Pistoia: truffe per regolarizzare stranieri, 264 indagati

Operazione della Polizia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 gennaio 2018 14:35

Ci sono anche impiegati pubblici e liberi professionisti tra le 24 persone fermate questa mattina dalla Squadra mobile di Pistoia nell’operazione “White wash”. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di ingresso illegale e agevolazione della permanenza in Italia di più di 200 stranieri, in prevalenza provenienti dal Pakistan, corruzione, violazione del segreto d’ufficio, riciclaggio, truffa ai danni dello Stato, falso ideologico e materiale, furto, omissione di atti d’ufficio e cessioni di sostanze stupefacenti. Diciannove persone sono state arrestate mentre per altre cinque sono state disposte alcune misure restrittive.

In particolare due impiegati del comune di Pistoia e un impiegato della prefettura di Pistoia sono stati sospesi dall’esercizio del loro servizio, mentre per una ragioniera consulente del lavoro e un commercialista è stato disposto il divieto temporaneo di esercizio dell’attività professionale. Inoltre sono state denunciate in stato di libertà altre 240 persone.

L’indagine è iniziata nel dicembre del 2015 quando, a seguito di alcune incongruenze riscontrate dall’ufficio immigrazione della questura, i poliziotti accertarono che decine di cittadini pachistani arrivavano a Pistoia da varie zone d’Italia e dall’estero per rinnovare il permesso di soggiorno oppure per ottenere il visto per il ricongiungimento familiare. Questi risultavano tutti assunti come imbianchini dalla stessa ditta intestata ad un cittadino pachistano da anni residente a Pistoia. Da qui il nome dell’operazione. Successivamente gli agenti hanno riscontrato l’irregolarità per più di 200 procedimenti per il rilascio o rinnovo di permesso di soggiorno, di cui 17 per ricongiungimenti familiare. Gli stranieri pagavano per il rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno dai mille ai 1.500 euro e per i ricongiungimenti familiari dai 4.500 agli 8.000 euro.

A capo di tutta l’organizzazione criminale c’era proprio il titolare della ditta di imbiancatura che si avvaleva della collaborazione di un commercialista con studio a Montecatini Terme, di una ragioniera consulente del lavoro con studio ad Agliana e di un revisore contabile con studio a Pistoia e Montecatini Terme per la formazione della documentazione reddituale falsa e lavorativa da allegare alle istanze. Inoltre beneficiava anche dei favori di impiegati postali compiacenti addetti alla ricezione dei kit e di vari cittadini italiani che dichiaravano falsamente l’ospitalità o di avere alle loro dipendenze gli stranieri da regolarizzare.

I proventi dell’attività del cittadino pachistano venivano trasferiti in Pakistan e investiti in immobili e terreni con la complicità di alcuni suoi connazionali che sono stati indagati per riciclaggio. Ai due impiegati comunali è stato contestato il reato di truffa ai danni dello Stato per le loro assenze ingiustificate dal lavoro. Molte di queste assenze avvenivano quando i due si recavano a comprare cocaina che assumevano successivamente in ufficio.

All’operazione, coordinata dal Servizio centrale operativo, hanno collaborato la Squadra mobile di Prato, il Reparto prevenzione crimine “Toscana” e unità cinofile provenienti da Firenze e da Bologna.

"E' una vergogna che liberi professionisti e addirittura impiegati di un Comune e di una Prefettura speculino sulla pelle dei migranti". Lo affermano Tommaso Fattori e Paolo Sarti, consiglieri regionali di Sì-Toscana a Sinistra, commentando l'inchiesta che ha portato a 19 arresti a Pistoia. "Da anni è impossibile entrare in Italia in maniera regolare e i ricongiungimenti familiari, che dovrebbero essere un provvedimento di semplice buon senso, sono ostacolati dalla burocrazia e dai costi esorbitanti.

In queste condizioni unica via è diventata la richiesta di asilo, con requisiti ristrettissimi per essere accettata. Servirebbe una revisione completa delle leggi e delle norme che regolano gli ingressi nel nostro Paese, perchè si è creato un sistema nel quale non solo è facilissimo ritrovarsi clandestini, ma che persino favorisce autentiche reti criminali che con la connivenza delle istituzioni speculano su chi chiede solamente di poter lavorare o avere moglie o figli al seguito. La disinvoltura con cui si falsificano permessi Inail e Inps fa riflettere amaramente anche sul rapporto tra legalità e sicurezza nei luoghi di lavoro".

In evidenza