Pignoramenti in Toscana, è allarme: banche e famiglie in crisi

Il fenomeno, le tipologie coinvolte nell’allarme sociale e le proposte di Sunia, Cgil e Federconsumatori

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 aprile 2017 15:07
Pignoramenti in Toscana, è allarme: banche e famiglie in crisi

La velocizzazione delle esecuzioni ha visto crescere gli sfratti a seguito dei pignoramenti delle abitazioni, differenti i tempi e modi previsti ad esempio nel caso degli sfratti per morosità sui quali comunque i sindacati hanno lanciato un ulteriore allarme sociale nei mesi scorsi.Il quadro già critico per quanto riguarda le soluzioni abitative si complica dunque davanti ad un fenomeno collegato alle difficoltà del settore bancario italiano.

Gli istituti di credito hanno una serie di immobili nel proprio patrimonio corrispondenti ai mutui concessi che costituiscono per i creditori la garanzia principale sui prestiti erogati.Per salvaguardare il sistema bancario sono state concesse alcune agevolazioni agli Istituti di credito tra le quali un diverso iter di esecuzione immobiliare che non vede più interessato l'ufficiale giudiziario nei tempi e modi conosciuti, ma un soggetto terzo curatore e tempi più rapidi.In Toscana per l’anno 2015 le pubblicazioni di vendita risultavano essere 12170, nel 2016 sono 17045 il 40% in più.

Solo a Firenze erano 1.389 nel 2015 e sono diventate 2744 nel 2016 quasi il 100% in più

Dalla Camera del lavoro di Firenze è stata lanciata una nuova segnalazione supportata da decine di famiglie fiorentine interessate negli ultimi mesi dal pignoramento dell'abitazione principale. Cgil, Federconsumatori e Sunia chiedono un tavolo di discussione urgente alle istituzioni pubbliche coinvolte ed intanto puntano il dito sul decreto legge Salva Banche perché "Consente agli istituti di credito di espropriare o mettere all’asta e vendere la casa del debitore in tempi brevissimi". Le famiglie coinvolte nella crisi economica, potevano sostenere il mutuo contratto con l'istituto di credito fino a che hanno mantenuto il lavoro, adesso sono senza paracadute.

Gli effetti del fenomeno non ricadrebbero solo sui mutui futuri, ma anche sulle espropriazioni in atto e sul mercato immobiliare in generale che vede le compravendite tradizionali in competizione con le aste giudiziarie dove gli immobili possono essere assegnati per oltre il 50% in meno del valore stimato.

La valutazione di Cgil Federconsumatori e Sunia è che le famiglie interessate sarebbero per il 90% cittadini italiani che hanno perso il lavoro e dei 15 casi seguiti da inizio 2017 dal Sunia di Firenze per il 90% si tratta di famiglie con figli piccoli: "Spesso sono lavoratori che erano impiegati nel campo dell’edilizia, piccoli imprenditori, commercianti costretti a chiudere la propria attività e lavoratori dipendenti che vengono licenziati a causa della chiusura dell’attività dove erano impiegati".Cosa accade? "Trascorsi 18 mesi di rate non pagate - spiega il Sunia - arriva il decreto ingiuntivo (60 giorni).

Se il debitore non paga arriva il perito che produce una relazione ed il giudice mette l'immobile online all'asta. Da questo momento possono essere svolte tre aste fino a ribassare il prezzo del 50% più una ulteriore quarta chiamata con il prezzo nuovamente ribassato. Il procedimento non è seguito da un ufficiale giudiziario ma da un soggetto curatore con personale privato".

 Secondo le rilevazioni effettuate, "I prezzi di acquisto all'asta sono nel 68% immobili non di pregio ma abitazioni residenziali normali con un prezzo inferiore ai 100mila euro, dimostrando come la fascia del reddito medio bassa sia quella a pagare il tributo più rilevante della crisi".

La grave crisi delle banche. Da qui deriva il nuovo sistema di esecuzione, ma “Tutto questo danneggia grandemente il debitore in difficoltà e impedisce una ben diversa strada da perseguire, cioè quella più umana e virtuosa di incentivare la rinegoziazione e un piano di uscita dalla situazione di sovraindebitamento, salvaguardando il diritto all’abitazione ed evitando un impoverimento depressivo del valore patrimoniale degli immobili”, spiegano Laura Grandi segretaria Sunia Firenze, Paola Galgani segretaria generale Cgil Firenze e Fulvio Farnesi di Federconsumatori Toscana.Paola Galgani ricorda come "Dal 2017 sono venuti meno gli ammortizzatori sociali che consentivano ai lavoratori un sostentamento ed un aiuto per risolvere situazioni debitorie".  Grandi, Galgani e Farnesi richiamano la necessità di "modificare una legge che ha come risultato solo quello di favorire forme di speculazione.

Infatti anche il sistema bancario rischia, per la complessità del ricollocamento degli alloggi ed il deprezzamento degli stessi, di non poter recuperare le somme che hanno originato questa spirale. E’ necessario, pertanto, che le forze politiche, le istituzioni, gli organi di rappresentanza del sistema bancario si interroghino sugli effetti delle norme attualmente in vigore e trovino soluzioni alternative.L'invito che i tre rappresentanti sindacali rivolgono ai parlamentari toscani è di valutare attentamente un quadro normativo al momento frammentario che vede la tutela dei debitori nel 2012, su cui penderebbero però i tempi della giustizia, e successivamente agevolazioni per i creditori introdotti nel 2015 e 2016.Laura Grandi e Fulvio Farnesi sottolineano inoltre come l'osservazione del mercato immobiliare offra ulteriori riflessioni "Abbiamo constatato che le abitazioni immesse sul mercato attraverso aste giudiziarie, arrivate fino alla terza asta ed oltre con il quarto tentativo, spesso non rientrano nel circuito delle prime case o degli affitti tradizionali ma entrano nell'ambito dell'affitto turistico magari come Bed and Breakfast e questo deve farci riflettere perché, al netto della bontà dell'operazione turistica, si incide sempre più sulla crisi abitativa che stiamo vivendo".

 Federconsumatori e Sunia riconoscono anche la difficoltà delle banche "Ci perdono anche gli istituti se non recuperano l'intero ammontare del debito" e dello Stato "da un punto di vista delle imposte risultano minori entrate all'erario". Secondo Farnesi sarebbe applicabile anche a breve, la soluzione di attribuire al debito una quota del bene in garanzia non gravando sull'intero appartamento ed escludendo così lo sfratto attraverso la rinegoziazione del debito restante. 

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