Pisa, il sindaco Conti: "Fieri di essere toscani"

Intervento in Consiglio comunale in occasione della Festa della Toscana, «La Toscana influenzò il mondo sull’abolizione della pena di morte. Fu il segno che l’umanità aveva imboccato una nuova strada". Collegati da remoto gli studenti delle scuole IIS “Santoni”, liceo “Carducci” e istituto “Leonardo Da Vinci”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 dicembre 2020 15:27
Pisa, il sindaco Conti:

Pisa, 01 dicembre 2020. Il sindaco di Pisa, Michele Conti, è intervenuto questa mattina al Consiglio Comunale convocato per celebrare la Festa della Toscana. Erano collegati da remoto gli studenti delle scuole cittadine IIS “Santoni”, liceo “Carducci” e istituto “Leonardo Da Vinci”. Sono intervenuti anche lo scrittore Marco Malvaldi, e Pietro Finelli, direttore della Domus Mazziniana.

Il sindaco Conti ha definito “atto di ‘civiltà normativa’” la riforma di Pietro Leopoldo di Lorena che, nel Granducato di Toscana, abolì la pena di morte e di tortura nel 1786. «Un atto – ha detto - che avrebbe influenzato il resto del mondo verso quella abolizione della pena di morte che ancora, purtroppo, è realtà in alcuni Stati. Un atto di “civiltà normativa” tanto importante quanto semplice di cui come toscani, e come pisani, dobbiamo andare giustamente fieri.

Fu il segno che l’umanità aveva imboccato una nuova strada che, ancora oggi, non ha finito di percorrere».

Il Sindaco Michele Conti ha, poi, ricordato il terribile anno che stiamo vivendo caratterizzato dall’emergenza Covid. «Purtroppo – ha detto - nessuno può essere dello spirito giusto per festeggiare la ricorrenza della Festa della Toscana come merita, a causa di questo virus. In questi mesi molte famiglie hanno avuto lutti a causa del Covid-19, altre hanno patito sofferenze per i ricoveri o le cure, mentre tanti sono quelli che vivono sospesi nella paura perché positivi o entrati in contatto con positivi. Questa pandemia ci ha costretti a cambiare abitudini, relazioni, a modificare i nostri programmi nel mondo del lavoro, della scuola, del tempo libero e, persino, all’interno delle nostre case.

Tante persone hanno conosciuto le difficoltà che questo virus ha provocato, non solo dal punto di vista sanitario. Penso ai tanti che hanno perso il lavoro, a chi ha avuto gli stipendi ridotti o azzerati, ai lavoratori dipendenti, agli autonomi. Penso alla immane perdita di ricchezza che una regione come la Toscana e una città come la nostra hanno dovuto subire, specialmente nei settori del turismo e dell’export».

«Fu ben altro, per fortuna, il ‘virus’ che dalla nostra Toscana, e in particolare dalle nostre sponde dell’Arno, 234 anni fa partì in ogni direzione del mondo. Si trattava allora dell’inizio di una battaglia ideale che avrebbe contaminato ogni angolo del mondo: la globalizzazione della civiltà.

Grazie alla sua firma su un semplice atto, infatti, Pietro Leopoldo di Lorena, Granduca di Toscana, avrebbe influenzato il resto del mondo nel rivedere il principio cardine della morte inflitta a un essere umano dallo Stato in nome della giustizia. Si trattò di un processo che avrebbe finito per coinvolgere l’intero pianeta, verso quella abolizione della pena di morte che ancora, purtroppo, è realtà in alcuni Stati.

Un atto di “civiltà normativa” tanto importante quanto semplice di cui come toscani, e come pisani, dobbiamo andare giustamente fieri. Fu il segno che l’umanità aveva imboccato una nuova strada che, ancora oggi, non ha finito di percorrere.

Che la strada sia ancora lunga lo confermano i dati sulle esecuzioni capitali nel mondo resi noti dalle agenzie internazionali. Nel 2019, sebbene i dati siano per fortuna in costante diminuzioni, ci sarebbero state 657 esecuzioni capitali in 20 paese diversi. Ancora troppe per dire conclusa questa grande battaglia.

Anche per questo dobbiamo fare in fretta a uscire da questa pandemia sanitaria che ha sospeso il nostro tempo. Lo dobbiamo per noi stessi, per la nostra economia che deve riprendere a marciare ed esportare, per il nostro sistema imprenditoriale, per i nostri figli che devono riprendere gli studi.

Ma lo dobbiamo anche in nome della nostra grande tradizione, fatta di arte, cultura e di civiltà. La giornata che oggi celebriamo con questo Consiglio Comunale ne è un esempio».

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