pistoiese, dopo che il 22 settembre scorso il Consiglio regionale ha approvato la consultazione riguardo alla fusione dei comuni di Abetone e Cutigliano.

Il presidente della commissione Affari istituzionali, Giacomo Bugliani (Pd), ha ha precisato che in fase istruttoria sono stati sentiti i sindaci dei due comuni, Silvia Cornio e Luca Marmo, e sono state acquisite le delibere dei consigli comunali. Entrambe le amministrazione si sono espresse favorevolmente, riconoscendo di aver prediletto nel passato una soluzione fusione a quattro, bloccata però dal parere contrario dei comuni di Abetone e Cutigliano.

La gestione associata dei servizi e la fusione dei comuni rappresentano la strada da parcorrere – ha dichiarato Tommaso Fattori (Si) annunciando il voto a favore – A differenza delle unioni dei comuni, in entrambi i casi viene mantenuta la rappresentanza. Gli enti di secondo livello impoveriscono la democrazia”.“E’ un passo importante per la Montagna pistoiese, che ha l’obbiettivo di giungere nel 2017 ad avere due comuni invece di quattro” ha sottolineato Marco Niccolai, ricordando che una lunga discussione si trascina da anni sul territorio, senza riuscire a trovare uno sbocco.

“La storia insegna che la condivisione con le amministrazioni interessate è un elemento essenziale per il successo – ha osservato – E’ un primo elemento di semplificazione. La nascita di questi due comuni lascia impregiudicato ogni futuro sviluppo”.Il voto favorevole del gruppo Lega Nord è stato annunciato da Elisa Montemagni.Il Consiglio ha invece respinto la proposta di legge per l’istituzione del comune unico della Montagna pistoiese, attraverso una fusione dei comuni di San Marcello Pistoiese, Piteglio, Abetone e Cutigliano.“E’ un’occasione persa – ha commentato Giovanni Donzelli (FdI) – L’ultima possibilità per chiedere direttamente ai cittadini della Montagna pistoiese come vogliono organizzarsi”.

A suo parere la fusione a due non sarà sufficiente, perché non rispetta i limiti regionali, e quindi sarà necessario ripartire da capo.Secondo Tommaso Fattori (Si), è necessario razionalizzare il processo di fusione. “I cittadini devono potersi esprimere sulle diverse possibilità. Chi abita un territorio deve avere la possibilità di decidere del proprio futuro in tempi ragionevoli”“Diamo ai cittadini la possibilità di decidere nei tempi adeguati, soprattutto quando si tratta di aggiungere una riga sulla scheda referendaria” ha commentato Gabriele Bianchi (M5S).

Il Consiglio regionale ha respinto con i soli voti della maggioranza anche la proposta di legge sull’istituzione del comune Casentino La Verna per fusione dei comuni di Bibbiena, Chiusi della Verna e Ortignano Raggiolo.

Secondo Stefano Mugnai (Forza Italia) si vuole impedire ai cittadini la libera espressione della loro volontà, con il rischio concreto di dover tornare presto sulla questione.

Lucia De Robertis (Pd) ha affermato che le fusioni rappresentano un obbiettivo importante, ma che è necessario rispettare la volontà dei rappresentanti eletti dai cittadini. De Robertis ha annunciato di aver presentato una proposta di legge per l’approvazione del quesito referendario per la fusione di Bibbiena e Ortignano Raggiolo.

Gabriele Bianchi (M5S) ha ricordato “al sindaco di Chiusi della Verna che sono state raccolte 970 firme su 1920 aventi diritto per aderire alla fusione a tre”.

Il presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, ha fatto presente che la legge Del Rio prevede nei comuni nati da fusione, la possibilità di istituire municipi. “Questo aspetto dovrebbe essere meglio dettagliato nella legge regionale – ha affermato – E’ obbiettivo di tutti favorire le fusioni salvaguardando il più possibile l’identità delle comunità interessate” Il presidente ha inoltre dichiarato: "Auspico che questa sia la legislatura che porta la Toscana da 279 a 250 Comuni".

«Attenzione, se il dibattito sull’accorpamento dei Comuni suggerito dall’Irpet e dalla Regione si concentrasse solo sui risparmi relativi alla spesa corrente, il rischio concreto è di perdersi in discussioni infinite e magari subire le fusioni per effetto di qualche decreto». È l’allarmata analisi di Luca Sani, presidente della XIII commissione Agricoltura della Camera, in seguito alla discussione pubblica avviata in questi giorni. «La razionalizzazione della spesa degli Enti locali – spiega Sani – è importante ma, in una visione strategica, è solo una subordinata.

A mio parere il cuore del dibattito deve riguardare l’opportunità di accorpare i comuni rispetto alla necessità di gestire razionalmente i servizi e le vocazioni socioeconomiche dei territori considerando che, con l’ormai definitiva abolizione delle Province, occorre avere soggetti amministrativi e istituzionali rappresentativi e autorevoli nei confronti della Regione per ottenere migliori risultati verso le comunità locali. È possibile farlo mantenendo distinta l’identità locale dalla necessità di un’amministrazione e di politiche di sviluppo.

Questo processo o lo si governa in anticipo, oppure il rischio è che vengano imposte scelte dall’alto. Inoltre, nel nuovo quadro istituzionale che si prefigura, anche a fronte dei numeri che sul piano occupazionale la crisi ci consegna, vedo un altro serio problema, che riguarda la mancanza di un soggetto forte che si occupi di programmazione e promozione economica su scala territoriale. Tempo fa questa funzione, a dirla tutta con una frammentazione eccessiva, veniva svolta da Provincia, Camera di Commercio, Comunità Montane e Gal.

Oggi a gestire la programmazione/promozione economica rimane fondamentalmente la Regione, che senza soggetti intermedi rischia di essere lontana. Con rischi evidenti per territori come la Maremma e l’Amiata. Già in passato – conclude Sani – ho sollecitato un dibattito pubblico sulla costituzione di una cabina di regia per gestire la partita delle risorse comunitarie del Piano di sviluppo rurale, e più in generale delle scelte per lo sviluppo. Penso che non ci sia più tempo per atteggiamenti attendisti».

In evidenza