Oggi l'inaugurazione dell'anno giudiziario

Enrico Rossi: "Toscana attrezzata per contrastare illegalità". Attacco alla stampa dal presidente dell'Ordine degli Avvocati di Firenze

Nicola
Nicola Novelli
24 gennaio 2015 18:52
Oggi l'inaugurazione dell'anno giudiziario

FIRENZE- "Le parole pronunciate oggi dai procuratori Creazzo e Tindari Baglione hanno grande importanza. Ci descrivono un quadro della presenza criminale in Toscana non privo di emergenze preoccupanti e di motivi che destano allarme, in particolare per la graduale infiltrazione di interessi mafiosi in attività legali: dal commercio al settore immobiliare, al ciclo dei rifiuti. Tuttavia, la Toscana non sarà mai tollerante e omertosa con questo tipo di affari. Anzi, possiamo dire di essere consapevoli del pericolo e per questo già da tempo ci siamo attrezzati per contrastarlo.

Al tempo stesso, rivolgo un gr azie sincero e un forte augurio alla Magistratura che onora la nostra regione di un importantissimo lavoro di indagine e di contrasto all'illegalità, al servizio dello Stato". Lo ha detto il presidente della Regione Enrico Rossi, commentando i discorsi tenuti dai procuratori Creazzo e Tindari Baglione a Firenze, all'apertura dell'anno giudiziario. "Nonostante una consolidata estraneità a processi di radicamento criminale tradizionale – ha aggiunto Rossi- anche in Toscana emergono alcune zone grigie e alcuni fronti di fragilità.

Si tratta di processi sollecitati probabilmente dalla crisi di liquidità che colpisce la nostra economia in modo diffuso, predisponendo anche le condizioni per striscianti fenomeni d'usura. Per questo motivo ritengo che la filiera del credito legale vada irrobustita e ricostruita e per questo invito le imprese e gli operatori economici che vivono situazioni di difficoltà a causa dell'usura di denunciare e collaborare con la Giustizia". Secondo il presidente Rossi la Toscana è forse interessata dal fenomeno che gli studiosi definiscono di mafie «in movimento», cioè mafie straniere che stringono alleanze sui territori.

"Entrando nel merito – ha proseguito Rossi - quanto al "made in Italy" in Toscana possiamo dire di essere consapevoli e pronti a superare l'emergenza. Dopo il tragico rogo di Prato del 2013, abbiamo deciso di voltare pagina, poiché non è tollerabile in alcun modo l'immagine di una Toscana "nera" o "zona franca". Grazie al progetto 'Prato Lavoro Sicuro', sollecitato anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, abbiamo assunto 74 operatori sanitari che hanno il compito di controllare 10 aziende al giorno e verificare la presenza di dormitori, impianti elettrici e cucine anomale.

Da settembre 2014 abbiamo ispezionato 1000 capannoni, chiuso 80 aziende e scoperchiato 100 dormitori. Lotta al nero, emersione dal sommerso non sono processi terminali, ma passaggi intermedi necessari a bonificare la filiera e aprire nuove opportunità a un mercato potenziale del valore di oltre 1 miliardo". "Sempre a tutela del "made in Italy" – ha aggiunto il presidente Rossi - a fine dicembre, abbiamo firmato anche un protocollo assieme alle principali associazioni datoriali (Cna, Confindustria, Confartigianato) e ai sindacati (Cgil, Cisl, Uil) per il controllo e la tracciabilità della filiera della pelle.

Un percorso che punta diritto all'emersione. Riteniamo che deve essere il tessuto delle imprese ed il mondo del lavoro dal basso a pretendere trasparenza e concorrenza pulita. In Toscana i processi di globalizzazione e deregolazione internazionale hanno trasformato i nostri distretti manifatturieri introducendo quote di 'dumping' interno che hanno alterato equilibri consolidati. Nel settore della pelletteria il livello del sommerso e del nero si annida in una cerchia esterna di contoterzisti.

Fornitori esterni in subappalto che ricorrono al nero riducendo i costi illegalmente. Si tratta di segmenti residuali ma che introducono una competizione sleale al ribasso che inquina il tessuto imprenditoriale, ambientale e sociale. "La repressione è molto importante – ha concluso Rossi - tuttavia è necessaria una visione per contrastare le mafie e le diseconomie. Vale per il tessile, la pelletteria ma anche per la tutela del paesaggio e dell'ambiente. Il nostro stop al consumo di suolo e al cemento, ad esempio, con la legge 65/2014 è un altro modello da estendere anche alle altre Regioni italiane.

Questo lo dico non per nascondere i problemi ma per dire che siamo sulla buona strada".

Stamani all'inaugurazione dell'anno giudiziario a Firenze è intervenuto tra gli altri anche l'avvocato Paparo, presidente del Consiglio degli avvocati di Firenze che ha articolato un passaggio molto duro contro la stampa parlando di "pesantissimi tentativi di condizionare l'autonomia decisionale del giudice" e sottolinea "l'assoluta necessità ed urgenza che questa deriva sia fermata". L'avvocato Paparo, che già aveva definito i giornalisti mestieranti dell'argomento dietrologico, si scaglia contro l'invadenza della stampa e in genere dei media nelle vicende giudiziarie e continua ad accusare i giornalisti che fanno cronaca giudiziaria di interferire sulle decisioni dei giudici.

l'avvocato Paparo oggi invoca "la centralità del dibattimento quale garanzia essenziale per l'attuazione del giusto processo". Ma l'estate scorsa attaccava i giornalisti proprio perché sostenevano la centralità del dibattimento nel caso Forteto e criticavano la ricusazione del presidente del collegio Marco Bouchard, che poi la Cassazione ha annullato. L'intervento di Paparo mescola e confonde l'invadenza mediatica con la cronaca giudiziaria. L'avvocato fiorentino, in una sede solenne come quella della cerimonia per l'apertura dell'anno giudiziario, si permette di dire che bisogna porre fine a un certo tipo di giornalismo, ma resta il dubbio che, dietro al fastidio verso l'invadenza mediatica ci sia il sogno di una giustizia praticata nelle segrete stanze, dove le faccende si spicciano fra avvocati e magistrati, senza che osservatori esterni si azzardino a chiedersi il perché di certe decisioni, di certe inchieste, di certe sentenze.

Quando Paparo parla di "sacrosanto diritto all'informazione" allude a una cronaca giudiziaria che racconti il chi, il quando, il dove, il come, ma non il perché. Non apprezza la critica, non il lavoro di scavo, proprio mentre si discute di una nuova legge sulla diffamazione e alla luce della recentissima sentenza della Cassazione che, ribaltando decine di precedenti pronunce, ritiene arbitraria la pubblicazione virgolettata degli atti non più coperti da segreto, come da anni sostengono e sollecitano gli avvocati.

Che dire poi dell'assunto secondo cui la "deriva mediatica" condizionerebbe le decisioni dei magistrati?

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