Pisa: detenuta suicida in carcere a Ferragosto

Giovane maremmana la vittima. Fp Cgil Toscana visita il carcere di Sollicciano e scrive una lettera a tutte le istituzioni

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 agosto 2015 07:18
Pisa: detenuta suicida in carcere a Ferragosto

Nemmeno a ferragosto si ferma la lunga scia di suicidi in cella. Nell'istituto di Pisa l'altro ieri il 30° dall'inizio dell'anno in Italia. Una ragazza italiana di 27 anni, detenuta nella sezione femminile del carcere Don Bosco a Pisa, si è tolta la vita impiccandosi con un lenzuolo sabato 15 agosto 2015. In merito al suicidio sono intervenuti Maurizio Buzzegoli e Massimo Lensi, rispettivamente segretario e presidente dell'Associazione radicale fiorentina "Andrea Tamburi": "Nell'arco di poche ore, lo Stato è riuscito a mietere due vittime: la prima nel carcere di Alba, la seconda a Pisa.

Dall'inizio dell'anno negli istituti penitenziari della Toscana sono morte 8 persone, 6 delle quali per suicidio o per circostanze non poco sospette: un primato nazionale negativo sintomatico della totale indifferenza delle Istituzioni locali e del Governo nazionale". Più in particolare i due esponenti radicali si sono soffermati sulla struttura penitenziaria pisana: "Più volte nel corso degli ultimi mesi abbiamo ricevuto segnalazioni dal Don Bosco: invitiamo con urgenza le autorità competenti a indagare a fondo le cause che hanno portato al suicidio della giovane".

Infine Buzzegoli e Lensi ricordano l'impegno radicale sul tema: "Marco Pannella è in sciopero totale della fame e della sete dalla mezzanotte del 9 agosto proprio per sollecitare le Istituzioni a ripristinare nel Paese la Giustizia e lo Stato di Diritto a partire dai provvedimenti di amnistia e indulto".

“I poliziotti di Sollicciano ancora oggi sono costretti a lavorare in luoghi angusti, con decine e decine di neon divelti, senza un minimo di refrigerio con queste temperature, con infiltrazioni che hanno reso i muri impregnati di muffe e scrostamenti, tutte cose che rendono i luoghi sicuramente malsani e a nostro parere al limite, se non oltre, della legittima idoneità”: lo scrive Santi Bartuccio (Fp Cgil Toscana) in una lettera indirizzata al Provveditore Amministrazione Penitenziaria della Regione Toscana, al Prefetto di Firenze, al Presidente della Regione Toscana, al Sindaco del Comune di Firenze, al Direttore Generale ASL 10 Firenze, al Garante per i Diritti dei detenuti, al Direttore di N.C.P.

Sollicciano, al Dipartimento Amministrazione Penitenziaria (Roma). La lettera è stata inviata nei giorni scorsi dopo che mercoledì 5 agosto una delegazione di Fp Cgil Toscana (formata dallo stesso Bartuccio, da Donato Nolè, Coordinatore Regionale Polizia Penitenziaria, e da Paolo Sparapano, coordinatore Provinciale Polizia Penitenziaria) ha effettuato una visita al carcere Nuovo Complesso Penitenziario Firenze Sollicciano. La delegazione, riscontrando la massima disponibilità nella Direzione del Carcere, ha potuto effettuare e verificare le condizioni in cui versa la struttura Fiorentina, le condizioni in cui il personale è costretto a lavorare, nonché le condizioni di detenzione dei ristretti.

Pur apprezzando lo sforzo messo in atto dall’Amministrazione (in primis la Direzione del Carcere) per migliorare le condizioni igieniche della struttura, che nell’ultimo anno ha sicuramente attenuato il problema igienico collegato alla presenza dei piccioni e ha provveduto ad imbiancare interi padiglioni, la situazione rimane problematica. Descrive Bartuccio nella lettera: “La cinta muraria, causa cedimento parziale, risulta parzialmente chiusa in un settore e la restante parte presenta garitte antiquate, molte disusate con porte divelte, parapetto con parti metalliche arrugginite, camminamento senza illuminazione e pericoloso per la presenza di lamiere.

Le garitte - in queste condizioni - sarebbero da chiudere, eppure sono regolarmente presidiate da parte della polizia penitenziaria fiorentina che garantisce, con queste temperature, quasi in modo stoico, il servizio armato per almeno due ore. Polizia Penitenziaria che troviamo assai demotivata se non anche angosciata. Molti lavoratori ci hanno avvicinato per comunicarci il loro disagio. Disagio rappresentato in modi assai diversi, chi attraverso metafore che al momento potevano apparire anche divertenti e simpatiche, chi con vere e proprie richieste di aiuto, chi con desolanti silenzi, ma tutti a nostro parere necessari di ascolto e immediato intervento”.

Prosegue la missiva: “Il generale malcontento che regna nella più importante realtà penitenziaria toscana non può più rimanere chiuso fra le mura del Carcere di Sollicciano; le donne e gli uomini che lavorano a Sollicciano meritano altro. Non possono lavorare in luoghi angusti con la netta sensazione di sentirsi abbandonati dalle Istituzioni. Non possono lavorare con la concreta percezione del rischio di essere oggetto di rappresaglie da parte di una popolazione detenuta divenuta, non solo, ma anche per il contesto, sempre più aggressiva e intollerante.

Lo dicevamo allora, e lo ribadiamo oggi, che aprire le celle, su indicazione della ormai famosa legge Torreggiani, senza riempire gli spazi di forme e contenuti, non avrebbe risolto il problema delle carceri; anzi in molti casi, le statistiche lo dimostrano, gli eventi critici sono aumentati, in modo particolare le aggressioni sul personale di polizia penitenziaria”. Queste le proposte di Bartuccio, contenute nella lettera, per migliorare le condizioni di lavoro e detenzione a Sollicciano: “Riteniamo che per migliorare le condizioni detentive, in primis bisognerebbe migliorare le condizioni lavorative del personale, cosa che ancora oggi appare una chimera, e ci domandiamo: come può un personale stanco, demotivato, afflitto, incompreso, rispondere alle richieste sempre più esigenti di una popolazione detenuta, in molti casi formata in modo rilevante da soggetti disagiati, tossicodipendenti, stranieri, sicuramente poco disposti e disponibili al rispetto delle regole? Mentre un discorso a parte meritano gli alloggi collettivi del personale.

Personale che in gran parte proviene dal sud, pertanto costretto a dimorare in Caserma, dove però le camere sono tutt’altro che accoglienti e confortevoli. E’ evidente che il degrado in cui versa Sollicciano non può e non deve essere imputato a chi oggi governa la struttura, ma certamente a costoro chiediamo una maggiore attenzione per il Personale, che se data verrebbe sicuramente riconosciuta e, riteniamo, trasformata certamente in migliore vivibilità per tutti, detenuti compresi. Certo è che la Direzione di Sollicciano per effettuare il cambio di passo che il Carcere Fiorentino merita necessita sicuramente della maggiore attenzione e partecipazione delle Istituzioni locali, quali la Regione, il Comune, l’A.S.L., oltre che dell’Amministrazione Penitenziaria Regionale e, soprattutto, Nazionale, per fare in modo che abbia le giuste risorse economiche ed umane per risolvere le criticità segnalate.

Riteniamo che ognuno debba e possa fare la sua parte, chiediamo che tutti i soggetti Istituzionali cui la presente è inviata si attivino, per gli ambiti di competenza, e contribuiscano alla rinascita del carcere fiorentino”.

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