Covid, Renzi: "Chiederemo a Conte di modificare Dpcm"

Preoccupzioni per l'economia toscana. A metà 2020 si è dimezzata l’apertura di nuove attività rispetto allo scorso anno (ne mancano 1.800 all’appello nel saldo nuove nate-cessate). Consumi in calo di ben € 12 miliardi. Venerdi 30 ottobre Confcommercio chiama alla mobilitazione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 ottobre 2020 23:45
Covid, Renzi:

E' in vigore da oggi fino al 24 novembre il dpcm del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che introduce misure anticovid, che potrebbero peggiorare l'andamento di molti settori economici, già in condizione critica.

Per la prima volta in dieci anni il terziario toscano vive un brusco stop: l’apertura di nuove attività si è dimezzata rispetto al 2019 (-51%), nel turismo è calata addirittura del 67%. Un dato che porta in negativo il saldo fra nuove imprese e imprese cessate: a metà 2020 ne mancavano all’appello 1.800 rispetto allo stesso periodo del 2019. C’è quindi meno voglia di rischiare entrando in un mercato fortemente compromesso dagli effetti della pandemia, destinato a perdere nella sola Toscana ben 12 miliardi di euro di consumi (-13,8%, peggio della media nazionale che è del -10,9%) anche per il contributo negativo del turismo, che ha fatto segnare un tonfo su base tendenziale (-59% arrivi, -61% presenze). È quanto emerge dall’Osservatorio congiunturale sul terziario toscano nel terzo trimestre 2020, curato da Format Research per Confcommercio Toscana.

L’indagine è stata presentata oggi (26 ottobre 2020) a Firenze durante la conferenza stampa on line alla quale hanno partecipato la presidente dell’associazione di categoria Anna Lapini, il direttore Franco Marinoni e il presidente di Format Research Pierluigi AscaniDai dati si rileva che, mentre le nuove imprese faticano a nascere, quelle esistenti restano col fiato sospeso, soprattutto se operanti nella filiera turistica e nel commercio no food: segnate ancora dal buio dei mesi di chiusura forzata del “lockdown”, hanno vissuto una leggera ripresa nei mesi estivi, non sufficiente però a recuperare quanto perduto.

Ora, l’incertezza correlata all’andamento dei contagi da Covid-19 e l’adozione di misure ancora più restrittive hanno rimesso di nuovo in discussione la loro fiducia. Le previsioni per i prossimi mesi sono improntate al pessimismo: il 72% degli operatori intervistati ha dichiarato di non essere in grado di reggere un nuovo lockdown. Il 57% si è detto in difficoltà nel rispettare le scadenze fiscali. Non a caso, il primo intervento che le imprese del terziario della Toscana chiedono al nuovo governo regionale riguarda proprio la sfera fiscale, il credito, la finanza agevolata.

Anche sul fronte della liquidità, la ripresa è ancora lontana. È cresciuta la quota di imprese che hanno fatto domanda di credito nel periodo compreso tra aprile e settembre (sono state il 42%). E, dopo le difficoltà che hanno caratterizzato i primi mesi, in due casi su tre la risposta degli istituti di credito è stata positiva. In generale, l’introduzione del «DL Liquidità» ha spostato l’attenzione dagli aspetti relativi al costo del credito (giudicato in miglioramento) alle tempistiche di erogazione.

“Abbiamo davanti mesi durissimi, potenzialmente più preoccupanti di quelli che abbiamo già vissuto durante la prima ondata della pandemia”, ammette Pierluigi Ascani, presidente di Format Research, “l’accenno di ripresa che si è registrato nel terzo trimestre presso le imprese del terziario della Toscana rischia di essere interamente vanificato dall’incertezza con la quale si sta affrontando il ritorno del virus. Si profila un inverno rigido e le misure che saranno adottate dovranno necessariamente trovare un equilibrio tra la salvaguardia della salute e la difesa dell’economia”

A peggiorare lo scenario, le prospettive occupazionali: già 104 mila le assunzioni in meno del terziario rispetto al 2019 (-51% solo nel turismo, per lo più a causa del blocco degli stagionali), ma la situazione è destinata a peggiorare notevolmente quando cesserà il divieto di licenziamento. La crisi economica accentua i timori degli imprenditori toscani di rimanere vittima di trame criminali. Il 70% dei commercianti e dei titolari di pubblici esercizi teme l’aumento del fenomeno dell’usura, il 59% i tentativi della malavita di impadronirsi delle aziende.

“Sono timori che nascono spesso dal sentirsi soli e abbandonati dalle istituzioni, privi di sostegno e aiuti concreti”, sottolinea la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini, “è molto umano sommare paura a paura, ma non possiamo lasciare spazio alla sfiducia. Per questo chiediamo alle istituzioni, locali come nazionali, di fare quanto possibile per non lasciarci soli a scontare sulla nostra pelle, e su quella dei nostri dipendenti, le conseguenze di una crisi certo imprevedibile e inaspettata, ma che dobbiamo affrontare insieme, senza lasciare indietro nessuno. Anche perché in ballo non c’è solo il futuro del terziario, ma anche quello delle nostre città, che prive della rete distributiva e di accoglienza garantita dalle nostre imprese perderebbero la propria anima”.

