Pergola: dal 4 al 6 gennaio "Sorelle Materassi" di Palazzeschi adattato da Ugo Chiti

Geppy Gleijeses dirige Lucia Poli, Milena Vukotic, Marilù Prati

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 dicembre 2018 21:57
Pergola: dal 4 al 6 gennaio

Da venerdì 4 a domenica 6 gennaio torna al Teatro della Pergola Sorelle Materassi, il capolavoro di Aldo Palazzeschi del 1934 adattato per la scena da Ugo Chiti, con Lucia Poli, Milena Vukotic, Marilù Prati, dirette da Geppy Gleijeses. Un dramma familiare a tinte ironiche, rappresenta i temi cari a Palazzeschi: la parodia dello stile di vita e della visione del mondo borghese, il fascino per il nonsense e i giochi di parole, il gusto per l’irrisione dei formalismi.

“È il confronto di un mondo contadino artigianale — afferma Gleijeses – un po’ provinciale, ma meravigliosamente commovente, che sperimenta l’impatto con la vita e con il mondo esterno. Un mondo chiuso in se stesso, quasi come una chiocciola o una tartaruga che si ripara nel suo guscio, e che esplode a contatto con le leggi della realtà, come il sesso che non è mai stato vissuto, ma solo immaginato.”

Tra pathos e divertimento, grottesco e compassione, Sorelle Materassi mostra come l’ingenuità caricaturale e la repressione dei moti d’animo delle protagoniste siano causa della loro rovina: il nipote Remo, privo di scrupoli morali, sfrutta le debolezze caratteriali delle zie, fino a portarle a un dissesto finanziario. In scena al fianco di Poli, Vukotic, Prati, ci sono Gabriele Anagni, Sandra Garuglieri, Gian Luca Mandarini, Roberta LuccaUna produzione Gitiesse Artisti Riuniti in collaborazione con Festival Teatrale di Borgio Verezzi.

Briosa plasticità espressiva, felici risorse della coloritura vernacolare, il linguaggio voltato in immagine. Sorelle Materassi di Aldo Palazzeschi è un romanzo fertile di figure e di vivide descrizioni e nel corso dei decenni ha offerto succosa materia al cinema e alla tv. Del libro del 1934 si ricorda il film del 1944 di Ferdinando Maria Poggioli con Emma e Irma Gramatica, sorelle anche nella vita, affiancate da Clara Calamai e Paola Borboni. Grande popolarità nel 1972 lo sceneggiato Rai di Mario Ferrero con Rina Morelli e Sarah Ferrati affiancate da Nora Ricci, Giuseppe Pambieri, Ave Ninchi e un giovanissimo Roberto Benigni in una comparsata. Adesso Sorelle Materassi, dopo il successo nella stagione 2016/2017, torna al Teatro della Pergola, da venerdì 4 a domenica 6 gennaio, nell’adattamento di Ugo Chiti, che porta la vicenda al suo nucleo essenziale, e con la regia di Geppy Gleijeses, affettuosa, attenta all’antiquariato sentimentale, sensibile al ritratto umano.

Lucia Poli, Milena Vukotic, Marilù Prati, sono le tre sorelle, rispettivamente Teresa, Carolina e Giselda Materassi. Lucia Poli e Milena Vukotic hanno lavorato insieme per la televisione negli anni ’70 per i Tre moschettieri di Sandro Sequi, insieme a Paolo Poli e Marco Messeri. In scena sul palco della Pergola ci sono anche Gabriele Anagni, Sandra Garuglieri, Gian Luca Mandarini, Roberta Lucca.

Le scene sono di Roberto Crea, i costumi di Ilaria Salgarella, Clara Gonzales, Liz Ccahua, coordinate da Andrea Viotti, le musiche di Mario Incudine, le luci di Luigi Ascione. Una produzione Gitiesse Artisti Riuniti in collaborazione con Festival Teatrale di Borgio Verezzi.

Ambientato nei primi anni del XX secolo nel sobborgo di Coverciano (dove si pensa che Boccaccio abbia scritto il Decameron), Sorelle Materassi narra la vicenda di quattro donne che vivono una vita tranquilla e isolata. Tre di loro sono sorelle: le prime due sono nubili, la terza è stata respinta dal marito e per questo è tornata a vivere con le sorelle. Teresa (Lucia Poli) e Carolina (Milena Vukotic) sono abilissime sarte e ricamatrici, e vivono cucendo corredi da sposa e biancheria di lusso, grazie a una vita di rinunce, nel culto ossessivo del lavoro, hanno acquisito una posizione di prestigio presso la buona società fiorentina. Giselda (Marilù Prati) è la sorella minore. La fedele domestica Niobe che tranquillamente invecchia insieme alle padrone è interpretata da Sandra Garuglieri.

