Paolo Favi: Una Storia

Al nuovo ingresso di Careggi sino al 23 dicembre la mostra di un maestro dell'astrattismo.

Alessandro
Alessandro Lazzeri
12 dicembre 2015 22:10
Paolo Favi: Una Storia

Una mostra di Paolo Favi che ripercorre una carriera di oltre cinquanta anni di attività artistica è stata inaugurata oggi nel bello spazio espositivo del nuovo ingresso di Careggi.

La piccola mostra, ordinata con competenza da Silvestra Bietoletti, intende sottolineare la qualità di uno dei maestri dell'astrattismo fiorentino. Nato a Firenze nel 1935, Paolo Favi ha iniziato la sua ricerca artistica nei primi anni '50, collocandosi in un ambito realista-impressionista. Tra la fine degli anni '60 e gli inizi degli anni '70 avrà inizio la progressiva ricerca astratta dell'artista, scandita anche dall'incontro con Vinicio Berti. Significativa è la mostra del '71 a Roma, alla galleria Numero di Fiamma Vigo, presentata da Vinicio Berti, ove sono esposte opere decisamente astratte.

E questo il primo esempio di quelle costruzioni che, tra il '70 e il '78 ne scandiranno il lavoro. In seguito aderisce al manifesto "Nascita di una morfologia costruttiva" a cura di Ugo Barlozzetti, e partecipa alla mostra di Palazzo Strozzi del '73. La fine degli anni settanta è contraddistinta dalle pellicole che formeranno quelli schemi tipici nei lavori svolti tra il '78 e gli anni '90.

Una grande sensibilità costruttiva attraversa l’intera opera di Paolo Favi, che esprime sempre con un senso di preziosità, una grande e continua volontà di crescita. Ogni quadro premette all’altro con vibrazioni continue, con spazi che si accavallano. Una grande convinzione interna permette al pittore di compiere opere sempre aperte ai contenuti del nostro tempo. Nei segni della contemporaneità è l’avventura di Paolo Favi e nello svolgersi della memoria le ‘pellicole’ colgono l’attimo che viviamo, memorizzano un presente in movimento.

L'interesse per le vicende dell'uomo e della sua storia, come scrive Silvestra Bietoletti, è stato sprone costante della ricerca di Favi, il quale ha messo a punto un linguaggio astratto privilegiando le espressioni capaci di smuovere le coscienze con maggior immediatezza e più profondamente, senza distinzioni di cultura, di lingua, di conoscenze.

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