Più di 6 mila le nuove imprese nel 2017

Occupazione: più assunzioni a Firenze lo scorso anno, ma la situazione è la stessa del 2015

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 gennaio 2018 23:54
Più di 6 mila le nuove imprese nel 2017

Firenze, 24 gennaio 2018- Sono più di 6 mila le nuove imprese che si sono registrate nella città metropolitana di Firenze durante il 2017. Lo sottolinea il report Movimprese elaborato dall'Ufficio statistica della Camera di Commercio di Firenze partendo dal rapporto di Unioncamere e Infocamere su dati del Registro Imprese. Segno che i fiorentini, in linea con il trend nazionale, continuano a credere nell'impresa. Su 110.118 sedi di aziende registrate sul territorio fiorentino (che salgono a 138.227 considerando le unità locali) le nuove iscrizioni sono state con esattezza 6.424, fra le quali 4.018 ditte individuali, 1.747 società di capitale e 521 società di persone.

Positivo il saldo (+465) anche se confrontato con le imprese che hanno chiuso i battenti, che sono state 5.959. Complessivamente, per la città metropolitana il tasso di crescita del numero di imprese (ovvero quanto incide il saldo delle nuove imprese sul totale) è stato calcolato nello 0,42%, con particolare attività nelle società di capitale (+2,59%), a riprova di certa maturazione del contesto in cui vengono aperte le nuove attività.

“Siamo rimasti fermi al 2015: in quell’anno le nuove assunzioni furono pari al 28% del totale dei dipendenti e i licenziamenti al 26%, esattamente come nell’anno appena trascorso. Certo, il 2017 rispetto al 2016 ha visto crescere i nuovi assunti di 2 punti percentuali (dal 26% al 28%), ma lo stesso è avvenuto per i licenziati (dal 24% al 26%). La strada della ripresa è ancora lunga e accidentata”. Questo il commento di Giacomo Cioni, presidente di CNA Firenze, ai dati dell’Osservatorio sul mercato del lavoro che l’associazione degli artigiani fiorentini ha appena reso noto: un’analisi su un campione di oltre 1.600 imprese di Firenze e provincia che danno e hanno dato lavoro a più di 6.000 lavoratori. “Un’indagine che ormai conduciamo da qualche anno per mettere a fuoco le dinamiche e i risultati registrati dal tessuto imprenditoriale locale (artigianato, commercio, industria, professioni) e tracciare tendenze future” spiega Cioni.

I comparti con il maggior numero di licenziati sono stati metalmeccanica (18% del totale), moda (17%), commercio e pubblici esercizi (14%), edilizia (9%) e terziario (7%). Quelli, al contrario, con pochi licenziamenti sono stati odontotecnici (0,2%), studi professionali (0,2%) e orafi ed argentieri (0,5). Ad assumere di più, invece, metalmeccanica (24%), commercio e pubblici esercizi (21%), moda (19%), edilizia (11%) e benessere (6%).

Ad assumere di meno: orafi e argentieri (0,2%), studi professionali (0,5%) e lavanderie (0,5%). L’occupazione appare così maggiormente stabile in quei settori, in cui prevalentemente operano artigiani e pmi, in cui la formazione del dipendente è per l’imprenditore un vero e proprio investimento da curare e mettere a frutto, come per gli orafi e gli argentieri o per gli studi professionali che, non a caso, sono tra i comparti che licenziano e assumono di meno.

“La nuova occupazione del 2017 presenta dunque caratteristiche specifiche. C’è innanzitutto una significativa differenza tra settore e settore e tra tipologie di azienda e in questo fa da spartiacque l‘approccio ai temi dell’innovazione che ne determina il successo o la stagnazione - prosegue Cioni - Pur crescendo nell’ultimo biennio in termini di lavoratori occupati e contenendo il ricorso alla cassa integrazione (-29% di ore autorizzate dall’Inps a dicembre 2017 rispetto a dicembre 2016), non possiamo certo dire che l’impresa fiorentina, presa nel suo insieme, sia fuori dal tunnel. Abbiamo imboccato la strada giusta, ma la crescita presenta ancora quelle caratteristiche labour saving che risparmiano sul lavoro per privilegiare i contratti a tempo determinato. Una ripresa, dunque, senza quei caratteri di consistenza, forza e continuità che potrebbero consentire alle imprese locali di investire in lavoro stabile”.

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