Quale soluzione per le plastiche biodegradabili?

Presentata l'interrogazione di Antonella Bundu e Dmitrij Palagi (SPC): “Alia e l'Amministrazione devono dare delle risposte”. Secondo Firenze + Verde urgente un coordinamento tra autorità, enti locali, gestori rifiuti e industria del compostaggio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 settembre 2019 14:10
Quale soluzione per le plastiche biodegradabili?

“La stampa ci informa che Alia cambia logo, cosa già fatta sul sito, mentre a breve dovrà provvedere anche su mezzi, uniformi e sedi. Ma perché – si domandano i consiglieri di Sinistra Progetto Comune Antonella Bundu e Dmitrij Palagi – questo cambiamento, come non ci fossero altre cose da fare? Tanto nella trasmissione di Controradio di pochi giorni fa, quanto sull'articolo di Repubblica di oggi, pare però ci si trovi di fronte a un mistero, a cui l'Azienda ritiene di non dover dare risposte. Ma possiamo accettare, da cittadini e azionisti principali, tali silenzi di circostanza? No, e per questo presenteremo un'interrogazione, come fatto qualche giorno fa sul tema delle bioplastiche. Porremo le questioni – sottolineano i consiglieri di Sinistra Progetto Comune Antonella Bundu e Dmitrij Palagi – anche la settimana prossima in Commissione Controllo, dove è stata convocata Alia, ma alla città deve arrivare una presa di posizione chiara da parte dell'Amministrazione, oltre a un'individuazione di responsabilità e soluzioni.

Non possiamo accettare, come cittadini, come utenti e come azionisti, che le politiche di Alia ci vengano comunicate tramite voci informali.

Anche Firenze più Verde prende atto che a differenza di quanto dichiarato da Assobioplastiche esistono problemi in alcuni impianti di compostaggio a trattare rifiuti bioplastici, perché il tempo necessario a compostare queste tipologie è molto più elevato del tempo necessario ai rifiuti organici: "L’aumento dei manufatti in bioplastica, conseguenza della messa al bando delle stoviglie usa e getta in plastica tradizionale, aumenterà i problemi con il rischio di aumentare gli scarti e in alcuni casi pregiudicare la qualità del compost prodotto.

D’altra parte la direttiva europea Single use plastic non fa differenza fra plastica ed altri composti non esistenti in natura e mette sulla stesso piano stoviglie in plastica tradizionale e plastica biodegradabile. La risposta è una grande campagna contro l’usa e getta senza dare l’illusione che il problema si risolva, oggi, con le plastiche biodegradabili compostabili. Allo stesso tempo gestori rifiuti e industria del compostaggio devono accelerare la ricerca di soluzioni tecniche più avanzate, perché le plastiche biodegradabili non creano problemi di abbandono".

“In questi giorni abbiamo letto le dichiarazioni, diametralmente opposte, di Alia e Assobioplastiche. Se davvero Alia ed altri soggetti gestori della nostra regione non fossero ad oggi in grado di compostare le bioplastiche, ci troveremmo di fronte ad un problema serio perché un materiale concepito per essere trattato come organico finirebbe invece per essere un rifiuto indifferenziabile, a causa dell’inefficienza dei gestori. Non mancano le tecnologie, mancano semmai adeguati investimenti da parte di chi gestisce il ciclo dei rifiuti”, attacca il capogruppo di Sì Toscana a Sinistra, Tommaso Fattori. “In un momento come questo, decisivo per l’adozione della strategia rifiuti zero - prosegue Fattori - non c’è messaggio più sbagliato e controproducente di quello secondo cui sarebbe inutile riciclare, tanto poi tutto finisce nuovamente nell’indifferenziato”. “Si faccia un serio piano e si investa immediatamente in impianti in grado di selezionare il materiale bioplastico e poi di trattarlo come organico, come già accade in altre parti d’Italia, in modo da ottenere compost di qualità da utilizzare in agricoltura, anziché ulteriore rifiuto.

La Toscana deve chiudere la stagione dell'incenerimento e delle discariche ed abbracciare la vera economia circolare, che non è quella della cosiddetta bioraffineria di Livorno o delle bioplastiche che poi finiscono invece negli inceneritori”, prosegue Fattori. “Le bioplastiche in commercio, come ad esempio quelle utilizzate per produrre buste per la spesa, bicchieri, posate, piatti e imballaggi alimentari, sono un prodotto in espansione e sono certificate come interamente compostabili e dunque da conferire nell'umido domestico.

La nostra battaglia, ci tengo a ribadirlo, è contro l’ ‘usa e getta’ e per la riduzione dell’inutile packaging ma è innegabile che le bioplastiche, per quanto non alternative alla pratica sbagliata dell'usa e getta, sono quantomeno una riduzione del danno”, conclude Fattori.

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