“Il Covid ha cancellato con un colpo di spugna almeno trenta anni di sviluppo economico, in Toscana come nel resto d’Italia, rimettendo in discussione i modi consueti di fare impresa”, ha detto il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, “in questi mesi ho visto tanti imprenditori rimboccarsi le maniche per affrontare il nuovo scenario. Molti si sono indebitati per mettere a norma di sicurezza i propri locali, tanti hanno approfittato del momento anche per trovare nuovi modelli di business: c’è chi ha spinto l’innovazione digitale per trovare modi nuovi di stare in contatto con i clienti, fra web e social. Chi ha puntato sulle consegne a domicilio, chi su forme di lavoro agile. Ma i conti non tornano ugualmente perché il mercato è fermo e perfino essere resilienti diventa sempre più difficile. Da qui il nostro appello alla politica e alle istituzioni”.

Senza il blocco dei licenziamenti, la Toscana rischia di perdere oltre 90 mila posti di lavoro a fine anno, mentre un nuovo lockdown costerebbe alla regione 2,4 punti di Pil, che a fine 2020 in Toscana dovrebbe attestarsi ad un valore inferiore di 15 punti percentuali rispetto al dato del 2008, anno di inizio della crisi finanziaria, con un possibile rimbalzo positivo nel 2021 superiore alla media italiana che alla media delle regioni del Centro Nord. In questo quadro, dalle simulazioni effettuate, emerge che l’area della Toscana centrale risulta essere quella maggiormente colpita con un -11,5% di Pil, seguita dalla Costa con un -11,1% e dalla Sud con un -10,9%.

Una congiuntura pesante, quindi, sulla quale permangono le forti incognite legate alla riacutizzazione, nelle ultime settimane, della pandemia e della dinamica dei contagi. E’ questo il quadro sull’economia toscana che emerge dal terzo focus Ires 2020, presentato stamani nella sede di Cgil Toscana a Firenze. Il focus contiene i dati regionali e anche i dati divisi per ogni singola provincia. Col Dpcm uscito ieri, è ancora più urgente dare risposte all’allarme sociale per tante fasce di lavoratori e cittadini e usare le prossime settimane per organizzare al meglio scuola, sanità e trasporti.

Ha spiegato il presidente di Ires Toscana Gianfranco Francese: “Il Covid ha agito sull’economia toscana come un terremoto in grado di approfondire a dismisura le faglie di criticità già esistenti con previsioni che, malgrado qualche timido accenno di resilienza dell’economia regionale, portano a ipotizzare una spirale recessiva violenta nel 2020 con saldi negativi del 14,4% nell’industria, del 12,1% in edilizia e del 9,3% nei servizi. E’ del tutto evidente che questa situazione avrà conseguenze molto negative sull’occupazione, finora limitate dall’intervento degli ammortizzatori sociali, sopratutto con l’inizio del 2021.

Un andamento dell’occupazione già condizionato negativamente dalle altalenanti vicende dell’export degli ultimi anni che, pur in un quadro di tenuta delle esportazioni in alcuni particolari settori, ora rischia di accusare una pesante decrescita nell’ordine del -13%. Gli interventi di sostegno al reddito hanno finora evitato ed eviteranno, finché agìti, il crollo di liquidità delle famiglie ma, in questo contesto, non si rafforzerà nessuna dinamica dei consumi attesi da un calo intorno al 12%.

Così come un andamento negativo avrà il trend degli investimenti, che rappresentava già da tempo un punto dolente strutturale dell’economia toscana e che ora affonderà fino ad un -11,5%”.

Ha aggiunto Claudio Guggiari (segreteria Cgil Toscana): “Pur nelle differenze territoriali che ci sono, la Toscana è accomunata dal fatto che si accentua una situazione non rosea che già si registrava in epoca pre Covid. Ciò si vede anche dalla sofferenza sugli investimenti sia pubblici che privati, dove già eravamo un po’ latenti e che invece potrebbero essere strumento di ripresa. Occorre rinforzare quei comparti produttivi che possono consegnarci elementi autoctoni di sviluppo, basati su conoscenze e competenze locali, a partire dalla manifattura, così come vanno potenziate le infrastrutture, sia materiali che digitali.

In tutto questo, è fondamentale agganciarsi agli interventi della politica nazionale che è chiamata a fare scelte precise sulle priorità di intervento e sull’uso delle risorse europee. Intanto, proroga del blocco dei licenziamenti e proroga della Cassa integrazione sono fondamentali anche per la tenuta della Toscana, per questo rinnoviamo l’appello al Governo e senza risposte saremo pronti a mobilitarci. Chiediamo inoltre alla nuova giunta della Regione Toscana, insediatasi da pochi giorni, di convocare le parti sociali per dare gambe al Patto per lo sviluppo che abbiamo firmato l’anno scorso e per lavorare sui tanti dossier aperti.

