Prato: due daini in viale Fratelli Cervi

Gli esemplari, usciti dal bosco del Monteferrato, percorrevano la tangenziale, subito chiusa. Allarme cinghiali ad Altopascio. Troppi danni da ungulati in Toscana. Il presidente Cia Brunelli: «Le aziende agricole aspettano risposte, è urgente il Piano faunistico venatorio. Per il rimborso servono tempi certi e veloci»

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 luglio 2020 23:45
Prato: due daini in viale Fratelli Cervi

E' stato chiuso dalla Polizia Municipale stamani un tratto della Tangenziale di Prato a causa di due daini che intorno alle 12:00 percorrevano viale Fratelli Cervi all'altezza della rotatoria con via Liliana Rossi, mentre il traffico gli scorreva accanto. Appena è arrivata la segnalazione dei cittadini la Municipale ha inviato tre pattuglie per gestire la situazione, pericolosa sia per gli animali, due maschi adulti, che per la viabilità. E' stato quindi chiuso al transito il tratto dalla rotatoria con via Liliana Rossi a quella con via Ofelia Giugni, sia in direzione nord che direzione sud, fino alle 13.30. A supporto è intervenuta anche una squadra di guardie venatorie, che è riuscita ad allontanare gli animali verso il bosco del Monteferrato, dove si sono dileguati.

Intanto la popolazione toscana di ungulati, stimata in circa 400 mila capi, gareggia con quella dell’intera Austria. I cinghiali da soli sono 121.952, ovvero il 30 per cento di quelli presenti lungo tutto lo Stivale.

«Ad Altopascio agricoltori messi in ginocchio dai cinghiali e dagli altri ungulati? Per forza: la fauna selvatica nella zona come ovunque in Toscana è completamente fuori controllo per colpa di una sinistra di governo regionale che è stata in tutti questi anni incapace di produrre una pianificazione di contenimento e di mettere in campo misure efficaci di controllo. Nelle riserve come l’area del Sibolla naturalmente i selvatici trovano un sostanziale porto franco, e l’emergenza coronavirus che ha costretto tutti al lockdown ha consentito a cinghiali e altri ungulati di espandere il loro areale in cerca di cibo.

Risultato: il tilt per le economie rurali che vedranno i loro indennizzi chissà quando e dopo una trafila burocratica da appendere la zappa al chiodo»: l’analisi d’attacco arriva dal Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti (Coordinatore provinciale di Forza Italia a Lucca) che da tempo manifesta la sua preoccupazione per il proliferare della fauna selvatica in Toscana. «I numeri parlano chiaro. A questo la sinistra di governo regionale come ha risposto? Con indennizzi che arrivano a rilento e senza alcuna azione efficace a monte, ovvero nel contenimento di queste specie che in larga misura sono state reintrodotte in habitat dall’uomo che poi ha lasciato fare a Madre Natura, completamente senza governo», incalza Marchetti.

«Ora Madre Natura presenta il conto, ma a pagare sono purtroppo gli agricoltori che trovano devastati i loro raccolti curati con sapienza, fatica e passione», prosegue Marchetti. E oltre al danno, ricorda il Capogruppo regionale di Forza Italia, c’è il pericolo: «E’ passato giusto un mese da quando a Torre Alta un anziano è caduto nella buca scavata notte tempo da un cinghiale, finendo all’ospedale. E i sinistri stradali? Da bene collettivo la fauna selvatica, lasciata così fuori controllo, è diventata un pericolo e anche una antagonista rispetto all’attività umana nei territori.

Così non può andare, con una sinistra che da un lato comprime l’attività venatoria alleato formidabile all’equilibrio degli ecosistemi e delle biodiversità, dall’altro si lancia in operazioni spot come la chiusura di tratti autostradali per catturare una quantità di capi conteggiabili sulle dita delle mani. Una beffa. Ma come aspettarsi qualcosa di diverso da una sinistra che solletica i pregiudizi veteroambientalisti per acquisire consenso? L’unico rimedio è mandarli a casa».

«Rispondere alle esigenze del mondo agricolo che in Toscana sconta evidenti difficoltà di convivenza con la fauna selvatica, che supera abbondantemente il livello di sostenibilità territoriale. Per questo è necessaria, dopo l’approvazione delle modifiche della legge regionale sulla caccia, la redazione in tempi rapidi del Piano Faunistico Venatorio, fondamentale per la programmazione ed il monitoraggio dell’attività venatoria». A sottolinearlo è Luca Brunelli, presidente Cia Agricoltori della Toscana, che mercoledì è intervenuto in audizione in Regione Toscana, sul Piano Faunistico Venatorio, nell'ambito del "Piano di partecipazione". Gli agricoltori per salvaguardare le proprie produzioni – sottolinea la Cia Toscana - hanno bisogno di tempi celeri e certi rispetto all’attività di controllo; di chiarezza dei termini e delle modalità con le quali vengono svolte le azioni; di efficacia degli interventi nell’azione di difesa delle colture e nel ripristino degli equilibri dell’ecosistema; di definizione chiara delle responsabilità sia in termini di ambiti che, per quanto concerne gli aspetti operativi delle azioni da intraprendere.

Oltre ad un monitoraggio efficace e costante che consenta di verificare i risultati dell’attività svolta e consenta una migliore programmazione degli strumenti da utilizzare. «Per quanto riguarda il pagamento dei danni subiti dall’agricoltura – ha proseguito Brunelli - è necessario semplificare, snellire, rendere omogeneo e velocizzare il rimborso. Vista anche l’approvazione della legge, la Regione adotti subito linee guida per il rimborso dei danni, prevedendo l’armonizzazione delle procedure all’interno del sistema informativo di Artea, dove sono presenti tutte le informazioni necessarie riguardanti le aziende, che rappresentano la base per le eventuali istanze». Priorità – evidenzia Cia Toscana - resta la tutela delle attività agricola attraverso la messa in atto delle forme di caccia, di selezione, di prelievo, di contenimento e di abbattimento, con lo scopo di riportare la presenza della fauna selvatica, in particolare degli ungulati a densità massime “effettivamente” sostenibili, pertanto ben al di sotto dei 2,5 capi ogni 100 ettari.

In questo contesto rimangono prioritarie anche le azioni volte alla prevenzione dei danni. «Ribadiamo, infine – conclude il presidente Brunelli -, che è necessario il superamento del concetto di area vocata e non vocata, in modo da avere a disposizione degli strumenti più flessibili e che consentano di calibrare meglio le singole tipologie di intervento in funzione delle necessità di tutto il territorio».

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