Partito democratico: non c'è accordo sulla reggenza toscana

Critica l'ex sindaca di Sesto Fiorentino, Sara Biagiotti. Filippo Nogarin (M5S) chiede le dimissioni del presidente di Anci Toscana, Matteo Biffoni

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 marzo 2018 19:16
Partito democratico: non c'è accordo sulla reggenza toscana

(DIRE) Firenze, 15 mar. - Non c'e' ancora un accordo in seno al Partito democratico toscano sulla reggenza che dovra' traghettare con spirito unitario i dem verso il nuovo congresso. Dopo le tre ore di confronto di ieri sulla proposta di triumvirato, composto da Marco Recati, Leonardo Marras e Matteo Biffoni, avanzata dal segretario dimissionario del Pd toscano, Dario Parrini, una nuova riunione dell'organismo era stata indetta per oggi alle 15. Tuttavia, la necessita' di arrivare finalmente alla quadra ha suggerito ai vertici dei dem di prendere un ulteriore pomeriggio di riflessione da dedicare a degli incontri riservati con tutte le anime del partito per giungere a un accordo.

Ieri pomeriggio, in effetti, la terna di nomi calata da Parrini aveva scontentato sia la minoranza che fa riferimento ad Andrea Orlando che un pezzo della maggioranza identificabile nella vice-capogruppo in Regione, Monia Monni, e nell'ex responsabile degli Enti locali, Stefano Bruzzesi.

"Leggo che il presidente di Anci Toscana, Matteo Biffoni, e' in pole position per entrare a far parte del triumvirato che guidera' il Partito democratico in Toscana nei prossimi mesi. In quel caso spero abbia la sensibilita' di dimettersi preventivamente dal suo ruolo di presidente dell'associazione dei comuni, in modo da preservare la terzieta' e l'indipendenza dell'Anci". A chiederlo e' il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin. "In caso contrario- aggiunge il primo cittadino dei 5 stelle- saro' il primo a chiederne formalmente le dimissioni, pur apprezzando sinceramente il modo con cui ha ricoperto fino ad ora il suo ruolo".

"Mi duole molto dirlo. Io il segretario del mio partito l'ho incontrato solo dopo sette mesi dalla sfiducia. Un partito non abbandona le persone leali ne' puo' offrire incarichi liquidatori. Le persone hanno una dignita' che va rispettata". È un vero e proprio j'accuse quello dell'ex sindaca di Sesto Fiorentino, Sara Biagiotti, contro il Partito democratico e Matteo Renzi. Nel 2012 era una delle fedelissime del rottamatore, tanto da salire insieme a Simona Bonafe' e Maria Elena Boschi sul camper della campagna elettorale per le primarie del centrosinistra.

Biagiotti e' intervenuta in direzione regionale del Partito democratico, ieri, dopo un lungo silenzio iniziato a seguito della sua sfortunata esperienza a capo della Giunta comunale di Sesto conclusasi con la frantumazione del Pd cittadino e l'approvazione di una mozione di sfiducia contro di lei. Oggi condivide pubblicamente il suo intervento sui social. Ed emerge tutta l'amarezza per l'esito delle elezioni Politiche che, a suo avviso, non sono state "una semplice sconfitta, ma una disfatta".

E se da una parte riversa l'amarezza per la conduzione del Pd, per le divisioni e per la mancanza di empatia dei dirigenti dall'altra lancia un duro monito: "O si capisce che il mondo non gira intorno a noi e che la politica e' a servizio della comunita' o il Pd morira'". Ammette di non essere intervenuta prima per evitare di danneggiare i dem, che chiama polemicamente "il mio partito", usando le virgolette. Ma, assicura, non intende abbandonare i dem. Anche se il Pd sembra proprio aver abbandonato lei: "Mentre ho sentito la vicinanza dei sindaci tutti presenti al mio fianco quel 21 luglio 2015, poi in questi anni ho vissuto un calvario umano, oltre che politico, in assoluta solitudine". "Tanti che credevano nel nuovo corso sono stati abbandonati.

Un partito non puo' permetterselo" L'ex sindaca di Sesto Fiorentino Biagiotti rammenta la "grande speranza" suscitata dalla stagione della rottamazione, e a tal proposito precisa "non si pensi che sia stata una parentesi". Ma quella speranza, precisa, "e' scomparsa". Con un affondo diretto nei confronti di chi ha tenuto le redini del Pd in questi anni: "Un partito non puo' essere un luogo dove conta spesso solo la fedelta'. Si e' parlato tanto di merito, ma nella sostanza le scelte spesso sono state fatte anche su altri parametri".

Unito al clima di "guerre continue interne alle stesse correnti" ha avuto l'effetto di far sentire soli i militanti. Con una ripercussione estremamente negativa nel rapporto con gli elettori: "Mi duole dirlo ma la gente ci odia- ammette-. La gente non ha votato per qualcosa, ma contro di noi". Di questo passo, e' un altro degli avvertimenti di Biagiotti, "perderemo tutti i ballottaggi, anche in Regione, oltre che nei Comuni. In Toscana negli ultimi anni abbiamo perso 11 Comuni medio-grandi".

Per sortire da questa situazione e "ricostruire dalle macerie" suggerisce di tornare fra "la gente normale, che vive la banalita' del quotidiano". La risposta, pero', non si annida nel passato: "Non ci vuole un partito solido e grigio. Di questo abbiamo discusso anni fa- rammenta-. Ma il partito leggero non puo' apparire il partito degli aperitivi. Il mondo reale non e' li'". Illusorio sarebbe anche un ritorno a formule passate di sinistra: "Dobbiamo porci degli interrogativi e non credere che tornando indietro, ricostruendo i Ds, tutto passi- insiste-.

Il pessimo risultato di Leu ne e' la conferma". (Cap/ Dire)

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