Regionali, perché le donne si mobilitano a sostegno di Monia Monni

Questione femminile e il territorio della Piana al centro delle sue politiche.

Marco
Marco Bazzichi
07 luglio 2020 12:19
Regionali, perché le donne si mobilitano a sostegno di Monia Monni

“Le donne devono essere messe nelle stesse condizioni degli uomini”. Se c’è un’esponente politica che si è intestata a diritto questo concetto, cercando di metterlo in pratica nella propria azione quotidiana, è difficile non pensare a Monia Monni. Ed è per questo, e non per un’astratta solidarietà di genere, che attorno al tema della sua ricandidatura si è sollevato un sussulto dal basso. Di donne, certo: oltre cento hanno firmato l’appello per chiedere che la vicecapogruppo del Pd in Consiglio regionale sia nuovamente della partita alle prossime Regionali.

“Una bellissima soddisfazione. E’ il segno -commenta la stessa Monni- che in questi anni ho lavorato bene, sono molto orgogliosa di questo. Più di 100 donne che promuovono la mia candidatura e che dichiarano di volermi sostenere vuol dire che in questi anni la mia voce si è fatta sentire. Tante sono amministratrici, ma tante di loro sono donne che hanno una vita complicata per la complicazioni di ogni giorno tra lavoro e figli. Non basta essere donna per poter rappresentare le donne. Ci sono donne che non le rappresentano affatto. Questo importante riconoscimento dimostra che dobbiamo lavorare per una Toscana più rosa”.

All'interno di un mainstream mediatico sempre più freddo e anti-empatico, Monia Monni ha denunciato i rischi di “una politica ridotta al segno del maschile, che è quello della durezza e del cinismo. Penso invece che non si debba avere paura di manifestare i propri sentimenti”. L'abbiamo sentita, in questo incredibile 2020, difendere le lacrime del ministro Teresa Bellanova (“con le regolarizzazioni ha realizzato il sogno di una vita”) o prendere le parti di Silvia Romano (“fosse stato un uomo, non ci sarebbe stato un tale polverone”).

Ma quella delle donne è veramente una questione politica? Sì perché oltre al lavoro su di loro pesa quasi sempre tutto il carico familiare. L’emergenza covid si spera abbia fatto capire che, ad esempio, si potrebbe trovare una formula mista per lo smart working: un tema che però, anche a livello regionale, deve essere pienamente sviluppato. Anche all'interno della Pubblica amministrazione: troppe volte succede che il diritto della singola dipendente, di poter lavorare anche da casa, sia in balia degli umori della singola dirigente. E poi bisogna lavorare per la parità salariale: anche in Toscana le donne guadagnano mediamente il 15% in meno. Senza dimenticare la carenza infrastrutturale, vedi asili nido. Ma il problema è principalmente culturale. Si dà ancora per scontato, pure nella modernissima Toscana, che i figli siano un problema delle madri e semmai delle nonne.

Dici Monni, dici anche il territorio della Piana

“Con il suo Piana Tour -si legge nell’appello- ha mantenuto la promessa, fatta cinque anni fa, di informarci dettagliatamente e costantemente, su quanto stava facendo come consigliera regionale, puntando sempre sul dialogo e sull'ascolto e non soltanto in campagna elettorale. Un impegno quotidiano fatto di lavoro sul territorio, con proposte attente, moderne e innovative in Consiglio regionale. Gli esempi non mancano, come le leggi sugli animali e sull'economia circolare, che portano la sua firma”.

L’appello riguarda le prossime elezioni regionali del 20 e 21 settembre e il collegio elettorale della Piana, che comprende i comuni di Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio, Scandicci, Calenzano, Signa e Lastra a Signa. Ed è stato presentato lunedì pomeriggio al circolo culturale SMS di via Sant’Angelo a Campi Bisenzio. Presto sarà sulla scrivania della segretaria regionale del Pd, Simona Bonafè.

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