“Il romanzo originale in realtà è molto poco dialogato – interviene Gleijeses – quindi il lavoro di adattamento che ha fatto Ugo Chiti è ancora più straordinario da questo punto di vista: Ugo è andato in profondità, scavando anche nelle malinconie e nelle nostalgie delle atmosfere toscane. Anche se non si parla toscano stretto, si respira comunque un’aria visceralmente toscana: dalla casa stessa delle sorelle Materassi fino al capitolo della festa di matrimonio scritto in maniera memorabile.”

Teresa Materassi è il “capo” della famiglia, autoritaria e dura, anche se nasconde tenerezze represse e fragilità nascoste. È un personaggio solo apparentemente monolitico, quando invece è ricco di sfumature. Dal canto suo, Carolina Materassi è introversa, in un ambiente in cui tutti nascondono i sentimenti lei si esprime con grande affetto e amore nei riguardi del nipote che è il loro unico erede. Giselda è delusa dalla vita, tende all’isolamento e si lascia tormentare da un rabbioso risentimento. L’attualità di Palazzeschi è l’avere centrato, sotto la scorza della commedia, l’eterno tema della solitudine e del bisogno di affetto degli anziani.

Non hanno vizi né svaghi. Il loro divertimento sta nel parlottare, sussurrare, rimembrare, mentre lavorano di ago e filo su un pezzo di stoffa che trasformeranno in capolavoro. Una dose di popolaresco ottimismo e di serena saggezza è introdotta dalla fantesca Niobe. Questo equilibrio familiare viene sconvolto dall’arrivo di Remo, interpretato da Gabriele Anagni, il figlio di una quarta sorella morta ad Ancona: bello, spiritoso e pieno di vita, attira subito le attenzioni e le cure delle donne, i cui sentimenti parevano addormentati.

“La scenografia è immaginifica, anche se estremamente semplice – illustra Geppy Gleijeses – sullo sfondo appare un bosco che in realtà è una sorta di foresta pietrificata composta da rami incrociati molto grandi che si intrecciano fra di loro, non è un bosco ridente o accogliente. Alla fine, quando la parete di fondo verrà, in qualche modo, aperta, questo bosco emergerà in tutta la sua minacciosità, ma anche, contemporaneamente, nel suo fascino. La scena prende illuminazioni e luminescenze grazie a Luigi Ascione, il mio light designer storico, che ha seguito sempre i miei spettacoli. A seconda delle ore del giorno, gli ambienti acquistano dei colori particolari.”

Questo interno borghese con vista su un giardino è il piano inclinato che porterà le Materassi alla disfatta economica in nome dell’amore più abbagliato che si possa immaginare. E c’è un motivo: il giovane Remo approfitta dell’affetto e delle cure delle zie più anziane per soddisfare tutti i suoi capricci, spendendo più di quanto loro guadagnino. Giselda è l’unica a rendersi conto della situazione, ma i suoi avvertimenti rimangono inascoltati. Inutilmente tenta, con il suo solito malumore, di aprire gli occhi alle altre, ma non c’è verso. Non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere.

Per soddisfare le richieste di Remo, Teresa e Carolina spendono tutti i loro risparmi e si indebitano al punto di dover vendere la casa e i terreni ereditati dal padre. Il quadro dell’asfittica vita provinciale delle Materassi diventa il terreno su cui si esercita il gusto irridente di Palazzeschi, che mette in ridicolo, con tocco leggero, sia il vuoto etico del giovane ‘superuomo’ Remo sia la cieca devozione al dovere di Teresa e Carolina. Le sorelle si amano, ma anche litigano fra di loro, specialmente Giselda che è la più giovane e che ha scelto la libertà. Sorelle Materassi è una commedia di donne, dove comunque, nonostante tutte le amarezze, la solitudine, le conflittualità irrisolte, si arriva a un finale sereno.

“Il testo esprime una sottile commozione e una certa nostalgia – conclude Gleijeses – un senso del tempo perduto di proustiana memoria. Alla fine tutto si risolve e ci si accontenta, anche nei cambiamenti: se non si possono servire più i signori benestanti, perché si è persa la clientela, allora si serviranno i contadini di Coverciano. Oppure, se n’è andato il nipote? Resteranno comunque le sue fotografie.”

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