Reati ambientali: più controlli sulle aziende

Presentato oggi il rapporto Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità in Toscana, che si conferma tra le regioni più colpite dagli ecoreati. L'assessore Bugli annuncia uno specifico registro regionale: "Non ci sono insediamenti fissi e costanti delle mafie ma esse operano nei vari settori e quello dei rifiuti è uno di questi"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 luglio 2019 19:28
Reati ambientali: più controlli sulle aziende

FIRENZE- Anche in Toscana continua l’attacco di criminali ed ecomafiosi nei confronti dell’ambiente: ciclo illegale del cemento e dei rifiuti, archeomafia, racket degli animali, incendi dolosi sono nel 2018 i settori più interessati dal fenomeno degli ecoreati. A parlar chiaro sono anche quest’anno i dati di ECOMAFIA 2019.

I numeri, i dati e le tante storie del Rapporto 2019 sono stati presentati oggi, nel corso di una conferenza stampa organizzata da Legambiente, che ha visto la partecipazione di Fausto Ferruzza, Presidente di Legambiente Toscana, Antonio Pergolizzi, Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente, Don Andrea Bigalli, Referente Regionale di Libera e dell’Assessore alla Presidenza della Regione Toscana Vittorio Bugli.

Nel merito, la Toscana mantiene la posizione più alta tra le regioni del centro-nord e resta stabile al 6° posto nella classifica nazionale, subito dopo quelle a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Lazio. I numeri parlano chiaro: 1.836 infrazioni accertate (corrispondenti al 6,8% sul totale dei reati accertati su scala nazionale), appena in calo rispetto all’anno scorso, quando le infrazioni furono 2.138 (7,1% del dato nazionale).

In linea generale, quest’anno si registra un peggioramento nel settore del cemento illegale (si sale dal 6° al 5° posto) e in quello dei rifiuti, dove la Toscana rimane stabile al 4° posto nella classifica italiana ma si conferma la prima regione del Centro-Nord, riuscendo persino a scavalcare la Sicilia. Non va meglio neanche dal punto di vista delle archeomafie e degli incendi dolosi, anche se per fortuna non si ripete in qualità e quantità l’annus horribilis del 2017.

È quanto emerge in sintesi dal rapporto Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, realizzato da Legambiente grazie anche alla collaborazione di molti soggetti - dalle Forze dell’ordine alle Capitanerie di porto, dalla Corte di Cassazione al Ministero della giustizia, da Ispra e Sistema Nazionale di Protezione Ambientale al Cresme, dalla Commissione Ecomafie all’Agenzia delle Dogane, solo per citarne alcuni.

«Il quadro che emerge dal Rapporto 2019 è senz’altro composito, fatto di grandi chiari-scuri –dichiara Fausto Ferruzza, Presidente di Legambiente Toscana – e induce a tenere alta la guardia contro comportamenti e posture incivili, assolutamente indegni di una regione come la Toscana. Tuttavia, forti della nostra esperienza formativa sugli Ecoreati, realizzata nell’ultimo quadriennio sui territori grazie alla collaborazione con ANCI e Regione Toscana, la registrazione di un numero così rilevante di infrazioni e delitti è anche il segno di una forte e costante azione di contrasto del fenomeno. E di questa attività, spesso silenziosa e indomabile, dobbiamo ringraziare di cuore tutte le forze dell’ordine (NOE, CUTFA, Finanza, Guardia Costiera, etc.)».

CICLO DEI RIFIUTI

Per quanto riguarda le attività organizzate di traffico illecito dei rifiuti la nostra regione è in alta classifica raggiungendo la quarta posizione con cifre a dir poco preoccupanti: 634 infrazioni accertate nel 2018, aumentano anche le persone denunciate (802) e i sequestri effettuati (181). Su scala provinciale le maggiori criticità si evidenziano nella provincia di Firenze (75 infrazioni accertate, 1,4% su totale nazionale, 84 denunce), seguita da Arezzo (56 infrazioni accertate, 55 denunce e 26 sequestri) e da Siena (53 infrazioni accertate, 1% su totale nazionale, 60 denunce e 12 arresti).

CICLO DEL CEMENTO

Il mattone selvaggio è servito, in alcuni contesti, per spalancare le porte alle ditte in odore di mafia. Quest’anno la Toscana sale dalla sesta posizione alla quinta con 480 infrazioni accertate, (il 7,3 % sul totale nazionale), aumentano le denunce da 428 a 572; diminuiscono invece i sequestri effettuati (da 50 a 28). Su scala provinciale le maggiori criticità si evidenziano nella provincia di Firenze (99 infrazioni accertate, 1,6% su totale nazionale, 109 denunce e 4 sequestri), seguita da Livorno (85 infrazioni accertate, 1,3% su totale nazionale, 94 denunce e 7 sequestri) e da Siena (72 infrazioni accertate, 1,1% su totale nazionale, 81 denunce).

PIRATI DI BIODIVERSITÀ

Racket degli animali, bracconaggio, commercio illegale di specie protette, allevamenti illegali, pesca di frodo, ma anche (viste le nuove norme) maltrattamento degli animali di affezione. La Toscana, scende all’ottavo posto della classifica ma i numeri sono ancora preoccupanti con 405 infrazioni accertate, con una percentuale sul totale del 6,2%, 420 denunce, 62 sequestri. Nella classifica provinciale dell’illegalità a danno degli animali su terraferma in Toscana domina Firenze con 35 infrazioni, 33 denunce e 13 arresti mentre a danno degli animali a mare è Livorno in testa alla classifica con 127 infrazioni e 1 arresto.

