​Referendum senza Quorum: chi ha vinto e chi ha perso

Il giorno dopo le votazioni si parla di "Flop"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 aprile 2016 13:21
​Referendum senza Quorum: chi ha vinto e chi ha perso

900.000 toscani si sono recati alle urne. Il Referendum sarebbe stato un flop, secondo gli analisti, avendo portato alle urne meno del 32% degli elettori, al di sotto del Quorum del 50%. Il Premier Matteo Renzi nel discorso delle 23, a chiusura dei seggi ha parlato di "Vittoria oltre ogni aspettativa" e di "Sconfitti che hanno un nome ed un cognome e sono coloro che hanno usato il Referendum per scopi e battaglie personali".Il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano su La7, ha detto di essersi sentito chiamare direttamente in causa da parte del Premier dichiarando "Renzi ha sempre bisogno di un nemico" esclamando poi "14 milioni di voti..

è più di quanto ha preso il PD alle Elezioni Europee. Un grande successo, li abbiamo presi con le mani nella marmellata. Il Governo è dovuto tornare sui suoi passi in 5 quesiti su 6, il sesto è stato oggetto del Referendum".Enrico Rossi, presidente toscano che non ha promosso i Referendum assieme ai presidenti di Regione guidati da Michele Emiliano, ma ha sposato la linea del "Sì" così ha commentato: "Il quorum non è stato raggiunto.

Peccato. Ma, in tempi di scarsa partecipazione, un terzo degli italiani è andato comunque a votare. Il PD farà bene a tener conto di questo elettorato, rispettandolo e cercando di capirne le ragioni. Soprattutto dando risposte in termini di sicurezza e di controlli ambientali delle piattaforme, e con politiche alternative per l'energia. Anche perché a questi elettori ci dovremo rivolgere per il referendum sulla riforma costituzionale. Gran parte della politica, ancora oggi, più che al merito delle cose si divide tra antirenziani e renziani, tra chi vuole dare la spallata al governo e chi si schiera sempre con esso anche a prescindere dal contenuto. Io resto convinto che questa dialettica alimenta solo la litigiosità e non fa bene al PD e neppure alla democrazia nel Paese".

"Innanzitutto credo sia importante ringraziare gli oltre 15 milioni di italiani che ieri si sono recati alle urne nonostante i ripetuti appelli all'astensione delle più alte cariche dello Stato. Una bellissima giornata di democrazia e di partecipazione. Mentre ieri qualcuno irrideva al sempre più improbabile raggiungimento del quorum, oggi possiamo concentrarci sull'oggettiva priorità dei prossimi mesi. Ratificare l'accordo di Parigi e inaugurare una nuova era per l'approvvigionamento energetico del nostro Paese" ha dichiarato Fausto Ferruzza, Presidente di Legambiente Toscana"Un futuro basato su un modello di generazione distribuita, fatto di fonti rinnovabili, di condivisione democratica delle scelte e di tanta, tanta innovazione tecnologica.

Checché se ne dica, il dibattito di questo mese, pur insufficiente e costretto colpevolmente in tempi angusti, ha prodotto nuove consapevolezze e nuove insperate militanze, che torneranno utili nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Il futuro abita qui ed è già iniziato" ha concluso Fausto Ferruzza.

Il comitato referendario valdisieve, ha diffuso il comunicato del comitato nazionale"Ringraziamo i milioni di italiani che sono andati a votare. Va ricordato che il Governo ha già fatto marcia indietro rispetto allo Sblocca Italia intervenendo nella scorsa Legge di Stabilità per recepire gli altri cinque quesiti del Referendum. Questa è stata una grande vittoria di tutti i comitati e delle associazioni che hanno realizzato questo importante risultato. Nonostante la campagna di informazione sul Referendum sia stata ostacolata in tutti i modi, nonostante i continui appelli all'astensione da parte del Premier Matteo Renzi, questa campagna referendaria ha acceso un riflettore sulle lobby del petrolio in Italia e sulle scelte energetiche del Paese, e da qui non si potrà più tornare indietro. Il Referendum è una vittoria delle migliaia di cittadini che si sono mobilitati nel corso della campagna con centinaia di iniziative in tutta Italia, con la convinzione che il governo debba abbandonare le fonti fossili e investire da subito in una nuova politica energetica fatta di energie rinnovabili e di efficienza energetica. Grazie a questo Referendum finalmente si è imposto nel dibattito pubblico il tema energetico e gli italiani hanno potuto far sentire la loro voce".

"Chi scoraggia vince" sottolinea Aduc all'indomani del non-voto. "Il presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva invitato all'astensione, come già avevano fatto in passato molti suoi predecessori. Da un'analisi superficiale, potremmo limitarci ad attribuirgli la colpa della bassa affluenza - implicitamente riconoscendogli la capacità di convincere la stragrande maggioranza degli aventi diritto a rimanere a casa. Ma l'oggetto del quesito abrogativo era proprio una norma promossa dal Governo, e visto il perverso meccanismo costituzionale del quorum - previsto proprio dalla "Costituzione più bella del mondo" - il fronte del "No" partiva come sempre in vantaggio.

Gli ultimi decenni dimostrano come scoraggiare l'affluenza sia il modo più efficace per contrastare un referendum abrogativo. Non sorprende quindi che il Governo e un partito, per difendere una propria norma, si avvalga del quorum per sconfiggere i promotori, come hanno sempre fatto tutti da trent'anni a questa parte. Pretendere altrimenti è ormai un'illusione civica, e l'unico modo per ottenere che i "si'" e i "no" si confrontino alla pari è abolire il quorum: chi vota decide, chi non vota tace e subisce la decisione. Di fronte a questo scenario, che in passato non ha sempre impedito il raggiungimento del quorum, i fautori del "si'" avrebbero dovuto rimanere sul merito, invitando gli elettori a recarsi al voto per esprimere un voto consapevole, bombardandoli di informazioni.

