Pensioni agricole da fame: agricoltori sotto la soglia Ue

​A Rosignano Solvay, Cia e Anp ripercorrono i 60 anni della previdenza agricola

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 luglio 2017 14:55
Pensioni agricole da fame: agricoltori sotto la soglia Ue

A Rosignano Solvay, Cia e Anp ripercorrono i 60 anni della previdenza agricola

Pensioni agricole da fame. Agricoltori sotto soglia Ue, urgente revisione sistema

In Italia Imprenditori agricoli professionali (Iap) e Coltivatori diretti sono circa 458 mila, dei quali l’89% non maturerà una pensione superiore a 600 euro al mese. La media però è notevolmente più bassa (400 euro mensili), con punte minime di assegni da 276 euro

Servono pensioni più dignitose per gli agricoltori italiani, ad oggi molto più basse di quanto previsto dall’Europa con una media di 400 euro al mese. Una situazione che spinge molti produttori anziani a continuare l’attività, frenando di fatto il ricambio generazionale nei campi. La denuncia arriva dalla Cia-Agricoltori Italiani della Toscana e di Livorno che insieme alle Anp regionale e livornese hanno promosso – a Rosignano Solvay (Li) il convegno dal titolo “1957-2017, 60 anni di previdenza agricola. La storia, il presente, il futuro nelle pensioni degli agricoltori”. Convegno che ha visto numerose presenze da tutta la Toscana che è stato coordinato da Alessandro Del Carlo, presidente Anp Toscana. Fra gli interventi quello di Manola Pizzi, vicepresidente Anp Toscana che ha ripercorso la storia della previdenza agricola come una storia di una grande conquista sociale.

«Abbiamo voluto questa iniziativa – ha commentato il presidente Cia Toscana Luca Brunelli – per celebrare nel migliore dei modi i 60 anni dell’istituzione della previdenza agricola. E’ stata in quel momento una conquista fondamentale, e oggi a Rosignano ne abbiamo ricordato le tappe principali. Oggi – ha detto Brunelli – l’azienda agricola è chiamata a fare qualità, investimenti e essere presente sui nuovi mercati. In questo senso si spinge giustamente sul ricambio generazionale, ma l’imprenditore agricolo rischia di andare in pensione con 276 euro al mese, ovvero con un reddito inferiore di 3-4 volte rispetto ai miei dipendenti. Una stortura che va corretta. E’ necessario invitare al ricambio generazionale ma devono esserci situazioni previdenziali dignitose, con servizi garantiti nelle aree rurali, banda larga e infrastrutture che permettano di vivere e di lavorare»

In Italia Imprenditori agricoli professionali (Iap) e Coltivatori diretti sono circa 458 mila, dei quali l’89% non maturerà una pensione superiore a 600 euro al mese. La media però è notevolmente più bassa (400 euro mensili), con punte minime di assegni da 276 euro. Si tratta di condizioni intollerabili che richiedono una revisione urgente del sistema pensionistico nazionale. D’altra parte - hanno spiegato Cia e Inac durante i lavori - l’incidenza vera della spesa pensionistica sul Pil è pari al 10,7%, al contrario di quanto sostenuto da più parti. Le entrate superano i 183 miliardi di euro, con un saldo positivo di 14 miliardi. Questi dati dimostrano che esistono i margini per aumentare le pensioni e che c’è la copertura finanziaria per l’adeguamento progressivo dei minimi di pensione al 40% del reddito medio nazionale come previsto dalla Carta Sociale Europea (650 euro mensili).

«Con le riforme Amato, Dini e poi Fornero vengono sottratti ai pensionati quasi 900 miliardi di euro. Grazie alle nostre battaglie, qualcosa si è mosso con la legge di Stabilità 2017. E’ ancora troppo poco - ha evidenziato Cinzia Pagni vicepresidente Cia e presidente Cia Livorno -, è sotto chi occhi di tutti come il sistema pensionistico italiano debba essere fortemente riformato. Un processo che non è più rinviabile, perché gli italiani che vivono sotto la soglia di povertà sono quasi 5 milioni.

E tra le categorie che stanno peggio, ci sono senza dubbio gli agricoltori che, tra l’altro, vivono nelle aree interne e rurali dove già scarseggiano welfare e servizi. Con queste premesse non ci si può certo stupire che stenti il turn-over nei campi, con l’ingresso degli under 40 nel settore fermo sotto il 6%. Le aziende over 65 appresentano il 40% del totale. Il settore più anziano del mondo, a fronte di 200 mila potenziali aspiranti agricoltori tra i giovani disoccupati».

Intanto la petizione organizzata da Anp ha portato ha risultati importanti: «Intanto – ha ricordato Enrico Vacirca, segretario regionale Anp Toscana – abbiamo ottenuto la quattordicesima mensilità per i pensionati sotto i mille euro mensili; l’aumento, seppur lieve, per coloro che già godono della 14esima; l’innalzamento a 8.125 euro l’anno della no tax area; l’aumento della dotazione finanziaria per i servizi sociali, sanitari e la non autosufficienza. E la definizione dei nuovi LEA (Livelli essenziali di assistenza). Ma stiamo ancora lottando – ha aggiunto Vacirca – per l’aumento degli importi minimi di pensione a 650 Euro mensili (pari al 40% del reddito medio nazionale, nel rispetto degli standard europei); per l’armonizzazione del carico fiscale sui pensionati con quello sul lavoro dipendente».

«Non ci attendiamo grandi cose in questo scorcio di legislatura – ha detto Corrado Tei, direttore regionale Inac Toscana -, ma certamente ci aspettiamo una presa di posizione determinata da parte dei parlamentari in carica, al fine di dare un’effettiva e concreta risposta alle urgenti e pressanti attese dei lavoratori interessati, domani pensionati. Servono dignità ed uguaglianza, due parole che pur nella complessità della situazione economica, non possono certo passare inosservate»

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