L’ARTE RUBATA (ALIAS “ARCHEOMAFIE”)

Altro anno intenso per le Forze dell’ordine, in particolare per il Nucleo TPC (Tutela del Patrimonio Culturale) dei Carabinieri, per le cosiddette archeomafie. Inquirenti alle prese coi tanti reati commessi ai danni del nostro immenso patrimonio storico-culturale. A presidiare la classifica nazionale, come una delle regioni maggiormente colpite dai ladri di opere d'arte troviamo la Toscana (5° posto, con 52 furti corrispondenti al 7,7% del totale nazionale).

INCENDI DOLOSI

Quest'anno, come abbiamo già detto, sul fronte incendi non ci sono affatto buone notizie. Anzi. La Toscana, infatti, rimane stabile al 4° posto nella classifica nazionale con 201 infrazioni accertate (9,9% sul totale), 63 denunce e 5 sequestri per un’estensione di superficie (boscata e non boscata) di 1.240 ettari.

LE PROPOSTE DI LEGAMBIENTE

Nella lotta alle ecomafie e agli ecocriminali, per Legambiente è fondamentale mettere in campo una grande operazione di formazione per tutti gli operatori del settore (magistrati, forze di polizia e Capitanerie di porto, ufficiali di polizia giudiziaria e tecnici delle Arpa, polizie municipali ecc.) sulla legge 68/2015.Tra le altre principali proposte avanzate oggi, l’associazione chiede che venga semplificato l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive avocando la responsabilità delle procedure ai prefetti; che vengano riconosciuti diritti propri anche agli animali inserendo la loro tutela in Costituzione e approvato il disegno di legge sui delitti contro fauna e flora protette inserendo – all’interno del Titolo VI bis del Codice penale – un nuovo articolo che preveda sanzioni veramente efficaci per tutti coloro che si macchiano di tali crimini.

Per aumentare il livello qualitativo dei controlli pubblici serve approvare i decreti attuativi della legge che ha istituito il Sistema nazionale per la protezione ambientale (L. 132/2016). Sul fronte agroalimentare, l’associazione chiede che venga ripresa la proposta di disegno di legge del 2015 sulla tutela dei prodotti alimentari per introdurre una serie di nuovi reati che vanno dal “disastro sanitario” all’“omesso ritiro di sostanze alimentari pericolose” dal mercato.

Inoltre, chiede che l’accesso alla giustizia da parte delle associazioni sia garantito come gratuito e quindi davvero accessibile. Infine Legambiente auspica che il Parlamento istituisca al più presto la Commissione d’inchiesta sulla vicenda dell’uccisione della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin.

La Regione Toscana vuole implementare le informazioni e il coordinamento tra gli enti di controllo in materia ambientale. Lo ha annunciato l'assessore regionale alla legalità Vittorio Bugli, durante la presentazione del rapporto Ecomafie 2019 di Legambiente. "Con il riordino delle funzioni a seguito della legge Delrio, oramai la Regione rilascia quasi tutte le autorizzazioni ambientali alle imprese, cosa che prima avveniva in modo frammentato Provincia per Provincia – ha spiegato Bugli - Siamo così riusciti a costituire un database completo delle autorizzazioni rilasciate.

Ora che siamo a regime, abbiamo pensato di aggiungere un elemento in più: cioè arricchire il database con l'esito dei controlli eseguiti dai vari enti sulle singole aziende, e rendere questi dati un patrimonio di informazioni non solo per noi ma anche per gli enti di controllo stessi, per le forze dell'ordine e per quelle inquirenti. A settembre abbiamo previsto una riunione operativa con tutte le istituzioni interessate, con le quali ci stiamo rapportando da tempo su questa idea progettuale, per avere il loro consenso a procedere e concordare le modalità.

Partiremo prima con una sperimentazione che riguarderà il settore dei rifiuti". "Abbiamo poi intenzione di continuare con l'attività formativa sui reati ambientali per i dipendenti pubblici - ha proseguito l'assessore - che facciamo da 4 anni con Legambiente e Anci e alla quale partecipano oramai più di 200 persone ogni anno". La situazione tracciata dal rapporto delinea una Toscana dove si assiste ad un lieve calo dei reati ambientali rispetto agli anni precedenti, ma permane al sesto posto nella classifica tra le regioni. "In Toscana non ci sono insediamenti fissi e costanti delle mafie ma esse operano nei vari settori e quello dei rifiuti è uno di questi - ha aggiunto - Teniamo però conto che in questo campo siamo una delle Regioni con più interventi di controllo e denunce: questo è un dato positivo perché dimostra un'attenzione e una sensibilità, ma segnala anche un numero alto di reati". Tra le pratiche virtuose adottate dalla Toscana c'è la assimilazione dei rifiuti speciali non pericolosi con quelli urbani: "E' una delle pratiche ritenute più efficaci – ha spiegato l'assessore - perchè consente al servizio pubblico la raccolta dei rifiuti speciali non pericolosi prodotti da utenze non domestiche, come attività commerciali, artigianali o manifatturiere, che in altre circostanze sarebbero costrette a rivolgersi al mercato privato.

In questo modo viene assoggettato al controllo pubblico una quantità di flussi maggiore, garantendo più trasparenza e tracciabilità".

In evidenza