Riina e Firenze, la Fondazione Caponnetto sul boss Santo Subito

​  L'immagine del boss è ancora presente tra i vicoli del capoluogo toscano

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 gennaio 2018 14:28
Riina e Firenze, la Fondazione Caponnetto sul boss Santo Subito

 Dopo la scoperta degli stencil realizzati con la vernice spray di colore rosso si è alzata la voce dell'indignazione, non solo a Firenze, e l'immagine del boss è stata rilanciata sul web arrivando in pochi istanti in Sicilia.  Regione e Comune hanno sottolineato la presenza a Firenze di una ferita ancora aperta risalente al maggio del 1993: la Strage dei Georgofili.La Fondazione Antonino Caponnetto si è unita al coro di sdegno aggiungendo però l'invito a non sottovalutare l'accaduto.

Salvatore Calleri, presidente della Fondazione creata a Firenze nel 2003 da Elisabetta Baldi Caponnetto, moglie di Nino, e lo stesso Calleri, è intervenuto a Radio Fiesole durante la trasmissione Gli Infami condotta da Benedetta Rossi ed Alessio Nonfanti."Si tratta di un gesto da non sottovalutare perché la mafia vive di simboli. Nella memoria restano impresse spesso le stragi che hanno lasciato delle vittime, ma ricordiamone anche altre il mancato attentato di via Toscanini" è il novembre 1987, ore sei del mattino, quando salta in aria un palazzo alla periferia di Firenze: si contano feriti, ma non vittime.

Appena 48 ore prima era stata depositato il rinvio a giudizio per la strage sul 904."Perdete tempo per una bravata" scrive un ascoltatore in un messaggio inviato su Whatsapp. Calleri risponde "Se si fosse trattato di una bravata sarebbe ancora più grave. Significherebbe non avere consapevolezza di quale sia la realtà, di chi siano i protagonisti della nostra storia e di quale potere abbiano i simboli".La Fondazione svolge un'attività continua all'interno delle scuole "Dopo la creazione della Fondazione ci siamo dedicati alla sensibilizzazione dell'argomento, per portare a conoscenza dei giovani e non solo dei giovani le storie, le testimonianze e persino il silenzio e l'omertà che finiscono per coprire i sistemi criminali di ogni ordine e grado, non solo Cosa Nostra". Calleri conclude "Oltre a chi opera in maniera criminosa per perseguire obiettivi di arricchimento e potere, c'è chi si volta dall'altra parte e a livello di infamità se la gioca con gli autori dei reati".

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