Piombino: Cevital non riavvierà l'altoforno

Lami (Cgil Toscana): “Oltre che al futuro, bisogna pensare al presente dei lavoratori: servono subito risposte su ammortizzatori sociali e sull'avvio delle bonifiche da giugno”. Magazzino Piaggio a Pontedera: ottenuti buoni pasto

Redazione Nove da Firenze
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28 marzo 2015 20:29
Piombino: Cevital non riavvierà l'altoforno

Firenze, 28-03-2015 - A un convegno sull'acciaio a Piombino, oggi Cevital ha annunciato di tornare al progetto iniziale con due forni elettrici e l'agroindustriale, abbandonando l'ipotesi di riavvio dell'altoforno della Lucchini. Un percorso diverso da quello dell'ultimo mese, più complesso e difficile ma con il solito obiettivo. Ciò significa però che molte aziende vedranno la fine degli ammortizzatori sociali che invece serviranno per i prossimi 2/3 anni, periodo necessario per la costruzione di nuovi impianti.

Mirko Lami della Cgil Toscana, proprio per la preoccupante situazione che va ad aprirsi per i livelli occupazionali, ha chiesto nuove risorse su ammortizzatori sociali e ha proposto al viceministro Claudio De Vincenti di convincere Cevital, nella riunione del 9 aprile, quando sarà presentato il Piano industriale vero e proprio, a partire con le bonifiche dal mese di giugno. “Ci sarà da capire come produrre energia pulita, produrla attraverso una centrale a carbone, non sta nei progetti di un comprensorio che vuol diversificare.

Certamente ci sarà da lavorare su due fronti che riguardano il futuro della fabbrica, ma bisogna anche pensare subito al presente dei lavoratori che non hanno come vivere - spiega Lami -. A mio avviso servono strumenti per dare risposte immediate su Cassa integrazione e inizio della diversificazione con le bonifiche, quindi occorre che siano messe in atto le massime disponibilità dal Governo e da Cevital. Un porto importante ora c'è, le aree ci sono, mancano la strada 398, la ferrovia sui moli e il lavoro per i lavoratori.

E rimane da capire un punto politico fondamentale: perché venire a conoscenza di questa scelta attraverso un convegno?”."Mentre si avvicinano i tempi perché la Lucchini torni a produrre acciaio, abbiamo costruito le condizioni per favorire l'arrivo di investimenti privati che creino nuova occupazione, non soltanto nell'area portuale ma anche in altre aree, che potranno essere utilizzate per creare nuove imprese ed sostenere ampliamenti delle attività esistenti -afferma invece l'assessore alle attività produttive Gianfranco Simoncini, intervenuto oggi alla tavola rotonda- Il 7 aprile la giunta approverà l'accordo di programma che sarà firmato con i ministeri dello sviluppo, delle infrastrutture, dell'ambiente e con le istituzioni locali per l'attuazione del Prrri.

Seguirà da parte di Invitalia la pubblicazione della precall per consentire alle aziende che vogliono insediarsi di presentare domanda". "Oggi abbiamo ascoltato - ha sottolineato Simoncini- novità da parte di Cevital che riportano la proposta nell'alveo del progetto iniziale che prevede la realizzazione di due forni elettrici, la creazione di un polo agroalimentare e di uno per la logistica, con lo spostamento di tutta l'area siderurgica verso Ischia di Crociano per destinare le aree vicine alla città su attività meno impattanti dal punto di vista ambientale.

Ovviamente prendiamo atto di questa decisione ed auspichiamo che si possa, ora, passare velocemente alla parte attuativa, anche con la definitiva firma dell'atto di acquisto. Importante sarà quindi il passaggio del 9 Aprile al Mise per conoscere puntualmente il piano industriale e i tempi di sua attuazione. Ciò anche per garantire una piena copertura sociale per i lavoratori".Accordo trovato tra le rappresentanze sindacali, Uiltucs in testa, e la Coop Dna del gruppo Lintel, cooperativa a cui la Ceva Logistic ha affidato il magazzino ricambi della Piaggio di Pontedera, in provincia di Pisa. Ad annunciare l’intesa raggiunta è il segretario generale di Pisa Armando Melandri che, con la Rsu, ha chiuso una trattativa piuttosto intensa che aveva portato, nei giorni scorsi, a dichiarare lo stato di agitazione per oltre 100 lavoratori e a paventare lo sciopero. Motivo del contendere i buoni pasto la cui concessione, secondo i sindacati, era legata all’effettiva presenza al lavoro del personale.

“Per l’azienda però le cose stavano diversamente – informa Melandri – e veniva proposta una concessione dei buoni pasto subordinata al fatto che il lavoratore non fosse malato più di due giorni al mese. Ma è una cosa insensata e non è certo possibile, né giusto, ovviamente, stabilire a tavolino in anticipo quanti giorni deve essere malato un lavoratore”. 

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