Non c’è tempo da perdere, la Toscana deve ripartire e deve farlo con un nuovo modello di sviluppo sostenibile, con investimenti e con il lavoro al centro”.

Oltre 5 milioni di italiani, ovvero il 10% della popolazione, sono entrati in contatto con Sars-Cov-2: uno su 10, in pratica, ha 'incontrato' il nuovo coronavirus. Per Renzi tuttavia "la chiusura dei ristoranti alle 18 è tecnicamente inspiegabile, sembra un provvedimento preso senza alcuna base scientifica."

Ieri sera, dopo il nuovo Dpcm di Giuseppe Conte, Firenze Identitaria ha protestato colorando il cielo fiorentino con fuochi d'artificio. "Respira, vivi, illumina la città" è il testo dello striscione affisso al piazzale Michelangelo."Non siamo disposti a vedere Firenze spegnersi a colpi di Dpcm - dichiarano in una nota i responsabili della nuova associazione politico-culturale del territorio fiorentino - Le dichiarazioni contraddittorie di Eugenio Giani e Dario Nardella sull'attuale situazione del nostro territorio dimostrano che queste restrizioni sono la conseguenza di interessi che esulano da quello strettamente sanitario." "Se al Governo pensano che accetteremo un "nuovo stile di vita", come lo chiamano loro, fatto di isolamento sociale, distruzione delle piccole e medie imprese e privazione delle più elementari libertà personali, si sbagliano di grosso", prosegue la nota.

"Combatteremo per lasciare ai nostri figli le tradizioni che ci tramandiamo da secoli, di generazione in generazione. Non lasceremo che il globalismo e la società liquida distruggano l'economia del nostro territorio trasformandoci in schiavi di multinazionali e pagamenti elettronici.""L'azione di ieri è solo la prima di una serie di iniziative che intraprenderemo per invitare la cittadinanza a non cedere alla paura, reagire e rivendicare i propri diritti - concludono - con responsabilità, ma senza restare in silenzio di fronte a provvedimenti liberticidi che pesano come macigni su imprese e famiglie". 

Una manifestazione di protesta per dire una volta per tutte basta alle vessazioni che il Governo, a colpi di DPCM, riserva alle imprese del terziario. Confcommercio Provincia di Pisa chiama tutti alla mobilitazione, imprenditori e artigiani, partite Iva e dipendenti, fornitori e semplici cittadini, per dire che non solo di Covid si muore, ma anche di crisi economica, disoccupazione, povertà, disperazione. #chiusipersempre - “Imprese al collasso, lavoratori a casa” - è questo il claim della mobilitazione pisana in programma venerdì 30 ottobre con inizio alle 19. Partenza da Palazzo della Prefettura e arrivo del corteo in piazza del Duomo, dopo aver attraversato alcune vie del centro storico.

“Protesta e proposta, come sempre facciamo” - annuncia la presidente di Confcommercio Federica Grassini: “Qui muoiono migliaia di imprese e si bruciano centinaia di migliaia di posti lavoro, ed è l'ora di finirla di colpire sempre imprenditori, commercianti, professionisti, partite Iva che invece di ricevere uno stipendio dallo stato, il proprio reddito se lo sudano tutti i giorni. Le stesse evidenze scientifiche dimostrano che negozi, locali, palestre, cinema, teatri e quant'altro non sono luoghi di contagio, eppure il Governo, al quale abbiamo già scritto, continua imperterrito sulla falsariga delle chiusure imposte dall'alto senza nessuna logica.

I protocolli di sicurezza ci sono, gli imprenditori hanno investito soldi e li applicano con scrupolo e responsabilità. Fateci lavorare, non portateci alla disperazione e del caso, prima deliberate la cancellazione immediata delle tasse, i contributi a fondo perduto e tutto il resto e soltanto dopo, eventualmente, adottate eventuali restrizioni, altrimenti così è impossibile continuare”.

Tra le proposte, la presidente Grassini sottolinea tre interventi urgenti che il Governo deve adottare subito per sostenere in qualche modo le imprese colpite: “Cancellazione e non semplice rinvio di tutte le tasse nazionali e locali, compreso il taglio dell'IVA; stanziare contributi a fondo perduto per una quota significativa dei mancati incassi; sblocco dei finanziamenti anche per quelle imprese che a marzo 2020 non avevano onorato in modo puntuale le rate derivanti da prestiti o non erano in regola con i contributi previdenziali”.

Il Nuovo Dpcm da invece un riconoscimento alle Terme Toscane, di cui è stata riconosciuta la funzione medica e di utilità per il sistema della salute. Oltre 20 complessi termali toscani - come Rapolano, Chianciano, Saturnia - sono considerati luoghi dove in serenità e totale sicurezza si può cercare benessere e curare patologie specifiche.

"Il nuovo Dpcm ha mantenuto aperti senza limitazioni i complessi termali e gli alberghi con presidio sanitario obbligatorio - precisa Massimo Caputi presidente Federterme Confindustria - e le Terme Toscane sono un'eccellenza del sistema nazionale".

Foto gallery
In evidenza