Pitti Uomo 91: la calza CoccoGallo

Cura artigianale nella produzione e attenzione alle evoluzioni della moda e del gusto

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 gennaio 2017 15:15
Pitti Uomo 91: la calza CoccoGallo

Un'azienda che viene condotta ancor oggi con lo stile imprenditoriale proprio di una famiglia. La sua forza può così essere sintetizzata in tre concetti fondamentali: tradizione, continuità e qualità. Qualità che, a propria volta, significa che ogni singola calza Gallo deve superare, prima di essere messa in vendita, ben nove controlli minuziosi di conformità agli standard più rigorosi adottati dall'azienda: dalla trama al colore del filato, dalla regolarità delle maglie all'esecuzione dei ricami.

Tutti dettagli che concorrono a creare l'immagine Gallo presso i consumatori più raffinati, attraverso la condivisione di uno stile discreto ma inconfondibile: l'eleganza che 'non si nota'. A raccontare il mondo di questa storica azienda di calzaturificio italiana, Giuseppe Colombo, amministratore delegato e anima creativa di Gallo, nel corso della partecipazione di quest'ultima in uno stand di Pitti Uomo 91. “La particolarità della collezione che abbiamo presentato quest'anno è che, sempre prendendo spunto dalla natura che è quella che a noi piace molto, nella quale viviamo e da dove provengono i manufatti, abbiamo deciso di rappresentarla nella sua armoniosità e di contrastarla con dei colori - ha raccontato proprio Giuseppe Colombo - Ad esempio abbiamo preso il coccodrillo che è un animale che fa anche paura, colorando e rendendolo giallo, verde, fucsia, eccetera, rendendolo meno pauroso, e la disarmonia in un ambiente armonico, crea all'occhio una grande bellezza.

Al pubblico piacciono le nostre calze perchè sono molto colorate, disegnate, ed il bello è che ci sia dietro un progetto. Non facciamo calze colorate, disegnate, ma dei progetti dai quali realizziamo calze e prodotte che stanno insieme ad esse: sciarpe, guanti, pelletterie. Il progetto può essere poi figlio di alcuni eventi, come ad esempio l'anno scorso il pappagallo legato alle Olimpiadi di Rio 2016”. Nasce così CoccoGallo, una calza mai vista prima, creata con lavorazioni d'atelier.

Le calze sono realizzate in finissimo Filo di Scozia dal sorprendente effetto trompe l'oeil, ottenuto grazie ai telai degli anni '30 e alla sapienza unica di Gallo. La palette cromatica è intensa e brillante: bordeaux, ocra, verde e cioccolato, nuance che parlano di natura selvaggia, per calze dall'anima sartoriale dedicate ai veri trend setter contemporanei. Ancora una volta Gallo crea un oggetto del desiderio innovativo e prezioso: una calza affascinante come la pelle di coccodrillo più pregiata, ma piacevole da indossare grazie all'eccellenza del filato.

“Non ci siamo mai pentiti dell'essere al 100% italiani perché noi alternative non le possiamo avere perché la qualità che noi produciamo non è replicabile all'estero -ha aggiunto l'ad. Di Gallo - La qualità che noi abbiamo riguarda le materie prime e che ci è consentita dalle risorse umane che noi abbiamo che non ho creato io ma che si sono generate con la storia dell'azienda e quindi di padre in figlio, con questo senso di appartenenza molto forte. Abbiamo delle maestranze anche molto giovani che sono orgogliose di stare con noi.

E' bello guardare all'orgoglio interno e poco alla volontà di andare all'estero. Noi pensiamo molto, progettiamo molto, non facciamo le cose per caso. Abbiamo una strada che è la nostra, e che non mutiamo da qualcuno”. In periodi in cui il mercato potrebbe essere condizionato dal blocco dell'import-export, l'azienda Gallo non sembra spaventata dalle nuove prospettive che potrebbero nascere da un protezionismo che arriverebbe dal mondo americano. “Io credo che dovremmo essere spaventati dal movimento di massa delle persone che cercano di migrare in paesi dove pensano di stare meglio - ha precisato Giuseppe Colombo - Le protezioni che siano nel senso di dazi o migratorie sono effimere ed hanno effetto per un numero limitato di anni ma credo che alla lunga si debbano togliere.

Alcune volte sono positive, in certi casi queste protezioni hanno creato maggiore volontà e stimolo da parte della nazione di investire di più per cercare di creare prodotti che prima venivano importati. L'effetto contrario è l'embargo: quando ci sono nazioni che subiscono l'embargo, queste poi riescono a svegliarsi e a fare dei prodotti che prima non riuscivano a fare. Il mondo in questo senso non mi spaventa perché ha sempre avuto effetti simili”.(Luca Cellini)

In evidenza