Quando l’Arte indossa il papillon

Cordoglio anche a Firenze per la scomparsa del critico d'arte Philippe Daverio

Antonella
Antonella Cimmino
03 settembre 2020 23:35
Quando l’Arte indossa il papillon

Philippe era un uomo, innanzitutto. Artista, docente, giornalista, economo, assessore, storico, editore, gallerista ed anche personaggio televisivo. Ma innanzitutto un uomo.

Pur ben conscio della sua sconfinata cultura, non ha mai peccato di boria, di spicciola superiorità. Tutt’altro, ha sempre divulgato il suo scibile e lo ha sempre fatto nella maniera più umile, fresca ed “appetitosa” che potesse. Perché la cultura, in primis, è curiosità. E Philippe sapeva perfettamente che incuriosire una mente significava portarla alla ricerca, allo studio e quindi, inevitabilmente, alla conoscenza.

E allora ecco che utilizzava la televisione per insegnare, ammiccando allo spettatore, sorridendogli, parlandogli come ne fosse amico da sempre. Ne risultavano share altissimi, con italiani che lo seguivano per quel che diceva ed altri per quel che lui era, semplicemente.

Visse principalmente a Milano e mai negò il suo amore-odio per Palermo (città in cui fu anche contestato, con grande dispiacere del sindaco). Ma Philippe, da perfetto artista, era molto attaccato a Firenze, la città-museo per antonomasia. Ed il suo attaccamento era pienamente ricambiato.

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt lo ricorda con affetto, così come Elisa Guidi, coordinatrice di Artex-Centro per l’Artigianato artistico e tradizionale della Toscana, dichiarandosi onorati per aver avuto la fortuna di poter collaborare con Daverio. Non si fa attendere il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che addolorato ci accenna di un progetto riguardante un bellissimo percorso guidato a piedi, nel centro storico di Firenze, che doveva essere portato avanti con la collaborazione di Daverio e che avrà comunque luogo, mai come ora in onore di Philippe.

In Maremma ambientò varie puntate del suo storico programma televisivo Rai, Passepartout, e non a caso: lui adorava la Toscana. Ne parlava sempre con passione, gliela si leggeva negli occhi dietro quella sua inconfondibile montatura.

Direttore della rivista "Arte e Dossier" del Gruppo editoriale Giunti, più di una volta Philippe Daverio dichiarò di condannare a Firenze il “turismo sconsiderato” applicato ai monumenti e pezzi d’Arte in genere. Non era d’accordo con la scelta di lasciare capolavori storici ed artistici di inestimabile valore alla mercè del caotico flusso turistico, in quanto siti delicati e vulnerabili, assolutamente da proteggere e tutelare.

Delle sue competenze s’è parlato senza sosta, ben prima che ci lasciasse. Erano sotto gli occhi di tutti, palesi. Guardare lui era come guardare una enciclopedia dalla copertina colorata e bizzarra. Per questo oggi vogliamo ricordare la persona. Se n’è andato un uomo fuori dal comune, fuori dal tempo. Un uomo capace di appassionarti parlando di ribollita come di Canova. Un buongustaio eccentrico, sempre ironico ed accessibile. Una formazione culturale anti-accademica che ha segnato uno degli ultimi programmi televisivi di culto. Ciao Philippe, mille grazie per aver reso più colto il nostro invidiabile Paese.

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