Roma: Bobo Rondelli perde la bussola tra le tele

Il musicista livornese canta Piero Ciampi al Palazzo delle Esposizioni, il grande spazio interdisciplinare nel centro di Roma, dove artisti innovativi della scena contemporanea reinterpretano dal vivo i loro dischi del cuore al centro delle sale espositive, in occasione della mostra dedicata a Cesare Tacchi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 marzo 2018 23:55

ROMA- “Preferisce stare solo anche se gli costa caro, non fa alcuna differenza tra un anno ed una notte, tra un bacio ed un addio...detesta lavorare intorno a un parassita, vive male la sua vita, ma lo fa con grande amore”. Sono versi di Piero Ciampi che sembrano scritti per Bobo Rondelli. E quando il musicista attacca “Ha tutte le carte in regola per essere un artista” non sai più niente - per citare un altro struggente brano del cantautore scomparso - non distingui più la voce dell’uno o dell’altro, i loro brani, la loro storia, perché l’anima è una sola: quella di Livorno.

Nell’ambito di Vinile Live, dal 10 al 30 marzo al Palazzo delle Esposizioni di Roma, venerdì sera Bobo Rondelli ha regalato ai visitatori un’ora di poesia pura, circondato dalle opere di Cesare Tacchi, uno dei protagonisti della stagione artistica italiana degli anni '60 e ‘70 le cui celebri "tappezzerie" radunano amici o coppie felici, sedute in poltrona, sdraiate sui letti o sui prati come si faceva allora intorno a un vinile. Il Palazzo delle Esposizioni ha chiesto infatti ai più innovativi musicisti della scena contemporanea quali siano i loro autori di riferimento e i loro dischi del cuore e di reinterpretarli dal vivo al centro delle sale espositive: un omaggio ai grandi capitoli della nostra identità musicale, ma soprattutto una rilettura di una stagione creativa entusiasmante.

È così che l’altra sera, all’interno delle gallerie espositive le emozioni hanno risuonato, e un grande musicista di oggi ha reso omaggio ad un grande di ieri. Bobo Rondelli ha scelto “Io e te abbiamo perso la bussola”, del 1973, e tutta la vita ci è passata davanti: quella degli artisti e la nostra, quella delle canzoni e dei ricordi, lucidi o confusi non ha importanza, perché avere o non avere è la stessa cosa, il trucco è buttare giù tutto in un sorso e risvegliarsi chissà dove all’alba dell’indomani, e la musica è solo un pretesto; è un viaggio sconsolato, quello di Bobo e di Piero, ‘al confine della notte’; è una sfida già persa in partenza, quella dei due artisti, un demone che si nasconde sul fondo dell’ennesima bottiglia, cantato e decantato ne ‘Il vino’, che ha subito riscaldato e colorato le sale del Palazzo.

Ma alla sconfitta si va incontro con il sorriso sulle labbra, perché Ciampi e Rondelli sono livornesi e per loro, il motto è d’obbligo e l’irriverenza è un punto d’onore, la battuta vien da se’ e la dissacrazione è sacra. Così quando Bobo canta “In un palazzo di giustizia” ci racconta della sua separazione e, con l’immancabile sorriso, ci regala un aneddoto della sua vita, così simile a quella dei personaggi che interpreta nei film di Paolo Virzì, che gli ha dedicato anche un documentario: “L’uomo che aveva picchiato la testa”.

Per ogni brano un ricordo: “Tu no”, “Lungo treno del sud”, “Estate sporca”, “Adius”, “Non so più niente”, “La tua assenza è un assedio”, e il dolore vola leggero sulle note, mentre il rimpianto fa eco tra le installazioni e le tele. “Ma la tristezza e le lacrime - avverte Rondelli - sballano e danno assuefazione”, sono sostanze stupefacenti”, e allora capisci che le risate sono solo il riflesso della malinconia, come il rumore delle onde che annega tra le voci del porto.

di Elena Novelli

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