Processo Magherini: Riccardo aveva un fratello, Andrea in Aula

Il 10 ed il 22 marzo sono fissate le prossime udienze al Tribunale di Firenze

Antonio
Antonio Lenoci
08 marzo 2016 11:43

Il 25 aprile 2014 Andrea Magherini scrive al pm fiorentino Luigi Bocciolini: "Vede dottore, Riccardo era mio fratello. Il solo ed unico che avevo. Io lo amavo con tutto me stesso. Io conoscevo mio fratello. Non aveva quel corpo martoriato dai colpi subiti. No. La geografia di ecchimosi, ferite ed ematomi appare evidente in modo terribilmente drammatico. Ed imbarazzante. Mio fratello chiedeva aiuto, stava male ed era terrorizzato. E non stava facendo male a nessuno. Ed era vivo, capisce? Vivo". Oggi con la stessa passione ed una maturata consapevolezza formatasi sugli atti prodotti da periti e consulenti, Andrea Magherini segue con attenzione le udienze in attesa di quella verità processuale che spetta a chi sopravvive, alla famiglia ed al figlio della vittima.

Un energumeno a torso nudo che spaventa San Frediano. Il Processo ci costringe ad avvolgere nuovamente il nastro e ripercorrere quella notte. "Riccardo chiedeva aiuto - risponde a Nove da Firenze il fratello Andrea - non smetteremo mai di dirlo. Se ha sottratto un cellulare, una delle cose che può aver fatto di sbagliato, è perché il suo era andato perduto e cercava di chiamare aiuto. Per stessa ammissione dei carabinieri al loro arrivo avrebbe cercato di abbracciarli per poi divincolarsi dal fermo..

la colluttazione, nella quale un militare sarebbe rimasto ferito, deriva dal tentativo di liberarsi dalla presa, non era una azione volta ad offendere". La famiglia non ha mai negato il fatto che Riccardo Magherini potesse fare uso di droga, nella fattispecie si è parlato di cocaina, ritenendo però l'effetto limitato all'alterazione psicofisica e allo stato di panico, non causa della morte. Secondo i periti l'assunzione di cocaina risulta essere una 'concausa' del decesso, insieme all'asfissia.Quanto è cambiata nei mesi la sua percezione dell'accaduto? "Per come ci era stata raccontata sembrava che Riccardo si fosse caricato sulla schiena tre carabinieri ed avesse fatto 40 metri trascinandoseli per Borgo San Frediano per poi morire d'infarto..

quando abbiamo visto il corpo molte cose non ci hanno convinto. Saremmo anche potuti crollare.. mi sento di ringraziare di cuore tutti gli amici che fin dai primi momenti hanno avuto la lucidità di assisterci e di aiutarci anche nella ricerca delle testimonianze, accompagnandoci nel quartiere a suonare i campanelli e ad attaccare i volantini".Quando ad Aprile 2014 iniziano a circolare sulle Agenzie dichiarazioni attribuite alla Procura di Firenze in cui si escludono lesioni, Andrea scrive al pm Bocciolini: "Abbiamo nominato un altro avvocato ed a rinforzo del dottor D'Antonio, il professor Fineschi.

Abbiamo fatto il punto con lui nel suo ufficio alla Sapienza, dopo che lo stesso aveva parlato con il consulente della Procura Norelli ed il nostro dottor D'Antonio. Lesività evidente, radiografie fatte con strumento obsoleto anteguerra che comunque aveva rilevato alcune lesioni ossee. Ora leggo agenzie di stampa che le attribuiscono dichiarazioni sorprendenti e completamente avulse dalla realtà. Ma sono certo che non sono le sue. Sicuramente qualcuno ha ingannato il giornalista".

Il 28 Aprile 2014, un lunedì mattina, Guido ed Andrea Magherini depositano in Procura una denuncia nei confronti dei carabinieri e dei sanitari, rispettivamente per omicidio preterintenzionale e omicidio colposo. Il 1 Maggio 2014 durante la diretta di Chi l'ha Visto? su Rai Tre, Guido ed Andrea sono ospiti in studio, vengono rese note le dichiarazioni dell'avvocato Francesco Maresca che tutela l'Arma: “L'intervento dei carabinieri è stato svolto nell'interesse del cittadino e dei cittadini, con tutte le precauzioni del caso, secondo il protocollo, nel pieno rispetto della legge, come sempre fa l'Arma dei carabinieri.

