Rignano sull'Arno: elezioni a casa Renzi l'11 giugno

Ma il 24 maggio (alle 18.00) arriva a Firenze Marco Lillo per presentare "Di padre in figlio: le carte inedite sul caso Consip e il familismo renziano". Interrogazione in Regione di Fratelli d'Italia sul coinvolgimento della Eventi 6 e il finanziamento da 10.400 euro

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 maggio 2017 19:37
Rignano sull'Arno: elezioni a casa Renzi l'11 giugno

Lunedì 22 maggio la candidata sindaco del PD di Rignano Eva Uccella incontra a cena iscritti, sostenitori ed amici per presentare la squadra dei candidati ed il programma per il paese della famiglia di Matteo Renzi. Saranno presenti l'assessore regionale alla Sanità, Stefania Saccardi, e la consigliera regionale Monia Monni. Dalle 20 al ristorante della Festa dell'Unità, zona campi sportivi.

C'è nervosismo in paese. Ieri sono apparse notizie su alcuni organi di informazione circa presunte minacce operate da iscritti PD a danno di possibili candidati di un'altra lista. Il Partito Democratico di Rignano sull'Arno su questo ha già depositato alla Stazione dei Carabinieri locale un esposto per diffamazione, calunnia e tutti gli altri eventuali reati che l'autorità giudiziaria dovesse ravvisare in merito alla vicenda.

Mercoledì 24 maggio (alle ore 18.00) presentazione del libro di Marco Lillo "Di padre in figlio: le carte inedite sul caso Consip e il familismo renziano" alla IBS+Libraccio, in via de’ Cerretani 16r. Insieme all’autore saranno presenti Paul Ginsborg e Andrea Scanzi. Marco Lillo, primo a svelare l’inchiesta Consip, pubblica le nuove notizie esplosive sull’indagine. Un affresco inedito sul Giglio magico del neo segretario del Pd. Il quadro che emerge dalle carte degli investigatori è inquietante: c’è un imprenditore, Alfredo Romeo, che corrompe un funzionario pubblico per aggiudicarsi delle gare.

E per penetrare il potere renziano si avvale di un “facilitatore” toscano – Carlo Russo – amico dell’ex premier, che chiede la stecca per sé e per il padre di Matteo, Tiziano Renzi. C’è anche il manager più importante nominato dal leader Dem, Luigi Marroni, che accusa il suo amico e braccio destro del rottamatore, il ministro Luca Lotti. Ci sono poi le “gole profonde”: generali dell’Arma e collaboratori di Matteo Renzi che rivelano di un’indagine in corso che coinvolge alcuni di questi personaggi di spicco.

Sullo sfondo, un appalto da 2,7 miliardi destinati ai servizi per la pubblica amministrazione. Ma c’è qualcosa oltre lo scandalo Consip, c’è quel familismo amorale tipico della cultura italiana dove l’interesse del clan viene prima della collettività. E il rottamatore, nonostante le premesse e le promesse di cambiamento, si è dimostrato in linea con una tradizione secolare.

"Se è vero, come ha dichiarato il sindaco di Rignano sull'Arno Daniele Lorenzini, che il Partito democratico avrebbe pagato per le elezioni regionali del 2015 una fattura da 10.400 euro alla Eventi6, saremmo di fronte alla prova che l'imprenditore Carlo Russo, coinvolto nell'inchiesta Consip e indicato come il 'mandatario' di quel finanziamento, avrebbe usato il Partito democratico per far arrivare soldi nelle casse della famiglia Renzi". E' quanto afferma il capogruppo di Fratelli d'Italia in Consiglio regionale della Toscana e coordinatore dell'esecutivo nazionale del partito Giovanni Donzelli, commentando le parole di Lorenzini riportate sul Corriere della Sera di oggi.

Donzelli, che aveva già presentato una interrogazione per chiedere notizie sulla destinazione dei 70-80 mila euro che nelle conversazioni dell'inchiesta Consip Carlo Russo chiese ad Alfredo Romeo di destinare al Pd toscano, sulla vicenda ha già predisposto un nuovo atto che sarà presentato lunedì in Regione. "Se questo meccanismo fosse accertato sarebbe un fatto gravissimo, in un quadro dell'inchiesta Consip che presenta già molti aspetti inquietanti - sottolinea Donzelli - la Eventi 6 è l'impresa in cui lavorava Matteo Renzi e che lo assunse come dirigente pochi giorni prima che fosse candidato alla Presidenza della Provincia di Firenze.

Grazie a questo meccanismo ha ricevuto soldi pubblici per i contributi figurativi del segretario Pd, che era dirigente in aspettativa e che poi ha riscosso il Tfr accumulato. Un giro di denaro inquietante sul quale, una volta di più, è necessario fare luce - conclude Donzelli - ci auguriamo che le indagini facciano chiarezza sulla base dei documenti che avrebbe consegnato lo stesso Lorenzini in Procura".

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