DOSSIER

Il Petrolchimico di Brindisi (1969-1972)

di Tatiana Schirinzi

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5. La democrazia in fabbrica

Il contratto del 1969 ufficializzò l'ingresso della democrazia in fabbrica, ma a Brindisi la cosa avvenne in continuità con una serie di cambiamenti verificatisi nei mesi precedenti, prima del rinnovo. Intanto, anche la UIL aveva aperto in autunno la sua sezione sindacale aziendale, la GAU, organismo istituito dal nuovo statuto della UILCID, approvato nel suo congresso in luglio: i tempi erano ormai maturi perché anche questa organizzazione, da sempre restia ad una forte contrattazione di secondo livello, ritenesse indispensabile radicarsi nella fabbrica, per essere più forte, per non perdere terreno rispetto alle lotte spontanee. A settembre c'era stata poi la prima vera e propria assemblea di fabbrica, che aveva pianificato la lotta per il rinnovo del contratto e nel corso dell'autunno molte assemblee informali di reparto. Tuttavia queste assemblee venivano percepite dalle maestranze come informative e non decisionali, pur essendo piuttosto partecipate e non mancando di discutere temi caratterizzati da sufficiente grado d'astrazione. Le assemblee erano di fatto strumentalizzate dai dirigenti sindacali, che pure, non senza una certa dose di ipocrisia, incoraggiavano la partecipazione.

Arrivò poi nel maggio del 1970 lo Statuto dei Lavoratori, che estese e celebrò questa democrazia, riconoscendo peraltro alcuni diritti che nel contratto dei chimici, che era tra i più avanzati, erano già sanciti. Allo stabilimento di Brindisi alcuni diritti sindacali sanciti dal CCNL e dallo Statuto stesso erano ben radicati e talvolta oltrepassati - come nel caso del limite di dieci ore di assemblea mensili a cui di fatto altre ore venivano aggiunte - mentre altri videro un'applicazione tardiva. Fu questo il caso, estremamente ricco e rivelatore, dell'elezione dei delegati di reparto e della relativa formazione del Consiglio di Fabbrica, che avvennero solo nell'ottobre del 197150. Le giustificazioni date dai dirigenti sindacali per spiegare il ritardo nello svolgimento di queste operazioni furono piuttosto vaghe o di carattere prevalentemente tecnico: si parlò delle difficoltà date dalla presenza di molti turnisti e pendolari o di una generica paura degli operai di scoprirsi51. Di fatto questo ritardo appare collegabile con l'annoso problema del poco attivismo della base e contemporaneamente degli eccessivi rigidità e verticismo dei sindacati, che, seppure in fase di attenuazione, ancora persistevano.

In attesa delle elezioni dei delegati e durante l'acuta fase di contrasti causata dalle trattative per l'inquadramento degli operai secondo le nuove qualifiche prese vita il cosiddetto fenomeno dei "delegati spontanei". Questo movimento nacque in quei reparti nei quali gli operai si sentivano maggiormente trascurati dalla trattativa e dov'era avvertita in maniera più acuta la dequalificazione - come ad esempio nel già citato P12 cloro-soda - e si legò ad un'inversione di tendenza nell'atteggiamento dei sindacalisti: in un primo momento chiesero l'intervento nella trattativa dei delegati di reparto e successivamente li allontanarono, pare sotto la pressione dell'Ufficio del personale che lamentava l'eccessiva personalizzazione delle posizioni di lavoro che si stava delineando. I "delegati spontanei" emergevano durante brevi assemblee di reparto informali, della durata di dieci o quindici minuti, non autorizzate e tenute durante l'orario di lavoro e potevano essere elementi iscritti o non iscritti al sindacato. Questi delegati intervennero nella trattativa sulle qualifiche, facendo pressione sui sindacalisti o anche direttamente sulla direzione e si occuparono anche della difesa di altri interessi immediati come ad esempio l'ottenimento di prestiti, ma spesso protestarono proprio perché si procedesse presto ad eleggere ufficialmente i delegati di reparto, come fecero i dipendenti di un reparto vicino alle ACLI di Lecce52.