Si deve immediatamente interrompere questa ripetuta diffusione mediatica circa comportamenti non consoni dei militari che negano fortemente ogni addebito, e si mettono a disposizione del pm per ogni accertamento”.Il Processo. Quali gli elementi sotto esame? "Nelle ipotesi sulla morte è comparso l'Excited Delirium o delirio eccitato, (delirio, agitazione psicomotoria, ansia, allucinazioni, disturbi del linguaggio, disorientamento, comportamento violento, insensibilità al dolore, elevata temperatura corporea e una forza sovrumana, ndr), una patologia che non esiste - sottolinea più volte Andrea - ma che viene richiamata, soprattutto negli Stati Uniti, in quei casi in cui il soggetto è sottoposto a fermo di polizia e risulta talmente alterato da arrivare a procurarsi da solo ferite e lesioni fino anche all'arresto cardiaco.

Inoltre il perito dei Carabinieri è venuto a raccontarci che in posizione prona si respira meglio.. Fortunatamente il pubblico ministero ha chiesto ulteriori accertamenti. Stanno cercando di stravolgere la scienza per dare una giustificazione ad una morte che come detto dal perito della Procura è intervenuta per asfissia". Il tossicologo Francesco Mari consulente della Procura parla di decesso verosimilmente causato dall'assunzione di cocaina che avrebbe scatenato un Excited Delirium.

Il medico legale Vittorio Fineschi, consulente della famiglia, dichiara che la sindrome non esisterebbe nella letteratura medica. Gian Aristide Norelli consulente della Procura individua tre possibili concause della morte: assunzione di cocaina, asfissia da compressione e stress.Sempre Norelli che ha eseguito l'autopsia, attribuisce la macchia presente sul volto della vittima alla costrizione a terra, altre macchie presenti sul corpo sarebbero macchie ipostatiche, formatesi post mortem.

Si è fatto una idea della strategia processuale? "La difesa dei carabinieri punta sulla morte autoindotta. Per come si sono messe le cose però, a giudicare dal tono usato e dalle domande poste in aula, temo che l'attenzione sia puntata principalmente sull'operato dei volontari del 118 che a mio parere si sono trovati ad effettuare un difficile intervento su un paziente ammanettato".Una circolare dell'Arma, che risultata precedente ai fatti, avrebbe potuto o dovuto istruire sulle corrette pratiche di intervento in simili situazioni. "La storia della circolare fa riflettere: abbiamo appreso che è stata diramata nel gennaio 2014, ma a marzo, quando Riccardo è morto, alla guida dei militari c'era un nuovo ufficiale che non aveva ritenuto ancora idoneo informare i sottoposti attendendo di conoscerli meglio.

Qualora volessimo accettare questa giustificazione, ricordiamo che un corso di pronto intervento lo fanno oramai per legge persino i commessi di un negozio.. che i carabinieri non siano adeguatamente formati per intervenire in simili situazioni è un campanello di allarme, non solo su questo caso specifico".Molto spesso le famiglie che sopravvivono puntano il dito sugli inquirenti. "Il sistema penale ha le sue regole. Le indagini a volte partono a senso unico: durante la perquisizione a casa hanno fotografato tutto anche le medicine di Riccardo persino l'aspirina che tutti noi abbiamo nel cassetto, mentre nessuno si è occupato di chiedere le riprese delle tante telecamere sparse sul Lungarno e presso il Ponte Vespucci.

Purtroppo, e spesso è accaduto, si cerca di fare il processo al morto: i ragazzi dei quali abbiamo sentito più volte parlare sono stati etichettati come ubriachi, drogati, nullafacenti, disturbatori.. quasi che la loro morte fosse una conseguenza naturale al loro comportamento". La presenza in televisione, a due anni di distanza, è servita? "Quando una famiglia si accorge del rischio di mostrare una realtà che non corrisponde alla vittima, allora è necessario intervenire..

per dare una scossa, portando l'attenzione, nel nostro caso, anche sulle cause della morte". Cosa si aspetta adesso? "Devo dire con grande sincerità che l'accusa appare monca, non solo per l'omicidio colposo ma anche per l'aspetto delle percosse che sono sostenibili in giudizio solo se denunciate dalla parte lesa.. e come sappiamo Riccardo non ha potuto denunciare nessuno. Auspico ancora che, preso atto delle testimonianze e delle perizie, possano essere riviste alcune posizioni e magari si possa passare anche dalle percosse alle lesioni".A Giugno 2015 l'avvocato Fabio Anselmo, ripresenta l'istanza, già respinta dal pm, sul cambio del capo di imputazione da percosse a lesioni gravi.

Nel frattempo sono intervenute le valutazioni sulle testimonianze e sugli ulteriori aspetti processuali.

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