Ma pur dichiarandosi paladini dell'istituto referendario (quasi tutti lo sono a fasi alterne), hanno deciso di svilirlo ancor più di quanto potesse fare Renzi invitando all'astensione. Hanno voluto trasformare il voto, anche il solo andare a votare, in un "no" a Renzi. Come con l'antiberlusconismo, l'antirenzismo ha prevalso su ogni ragione di merito. Si votava contro Renzi e i suoi seguaci, si votava contro il Governo, si votava per lanciare un messaggio e riprendersi l'Italia".

La caciara. "Dal comunista al fascista, dal populista fino al democristiano, l'armata antirenziana si è unita per un malcelato tentativo di spallata al Governo. Sono volate denunce, ricorsi, inchieste, intercettazioni, insomma tutto l'arsenale della caciara politica italiana da decenni.  Come altro poteva finire se non con il fallimento del referendum? Il voto è stato visto come l'ennesimo scontro tra ragioni estranee al merito. Ieri, mentre mettevo la crocetta sulla scheda, non riuscivo a non essere deluso soprattutto da chi aveva voluto trasformare quel mio incerto e faticoso "si'" nel merito, in un voto contro qualcosa e qualcuno.

Per la prima volta in vita mia sono stato tentato di astenermi deliberatamente, perché non avevo idea di quale significato sarebbe stato attribuito al mio voto. Fra un po' leggerò i giornali e forse lo capirò. Ecco come muore il referendum" ha concluso Pietro Yates Moretti, vicepresidente Aduc.Il consigliere comunale di Firenze, Mario Razzanelli, sostenitore dell'istituto referendario e schieratosi con il fronte del "Si", dichiara: "Trovo deprecabile l’intervista del vicesegretario del Pd a La Stampa che parla di sconfitta di Grillo, Salvini e Brunetta liquidando così tutti i cittadini italiani, di tutte le estrazioni politiche, che sono andati a votare. E ancor più paradossale è sentire un Presidente del Consiglio che rivendica la vittoria dei non votanti ribaltando ogni senso logico applicato alla politica. Sulla questione del quorum di un Referendum sarebbe poi ora di dismettere criteri anacronistici: non è possibile che 3 milioni di voti delle Primarie del Pd sono sufficienti per decretare un presidente del Consiglio e 15 milioni di voti di un referendum nazionale non valgano nulla.

E’ indubbio che negli ultimi anni la partecipazione al voto si è molto ridotta e parlare di un quorum sulla base del numero totale degli aventi diritti non ha più molto senso. In una democrazia diretta adulta il peso di chi si reca alle urne dovrebbe valere di più di chi non ci va. Sarebbe anche un modo per riportare i cittadini al voto: tanti di quelli che ieri hanno rinunciato a esprimere la loro opinione lo hanno fatto perché convinti che alla fine sarebbe finito in un nulla di fatto.

Il quorum in un referendum non ha più senso: o lo si abolisce del tutto, come ad esempio il modello svizzero, oppure si assume come parametro il 50% più uno dei votanti all'ultima tornata elettorale".Alcuni numeri vengono forniti da Ornella De Zordo perUnaltracittà-laboratorio politico: "Il governo Renzi ce l'ha messa tutta per boicottare il quorum (25.393.170 votanti): ha impedito l'abbinamento con le amministrative (costato 360 milioni di euro), ha invitato esplicitamente all'astensione, ha provveduto a una gigantesca campagna di silenzio e disinformazione del servizio pubblico (il TG1 ha fatto 13 minuti di informazione in una settimana), ha diffuso dati falsi per spaventare gli elettori come i presunti 11 mila posti di lavoro a rischio. Nonostante questa imponente campagna per far fallire la partecipazione alle urne, in più di 15 milioni (15.533.570) sono andati a votare e hanno espresso il loro parere sulle politiche energetiche di questo Paese.

E non si attribuisca, il governo, quel tasso di astensionismo ormai fisiologico che è presente anche nel nostro Paese, dovuto per l'appunto alla sfiducia e alla disaffezione per la politica dei partiti. Ricordiamo peraltro che nei referendum del 2000, 2003, 2005 e 2009 votarono dagli 11 ai 13 milioni di italiani. Il quorum fu raggiunto solo nel 2011 (27,6 milioni di voti) ma il referendum sull'acqua- oltre all'unicum tematico- aveva alle spalle una raccolta firme e una diffusione di attivismo sui territori che a questo, richiesto dalle Regioni, è mancato.

E una riflessione sullo strumento referendario e sull'importanza che vi sia un percorso di informazione e coinvolgimento popolare attraverso un periodo esteso di raccolta di firme andrà comunque fatta. Il risultato di questo referendum va letto nel contesto che si è qui ricordato, e smentisce il trionfalismo becero di cui Renzi e i suoi sodali hanno ammantato le prime dichiarazioni. Piuttosto, va loro ricordato che il governo in carica non ha ancora approntato un Piano energetico nazionale, per mantenere una politica energetica basata sul petrolio e le energie fossili, e che in piena coerenza con l'ideologia neoliberista privilegia il profitto delle grandi corporations a danno di tutti gli altri fattori in campo, ad iniziare da quello ambientale, e che procede attraverso patti e contratti con quelle stesse multinazionali e petromonarchie che stanno dietro le guerre che insanguinano il Medio Oriente e il nord Africa".

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