Ad ogni modo nell'ottobre del 1971 le elezioni dei delegati arrivarono e si svolsero secondo modalità varie e piuttosto informali. Al P12 l'elezione avvenne per acclamazione e in generale nei reparti con più forte attivismo di base si procedette alle elezioni su scheda bianca, mentre in altri si procedette con liste composte da nominativi scelti spontaneamente e da nomi di sindacalisti, imposti dai sindacati stessi. Gli eletti non risultarono gli elementi di spicco, quelli più combattivi, ma piuttosto operai ritenuti compagni di lavoro "seri e qualificati", oltre naturalmente a quelli radicati nel 53. I delegati di reparto che andarono a costituire il primo consiglio di fabbrica erano così suddivisi: trenta erano iscritti alla CISL, ventinove alla UIL, ventuno a nessun sindacato, quattordici alla CGIL e uno alla CISNAL. Il primo esecutivo del CDF - riguardo al quale non disponiamo di ulteriori dati - comprendeva parecchi iscritti CISL, alcuni iscritti CISL, in entrambi i casi sia eletti che designati, e due soli iscritti CGIL. Successivamente, con un accordo dei sindacati provinciali, l'esecutivo venne riformato, in modo che i tre principali sindacati avessero rappresentanza quasi paritetica, e così costituito: vi erano nove membri di designazione sindacale - tre per ciascuna organizzazione - e nove delegati CISL, sette UIL, sette CGIL e un non iscritto. L'esecutivo del Consiglio, sul cui ruolo premeva maggiormente la CGIL e frenava la CISL, tese ben presto a riprodurre elementi di clientelismo, autoritarismo, burocratizzazione, ricalcando quella che era stata la Commissione Interna, seppure non integralmente, per lo meno nei primi anni di vita54.

I sindacati peraltro, dopo aver assistito alla disdetta di alcune deleghe in seguito alla questione delle qualifiche, avevano guadagnato nuovamente terreno: aumentarono infatti nel 1971 e nel 1972 gli iscritti rispetto agli anni precedenti. La protesta spontanea era dunque ancora una volta, come dopo la lotta per l'abolizione delle gabbie salariali, rifluita nei sindacati: anche in questo caso la protesta non si era posta come alternativa al sindacato, né aveva espresso una propria visione organica sull'organizzazione del lavoro rispetto a quella del sindacato distinta, ma si era piuttosto dedicata ad alcune questioni che il sindacato non era in grado, a dire il vero a mio parere per motivi strutturali inerenti la sua organizzazione, di affrontare. Il risultato fu ad ogni modo un ulteriore passo verso una diffusa sindacalizzazione all'interno dello stabilimento, che crebbe esponenzialmente, facendo assistere in particolare ad un aumento degli iscritti alla CGIL e ad una diminuzione di quelli della CISNAL, ma che andò a coinvolgere tutte e tre le principali organizzazioni: dal 25% di lavoratori iscritti al sindacato all'inizio del 1969 si passo a circa il 60%55.

Il sindacato a sua volta, nonostante si fosse in generale in un clima di fermento e cambiamenti, era saldamente legato ai partiti: questo valeva per tutte e tre le principali organizzazioni. Per quanto ad esempio la UIL protestasse in nome dell'autonomia, ovvero polemizzando sul legame tra CGIL e PCI, appare evidente che la segreteria provinciale di categoria della UILCID, fosse legata fortemente al PSI, seppur in modo non privo di conflittualità57. Peraltro nel 1972 la UILCID smise di stampare "Il Ventisette", che era un giornale all'incirca bimestrale con l'aspetto di quotidiano, irriverente, vagamente naif, informale e partì con una nuova testata, molto più seriosa e rifinita, in formato periodico, dal significativo - meno tuttavia di quanto si potrebbe pensare - titolo "Collaborazione e dialogo". Il PCI aprì invece nel 1972 una sezione in fabbrica con cinquantuno iscritti57 e gli operai comunisti partirono quello stesso anno con un nuovo giornale, "Fabbrica nuova", ricco di analisi sulla situazione dei lavoratori in generale, nei quartieri, nella città, al quale si affiancò un giornale della FILCEA, "NORD-SUD", all'incirca sulla stessa linea.



50. Archivio privato Nicola Pacifico, Giornali, Giornale locale, 20 ottobre 1971.

51. M. Stefanelli, Settore chimico e organizzazione della classe operaia, cit., p. 82.

52. Ivi, pp. 83-84.

53. Ibidem.

54. Archivio privato Nicola Pacifico, Giornali, Giornale locale, 20 ottobre 1971 e M. Stefanelli, Settore chimico e organizzazione della classe operaia, cit., p. 114.

55. "Collaborazione e dialogo", n. 1-2, gennaio-maggio 1973, p. 40.

56. Cfr. per la difesa dell'autonomia "Il Ventisette", settembre 1969, p. 1 e "Il Ventisette", novembre 1970, p. 7 e invece per l'effettivo legame col PSI vedere le candidature alle elezioni comunali del 1970 e la corrispondenza del Segretario Provinciale della UILCID nell'Archivio privato Nicola Pacifico.

57. I dipendenti all'ottobre 1971 erano più di quattromila, più circa tremila lavoratori delle ditte appaltatrici.


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